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  • Immagine del redattoreLorenzo Pucci

Cina, la rivoluzione di Carta


Concluso il XX Congresso, il presidente Xi è tornato a seguire i dossier internazionali che più preoccupavano Pechino. Taiwan, guerra dei superconduttori, Ucraina e i rapporti con gli Stati Uniti da controbilanciare, hanno tenuto impegnato il governo cinese in queste settimane.

Xi Jinping ha ripreso anche a viaggiare e a partecipare con frequenza ai vari incontri bilaterali che si sono tenuti in questo periodo, primo su tutti il G20 di Bali, dove parrebbe sia partita una azione di distensione tra Washington e Pechino. [1]


Se lo scenario estero sembra essere meno teso rispetto a qualche mese fa, dentro i confini della Grande Muraglia le cose stanno andando diversamente, un fatto inusuale per un Paese che ha fatto della stabilità interna il suo mantra. Lavoratori, studenti e normali cittadini stanno infatti scendendo in piazza per protestare contro Xi Jinping, contro la draconiana politica Zero Covid e contro la mancata tutela dei diritti dei lavoratori.


Le fabbriche: il caso Foxconn

Il web, nelle settimane antecedenti al Congresso, era stato inondato dalle immagini dei lockdown istantanei nei negozi e negli uffici. Questa politica ha costretto tanti lavoratori a restare bloccati per giorni nelle aziende e a lavorare in condizioni igienico sanitarie precarie.

Una situazione esplosiva che, prima o poi, era facile intuire sarebbe sfociata in proteste, come accaduto proprio in questi giorni a Zhengzhou, centro in cui è situato uno dei più grandi stabilimenti della Foxconn. L’azienda fa parte della global chain della Apple e quello di Zhengzhou è l’impianto dove vengono prodotti più iPhone di tutta la Cina.


Lo stabilimento è in lockdown da circa un mese, ma nonostante questo l’azienda ha assunto più di 100.000 persone a causa di una grossa commessa, data la necessità dell’azienda di Cupertino di un alto numero di telefoni, tablet e computer per far fronte al periodo natalizio.

I nuovi lavoratori sono stati assunti anche a causa delle fughe di massa dovute al lockdown imposto alla fabbrica, che nel giro di qualche giorno è diventata una cittadella isolata dal resto del mondo. [2] Gli operai per settimane hanno dovuto lavorare in un contesto igienico sanitario precario, in cui non solo ci sono state difficoltà nel reperire il cibo, ma i lavoratori negativi hanno dovuto continuare a lavorare fianco a fianco a quelli positivi senza le dovute precauzioni. Ai nuovi assunti era stato promesso che avrebbero vissuto e lavorato separati dai lavoratori positivi e con uno stipendio maggiorato a causa del lockdown forzato. [3] Una volta all’interno degli impianti, gli operai si sono però dovuti scontrare con una realtà diversa e questo ha causato una vera e propria sommossa.



La sicurezza: il caso di Ürümqi

Ürümqi è la città principale dello Xinjiang, regione nota per i campi di rieducazione destinati alle persone di etnia uigura. [4]

La città è in regime di lockdown da oltre 100 giorni e la nuova situazione ha cambiato radicalmente la mappa della città. Sbarramenti provvisori e checkpoint sono la norma per le città cinesi sotto il blocco totale studiato dal governo per impedire la diffusione del covid, ma allo stesso tempo possono rappresentare un ostacolo nei momenti di emergenza.

Lo scorso 24 novembre in un edificio residenziale dell’area di Jiangxiang è scoppiato un incendio, nel quale hanno perso la vita circa 9 persone. [5]

La popolazione si è scagliata contro l’amministrazione locale e le misure anticovid a causa di un video che mostra un camion dei vigili del fuoco, arrivato ben tre ore dopo lo scoppio dell’incendio, cercare di domare le fiamme da distanza in quanto l’edificio era situato in una zona confinata.

Questo ha causato prima lo sdegno nei principali social cinesi e poi delle vere e proprie proteste e manifestazioni di dissenso.


Le proteste

Le prime immagini della dura repressione dei manifestanti da parte della polizia hanno spinto gli studenti appartenenti a una dozzina di università a muoversi contro il governo di Xi. A partire da venerdì 25 novembre gli studenti di 12 università cinesi hanno aderito alle proteste attraverso l’attacchinaggio di poster con messaggi anti-governativi e in favore delle vittime di Ürümqi. [7]


Ed è proprio dalle università che è partita quella modalità di protesta nota sul web come l’A4Revolution. I manifestanti stanno dando vita a delle vere e proprie dimostrazioni pacifiche in cui portano con sé solo un foglio A4 bianco.

Una dinamica molto simile a quella osservata in Russia in seguito alle proteste contro l’invasione dell’Ucraina e volta a non far scattare la censura della polizia. [8] In vari atenei cinesi sono comparsi diversi fogli bianchi anche in luoghi simbolici, come accaduto alla statua di Lu Xun, padre della letteratura cinese, all’Accademia cinese delle scienze sociali. [9]


Le proteste si stanno espandendo pian piano a macchia d’olio e non si sa con certezza come reagirà il governo centrale qualora dovessero diventare qualcosa di più grande. Quel che è certo è che la questione interna, come ricordato da Simone Pieranni in un suo ultimo articolo, è intrecciata tra gestione contagi da Covid-19 e andamento economico. [10]


I giovani sono la fascia di popolazione che sta subendo maggiormente la crisi economica a causa dei continui lockdown e dei licenziamenti.

Giovani che non odiano la nazione, ma che semplicemente sono contrari alle scelte prese dal governo a Pechino.


Fonti:

[1] Redazione, After meeting Xi, Biden says there need be no new Cold War, Al Jazeera, 14 novembre 2022, https://www.aljazeera.com/news/

[2] L. Lew, iPhone Factory Worker Walked 25 Miles to Escape Covid Lockdown in China, Bloomberg, 31 ottobre 2022, https://www.bloomberg.com/news/

[3] Redazione, Le proteste nella principale azienda produttrice di iPhone in Cina, Il Post, 23 novembre 2022, https://www.ilpost.it/

[4] Redazione, I lavori forzati nei campi di detenzione dello Xinjiang, Il Post, 9 gennaio 2021, https://www.ilpost.it/

[5] Redazione, Cina. Dopo l'incendio, la protesta scoppia prima sui social poi nelle strade di Urumqi, Rai News, 26 novembre 2022,

[6] Redazione, “Almeno 10 morti in un incendio scoppiato in un edificio a Urumqui, in Cina”, AGI, 26 novembre 2022, https://www.agi.it/estero/news/

[7] Redazione Pechino, Protests erupt across China in unprecedented challenge to Xi Jinping’s zero-Covid policy, CNN, 27 novembre 2022, https://edition.cnn.com/

[8] E. Girotto, Russian police arrest demonstrator protesting with blank sign, The Independent, marzo 2022, https://www.independent.co.uk/tv/news/

[9] Pagina Instagram, chineseuncensored, https://www.instagram.com/p

[10] S. Pieranni, Giovani Cinesi e Disoccupati, L’Espresso, 27 novembre 2022, pp. 32-34


Fonte copertina: Instagram










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