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  • Andrea Cancellieri

Come siamo MESsi?


Lunedì hai sentito alla TV che il Governo ha deciso di togliere il veto alla proposta dell’Eurogruppo di riforma del MES. Hai visto Gualtieri che lo annunciava, Salvini che protestava e il Cavaliere che ritrattava. I social si sono di nuovo spaccati in due: proMES vs noMES con annessi slogan e cori da stadio. Se anche tu vuoi essere parte di questo nuovo agone politico ma soprattutto vuoi saperne un po’ di più del MES così da fare un figurone alla prossima call con i tuoi amici, seguimi in questa avventura alla scoperta del Sacro Graal dell’Eurozona chiamato Fondo Salva Stati o più amichevolmente MES.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità fu istituito con trattato intergovernativo nel luglio 2012 in sostituzione del precedente Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF) creato nel maggio 2010. Come per il suo antenato, funzione fondamentale del MES è quella di concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria agli Stati membri che, pur avendo un debito pubblico sostenibile, si trovano in difficoltà nel finanziarsi sul mercato. Per intuire l’utilità di un simile strumento, basta fare un semplice esempio. Poniamo il caso che lo Stato X appartenente all’area euro e con un alto livello del debito pubblico, subisca uno shock temporaneo della propria economia: una crisi finanziaria, un calo improvviso della produttività, l’invasione degli alieni oppure una pandemia. Tale difficoltà verrebbe percepita dal mercato, costituito da tutti quei soggetti che prestano danaro allo Stato, i quali sarebbero quindi disposti a concedere ulteriori finanziamenti solo a fronte di un maggiore tasso di interesse, per remunerare il maggior rischio di insolvenza. Un aumento dei tassi di interesse aggraverebbe la situazione aumentando il debito (più alti i tassi di interesse = più interessi da pagare) e renderebbe sempre più costoso prendere soldi a prestito, generando una spirale perversa. Il MES interrompe questa trappola mortale finanziando lo Stato a tassi di interesse molto inferiori rispetto a quelli che dovrebbe affrontare sul mercato.

Il Fondo Salva Stati adempie così a quel ruolo di “prestatore di ultima istanza” che per motivi politici la BCE non può svolgere; in sostanza è l’amico di cui tutti abbiamo bisogno ma che non vorremmo mai vedere. La presenza del MES riduce così la probabilità di un Default Sovrano.

Per prevenire fenomeni di rischio morale, ovvero di opportunismo da parte dello Stato finanziato, è però necessario che tale aiuto sia conferito sotto certe condizioni per garantire che siano adottate tutte le misure necessarie a ristabilire la stabilità economica. Aiutati che il MES ti aiuta.

Attraverso le emissioni di titoli a tassi di interesse molto bassi l’Istituzione raccoglie i soldi che poi vengono dati a prestito. Come garanzia per l’emissione di questi titoli, il MES ha a disposizione un capitale versato di circa 80,5 mld e un capitale sottoscritto di 704,8 mld. All’interno del MES le decisioni vengono prese dal “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri dell’eurozona, all’unanimità o con una maggioranza qualificata del 85%. Il peso del voto dei singoli Paesi è dato dall’ammontare del capitale sottoscritto dal Paese stesso. Dopo Germania e Francia, l’Italia è il terzo sottoscrittore e, con oltre il 15% delle quote, ha il diritto di veto.

La riforma, che entrerà in vigore dopo la ratifica di tutti i 19 Stati membri, non tocca quelle linee di credito create nell’aprile 2020 e accessibili a tutti gli Stati senza vincoli purché i fondi siano utilizzati per il finanziamento diretto e indiretto dei costi sanitari legati alla Covid-19 (Pandemic Crisis Support). L’obiettivo è, invece, quello di ridisegnare le modalità di aiuto tradizionali del MES in maniera tale da prevenire le crisi piuttosto che curarle dopo con programmi “lacrime e sangue”, aggiustamenti macroeconomici molto più costosi sotto tutti i punti di vista (vedi Grecia).

L’assistenza finanziaria può avvenire infatti attraverso due strumenti: i prestiti e le linee di credito precauzionali. La riforma insiste sulla seconda tipologia di strumenti che sono utilizzabili nel caso in cui un Paese venga colpito da uno shock temporaneo e voglia evitare di finire sotto lo stress dei mercati. Esistono due tipologie di linee di credito: la linea “semplice” (Precautionary Conditioned Credit Lines - PCCL) e quella “a condizionalità rafforzata” (Enhanced Conditions Credit Lines - ECCL). La prima (PCCL) è riservata a quei Paesi che non presentano squilibri macroeconomici eccessivi o problemi di stabilità finanziaria; parliamo in sostanza di quei Paesi che fanno i compiti a casa (indovina chi non è tra questi?). Con la riforma, chi richiede la PCCL non dovrà più firmare un memorandum di intesa e fare riforme interne, ma siglerà solo una lettera di intenti in cui si impegna a continuare a rispettare i parametri previsti. I Paesi che invece non rispettano i criteri per la PCCL, possono richiedere la ECCL firmando un memorandum d’intesa in cui si impegnano ad adottare le misure necessarie a far fronte alle proprie debolezze ed evitare futuri problemi di accesso al mercato.

In entrambi i casi (ECCL o PCCL) l’accesso alla linea di credito precauzionale pone il Paese sotto una sorveglianza rafforzata da parte della Commissione Europea.

Un secondo ruolo che la riforma assegna al MES è quello di garantire in ultima istanza il Single Resolution Fund (SRF), il Fondo Unico di Risoluzione delle crisi bancarie, un fondo finanziato dalle banche stesse e non dai contribuenti. Esso interviene per risolvere situazioni d’instabilità finanziaria delle banche dell’Eurosistema. Il fondo potrà far ricorso al MES solo in ultima istanza, cioè nel caso in cui le sue risorse siano esaurite. È bene ricordare che la stabilità del sistema finanziario, e in particolare del sistema bancario, è essenziale per un sano e florido sviluppo dell’economia reale. Infatti, senza la concessione di finanziamenti da parte delle banche, le imprese (specie medio-piccole) non potrebbero attuare i propri piani di investimento e sarebbe l’intera economia a risentirne: economia sana in sistema finanziario sano.

La riforma del MES incide anche sul funzionamento delle cosiddette CACs, le clausole di azione collettiva. Queste clausole dal nome alquanto ambiguo e istituite fin dal 2013, sono incorporate all’interno dei Titoli di Stato e permettono di cambiare le condizioni contrattuali a maggioranza. Esse entrano in gioco nel momento in cui un Paese non riesce più far fronte ai propri debiti ed è costretto a chiedere ai propri creditori una rinegoziazione degli stessi. Con la riforma sarebbe sufficiente una sola deliberazione, e non due, da parte dei possessori dei titoli pubblici per modificare i termini e le condizioni di tutte le obbligazioni. Vi starete chiedendo se ciò non possa comportare un incentivo per i Paesi ad indebitarsi maggiormente e non curarsi delle proprie finanze. Tuttavia, bisogna considerare che i veri costi di un default, e quindi i veri disincentivi allo stesso, sono soprattutto le disastrose conseguenze economiche e sociali, Argentina docet. Pertanto, il default nessuno lo vuole, ma tra vedere e non vedere le CACs ce le teniamo.

Nonostante tutti i suoi limiti e difetti, ritengo che il MES sia uno strumento molto importante che permette di affrontare, con un certo margine di sicurezza in più o se volete un certo margine di incertezza in meno, le nuove sfide che la crisi causata dalla pandemia ci pone dinanzi. In tutto il globo il debito sovrano è aumentato, com’è giusto che sia in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Tuttavia, il nostro Paese in virtù dell’enorme debito pubblico che ormai da anni si porta sul groppone, è tra quelli che hanno risentito di più di tale aumento. Momentaneamente la nostra capacità di finanziarci sul mercato non è stata intaccata grazie al massiccio piano di acquisti della BCE, ma ciò non può continuare infinitamente e se le cose dovessero peggiorare avere uno strumento che ci salva dal default non sarebbe male. È come andare sullo skateboard con le protezioni ai gomiti e alla testa: posso fare anche senza, magari neanche mi serviranno, ma se dovessi cadere mi farei meno male.


Fonti:


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