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  • Luca Battani

Condoni, ritardi e censure: le polemiche sul terremoto in Turchia


Con il bilancio delle vittime che assume quotidianamente proporzioni sempre più drammatiche, il sisma che nella notte del 6 febbraio ha colpito Turchia e Siria è destinato ad essere ricordato come una delle peggiori tragedie nella storia dell’umanità.


Un’area di 100 km2 è stata letteralmente rasa al suolo dalla potenza del terremoto di magnitudo 7.8, provocando il crollo di migliaia di edifici e la completa distruzione di alcune città della Turchia meridionale, tra cui Antiochia, Gaziantep, Kharamanmaras e Malatya. Secondo i dati ufficiali, circa 13 milioni di persone sono state colpite direttamente dal sisma, mentre sono ancora decine di migliaia le persone intrappolate sotto le macerie in attesa dei soccorsi, resi complicati dall’entità dei crolli e dalle rigide temperature che hanno caratterizzato le zone coinvolte dal terremoto nei giorni immediatamente successivi all’evento. Lo stesso presidente turco Erdogan, durante una visita nella città di Adiyaman, ha dichiarato che l’elevato numero di edifici coinvolti nei crolli ha determinato il procedere a rilento delle squadre di soccorso, nonostante il numero di persone coinvolte nelle operazioni di ricerca dei superstiti non abbia precedenti nella storia recente.


Ma è proprio la polverizzazione di interi quartieri che in questi giorni ha suscitato grosse polemiche tra la popolazione, in particolar modo riguardo al crollo di edifici di recente costruzione letteralmente spazzati via dalla forza delle scosse. Sono molte le persone che si sono chieste come sia possibile che decine di migliaia di edifici siano potuti crollare o essere gravemente danneggiati in una zona a rischio sismico, nonostante le normative più recenti (2018) in merito alla sicurezza degli edifici prevedessero degli standard di costruzione e rafforzamento delle strutture per sopportare un sisma fino a 8.5 gradi di intensità. In un’intervista rilasciata a “Il Manifesto”, la presidente dell’Unione degli architetti e degli ingegneri turchi di Istanbul, Pelin Pinar Giritioglu, ha fatto il punto sulla situazione della sicurezza degli edifici in Turchia, denunciando le politiche di edilizia pubblica e privata che nel corso degli anni sono state una delle pietre angolari su cui si è basato il consenso dell’AKP, il partito di Erdogan. Nonostante le continue denunce da parte degli esperti del settore – sostiene Giritioglu – il settore dell’edilizia in Turchia è stato caratterizzato da un uso smodato di condoni e sanatorie per la messa in regola di edifici che nel corso degli anni non erano più in linea con gli standard di sicurezza. In cinquant’anni, infatti, sono stati ben 25 i condoni edilizi approvati in Turchia, l’ultimo dei quali nel 2018, anno in cui, paradossalmente, è stata rafforzata la normativa in merito agli standard antisismici da adottare nella costruzione dei nuovi immobili. Il boom economico collegato alla speculazione edilizia è stato un potente strumento per il rafforzamento del potere del governo di Ankara, con una progressiva liberalizzazione del mercato immobiliare che negli anni ha portato a un significativo aumento del tasso di abusivismo in tutto il Paese.


Attraverso un’intesa tra il settore pubblico e quello privato, le città turche sono state caratterizzate da un alto tasso di crescita delle zone edificabili che raramente rispettano le normative di urbanistica vigenti e le valutazioni di rischio esistenti. In questo modo nel corso degli anni sono sorte decine di migliaia di edifici in zone caratterizzate da un alto rischio sismico, nonostante un precedente terremoto (1999) avesse contribuito all’inasprimento delle norme di prevenzione e alla messa in sicurezza degli immobili. Quasi tutti edifici distrutti o danneggiati – conclude Giritioglu – avevano fatto richiesta di condono e usufruito di una delle varie sanatorie promosse dal Governo, portando alla legalizzazione di fatto di quasi 13 milioni di strutture in tutto il Paese.


Il crollo quasi verticale di due edifici ultimati nel 2019 nelle città di Malatya e Antiochia ha acceso una feroce campagna di polemiche contro le politiche di condono adottate dal governo di Erdogan, con la moltiplicazione delle denunce via social e di poche testate giornalistiche indipendenti per il mancato rispetto delle normative vigenti, per la quasi totale assenza dei controlli e per i mancati investimenti di risorse pubbliche nella messa in sicurezza degli immobili. Come riportato dalla BBC, i costruttori dichiararono che gli edifici sopracitati erano stati costruiti nel pieno rispetto delle nuove norme antisismiche ed erano dunque in grado di ammortizzare l’intensità delle scosse del 6 febbraio. Le immagini della pubblicità che definiva l’edificio di Malatya come di prima classe e a prova di qualsiasi terremoto sono circolate rapidamente in rete, facendo da triste contorno alle foto che mostrano il palazzo completamente distrutto dal sisma.


La risposta della macchina della propaganda di Erdogan è stata fulminea e ha portato alla riduzione dell’accessibilità a Twitter, una delle piattaforme su cui si stavano moltiplicando le manifestazioni di dissenso e le denunce nei confronti del Presidente turco, definite dallo stesso Erdogan come azioni di sciacallaggio mediatico nei confronti delle operazioni di soccorso. Il Governo è stato però costretto a tornare quasi immediatamente sui suoi passi (l’accesso è stato ripristinato appena 12 ore dopo), perché la censura social ha scatenato grande indignazione non solo tra gli oppositori interni, ma anche tra le migliaia di soccorritori sopraggiunti da varie nazioni per coadiuvare i soccorritori turchi nelle operazioni di salvataggio. È infatti grazie alle reti sociali che molte persone hanno potuto comunicare con familiari, amici e squadre di soccorso, ed essere dunque individuate sotto le macerie. Il temporaneo blocco di Twitter si è dunque rivelato un clamoroso autogol per Erdogan, che negli ultimi giorni si trova sempre più al centro delle polemiche per l’inadeguatezza dimostrata nella gestione dell’emergenza post-sismica.


Sebbene il Presidente abbia dichiarato a più riprese come la catastrofe sia stata determinata da un imprevedibile evento naturale, l’arresto di più di 100 imprenditori edili operanti nelle province colpite dal sisma avvenuto negli ultimi giorni fa intendere chiaramente a chi verrà attribuita la responsabilità per la distruzione delle vite di decine di cittadini turchi. E a migliaia sono le persone che si trovano ancora sotto i detriti, destinate probabilmente a non essere mai recuperate nonostante i soccorritori continuino ogni giorno a estrarre quasi miracolosamente dei superstiti dalle macerie. La recente denuncia dei pompieri spagnoli della compagnia di Valladolid, secondo cui le autorità turche stanno procedendo a demolire gli edifici nonostante ci siano segnalazioni della possibile presenza di superstiti, non fanno altro che alimentare le polemiche attorno alla figura di Erdogan. Il Presidente, impegnato in una difficile campagna elettorale per l’ennesima riconferma alla guida del Paese, con il voto previsto per il prossimo 14 maggio, ha promesso che in tre mesi verranno ricostruite tutte le zone devastate dal sisma. La speranza è che con una frettolosa ricostruzione vengano sepolte sotto le macerie anche le polemiche sui condoni, sui ritardi e sulla censura che erodono sempre di più le basi del suo consenso. Il rischio che tutto venga presto dimenticato nel nome di un rapido ritorno alla normalità è quindi elevato: le decine di migliaia di vittime di questa immane tragedia rischiano di restare per sempre intrappolate nella politica del business as usual che da ormai vent’anni caratterizza la Repubblica turca.


Fonti:

[1] Armstrong William e Horton Jake, Turkey earthquake: Why did so many buildings collapse?, BBC News, 10 febbraio 2023, https://www.bbc.com/news/

[2] Borges Anelise, Tens of thousands still missing after Monday’s earthquake in Syria and Turkey, Euronews, 13 febbraio 2023, https://www.euronews.com/

[3] Colarusso Gabriella, Il paese dei condoni edilizi. Così il boom di Erdogan ha condannato la Turchia, La Repubblica, 10 febbraio 2023, https://www.repubblica.it/esteri/

[4] Cruciati Chiara, Patto tra capitale e potere: i condoni turchi dietro il disastro, Il Manifesto, 10 febbraio 2023, https://ilmanifesto.it/

[5] Poti Vincenzo, Il presidente Erdogan censura Twitter per evadere le critiche e nascondere i suoi errori, Domani, 9 febbraio 2023, https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/

[6] Redazione, Sisma Turchia-Siria, i vigili del fuoco spagnoli: “Edifici demoliti prima di recuperare i superstiti”, Il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2023, https://www.ilfattoquotidiano.it/

[7] Redazione, Turchia e Siria, i morti sono oltre 22mila. Erdogan ammette le difficoltà nei soccorsi: “Non stanno procedendo come sperato”, Il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2023, https://www.ilfattoquotidiano.it/

[8] Redazione, Il problema dell’incontrollato sviluppo edilizio in Turchia, Il Post, 10 febbraio 2023, https://www.ilpost.it/2023/02/10/

[9] Redazione, Terremoto in Turchia e Siria, 40mila morti. Erdogan fa arrestare più di 100 costruttori, Il Sole 24Ore, 13 febbraio 2023, https://www.ilsole24ore.com/art/


Fonte foto di copertina: Hussein Malla | AP Photo

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