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  • Immagine del redattoreLuca Grimaldi

Ducati, in MotoGP e SBK è dominio rosso


I valori in pista sono chiari: le Ducati sono di un altro pianeta. In MotoGP la classifica è già dominata da Ducati con un buon distacco sugli avversari, mentre in SuperBike il dominio è assoluto. Tanto che in SBK finiscono saltuariamente sul tavolo le proposte di un regolamento che penalizza la V4 (e Alvaro Bautista), come accaduto nell’ultimo weekend a Barcellona, con il V4R che è stato depotenziato di 250 giri motore mentre alle altre case motociclistiche sono stati permessi degli sviluppi. Nonostante ciò, Bautista ha risposto a queste penalità con un tris in terra spagnola: vittoria in gara 1, super pole e gara 2. Sintomo di una qualità superiore rispetto agli altri progetti.


Se il motore della Ducati è causa di dissidi in SBK, in MotoGP, secondo alcuni, il problema è sempre quello delle troppe moto rosse in griglia. In realtà, Ducati dimostra di essere l’unica azienda che affronta le corse come si sono sempre fatte, in un mondo che al contrario sta invece rallentando il proprio passo. Meno rinnovo, minori investimenti, meno competitività da parte di chi vorrebbe contendere il primato delle diverse corse. Le critiche fanno però dimenticare che Ducati non è nemmeno la prima forza mondiale: a esserlo è infatti Honda, la quale zoppica in SBK e in MotoGP, salvo prestazioni eccezionali del pilota otto volte campione del mondo Marc Marquez. La differenza principale con le altre casate è che il marchio di Borgo Panigale è diventato appetibile. A renderlo chiaro è anche il numero di mezzi venduti sul mercato: 61.562 le moto vendute nell’ultimo anno, con un record del fatturato che supera abbondantemente il miliardo. Ma tornando in pista, a dimostrarlo è quanto accade in MotoGP con le otto Desmosedici in griglia: Ducati Lenovo (team ufficiale), Ducati Pramac, Ducati Gresini e per finire il team Vr46 anch’esso fornito dalla casa emiliano-romagnola. Gli ultimi due team citati hanno deciso di debuttare in MotoGp legandosi al marchio di Borgo Panigale, non per una questione di italianità, ma per un'offerta molto appetibile dal punto di vista tecnico e, soprattutto, economico.


La Ducati fa paura ed è forse per questo che guardare al passato diventa più difficile. Ma andrebbe ricordato che nell’ultima gara della 500GP, nel 2001, schierate sulla pista c’erano dieci Honda. Moto interessanti nel rapporto costo/prestazioni, in mano sia a team privati che naturalmente a quelli ufficiali. Qualcosa, dunque, si è fermato, mentre in casa Ducati si è lavorato sotto diversi punti di vista. Anche perché per come è stata capace di rafforzare il brand, Ducati oggi si vende meglio anche agli sponsor rispetto a qualsiasi altra casata. Il problema, dunque, non è Ducati, ma l’incertezza del mondo motociclistico, specialmente delle corse, che frena l’entusiasmo e limita la prospettiva futura. Prospettiva che a Borgo Panigale è tutt'altro che ridotta e lo dimostra la produzione di un prototipo dotato di propulsore elettrico, una creazione che avvicina a un nuovo panorama di sviluppo, con Ducati che parteciperà al campionato mondiale di Moto E come unico costruttore. Ulteriore esempio di evoluzione che consentirà di sviluppare competenze per il proprio futuro e di ideare non solo soluzioni tecnologiche per le competizioni, ma anche novità per le future moto guidate dai semplici appassionati.


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