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  • Immagine del redattoreGiulio Ardenghi

Educazione sessuale e società: intervista a Michela Pia


Quello dell’educazione sessuale è un argomento a dir poco polarizzante, vale a dire un tema su cui la maggior parte delle persone ha opinioni forti. Cosa che, di per sé, non è certo un problema. Quello che preoccupa di più è il fatto che spesso chi eleva l’educazione sessuale a cura per tutti i mali, non meno di chi la considera una mostruosità da evitare come la peste, non ha che una concezione vaga di ciò di cui parla.


Abbiamo voluto parlare di questo e di molto altro con Michela Pia, consulente e divulgatrice molto attiva sui social, che si occupa sia dell’aspetto psicologico della sessualità sia di valutare e criticare alcuni dei preconcetti più diffusi.


Potresti dirci qualche parola su di te, sulla tua attività e sui temi di cui ti occupi?

"Sono cresciuta in una piccola realtà paesana del Sud Sardegna da cui mi sono spostata a 18 anni, dopo il diploma di maturità al Liceo scientifico, per vivere a Cagliari. All’università ho apprezzato ancor di più lo studio, anche perché essendo affascinata dalla mente umana la facoltà scelta, Scienze e Tecniche Psicologiche, è stato un ottimo percorso per approcciarmi alla Psicologia. Qualche aggettivo che mi descrive perfettamente: ambiziosa, attenta, pragmatica, a volte insicura, autocritica e tendente all’essere una workaholic (persona che lavora in continuazione, ndr). È stata la mia capacità di parlare serenamente di sessualità che mi ha portato ad elaborare inizialmente la tesi triennale, e successivamente la magistrale, sulla tematica della sessualità in fase adolescenziale.


La constatazione della mancanza di educazione sessuale ha fatto maturare in me l’idea che potessi occuparmi di questo, partendo con l’unico strumento che avevo a disposizione: Instagram. Ho creato “Cose.psico – supporto al benessere psicosessuale” ad ottobre 2022, una pagina attraverso cui incentivo le persone a conoscersi meglio, a conoscere la diversità e a raggiungere il proprio benessere psicosessuale (la componente «psico» fa riferimento al fatto che mi piace studiare i fenomeni mentali collegati alla sessualità).

In attesa di terminare il Master in consulenza sessuale ed educazione affettiva, faccio divulgazione, sensibilizzazione e prevenzione principalmente su argomenti di cui mi vien richiesto un approfondimento dalla mia community o su tematiche che creano qualche confusione e su cui è bene fare chiarezza".


Ho letto sui social che ti piacerebbe creare una rete di professionisti che si occupano di sessualità dal punto di vista di varie discipline. Come immagini questo tuo progetto?

"Tantissime persone che mi hanno scritto privatamente avevano la necessità di un supporto differente dal mio, quindi ho rimandato loro da altri professionisti come andrologi, sessuologi e psicologi. Però non potevo fare dei nomi, quindi mi sentivo un po’ inutile a dir la verità. Mi son detta: perché non selezionare io stessa dei professionisti a cui affidare le persone che a loro volta si son affidate a me? Mi piacerebbe poter creare una rete che collabora attivamente per migliorare le vite delle persone. C’è tanto lavoro da fare! E per

fortuna direi, perché significa che le persone si stanno accorgendo di quanto anche occuparsi della propria sessualità sia fondamentale. Tra l’altro, grazie alla pandemia, si può sfruttare l’opportunità del lavoro online (almeno per le sedute da uno psicologo o da un sessuologo) offrendo il proprio aiuto anche a chi non si trova Nella città metropolitana di Cagliari".


Parlare di sesso in pubblico è spesso una partita a scacchi. Hai incontrato delle difficoltà quando hai cominciato? E oggi le cose sono cambiate?

"La difficoltà sta ancora nel far riconoscere come occuparsi di sessualità sia un lavoro dignitoso tanto quanto offrire un qualsiasi altro servizio alla persona. Ma sono serena, fino a qualche anno fa incombeva uno stigma enorme anche sulla figura dello psicologo; ora invece sento che le persone ne parlano con meno difficoltà. Come per ogni “rivoluzione” o qualcosa che socialmente non è ben visto, ci vuole del tempo. Da ottobre con la pagina ho voluto “sondare il terreno”. Volevo capire quante persone avrebbero usufruito delle consulenze per parlare dei loro problemi della sfera sessuale individuale e di coppia.

Insieme al tempo bisogna instaurare un legame di fiducia, quindi ho lavorato e lavoro tanto anche su come porgermi davanti ad un pubblico (ignoto perlopiù) per far sì che le persone si sentano serene nel parlarmi della loro intimità, percependomi come un’amica che però i segreti se li porta davvero nella tomba (il segreto professionale di cui mi avvalgo a prescindere per rispetto della vita di ogni persona)".


Che differenze ci sarebbero, secondo te, se al tuo posto ci fosse un uomo?

"Che oltre alle «dick pic» potrebbe anche trovarsi proposte e avance dalle donne. Scherzo! (Ma neanche troppo). Non so se un uomo verrebbe frainteso quanto una donna parlando di sesso, ma so perfettamente (e ho anche letto) che ci sono donne che non eviterebbero di fare delle battute a sfondo sessuale, soprattutto se l’uomo in questione è anche di bella presenza. Seguo altri professionisti su IG che si occupano di sessualità, e ogni tanto mi è

capitato di leggere i commenti sotto i post di un consulente uomo da parte di altri uomini che, con una certa cattiveria, scrivono frasi come “ma almeno te scopi? Con queste tecniche che dici te almeno l’hai soddisfatta la tua donna?”. Insomma, il punto non è essere uomo o donna, ma le persone frustrate, annoiate e piene di rabbia che si sentono tirate in causa sui social (in cui si parla ad un pubblico e i consigli non si danno ad un singolo come se fossimo maestri del buon sesso). Quando si parla di sessualità si toccano delle corde dolenti e gli attacchi li subisce chi ne parla apertamente a prescindere che sia uomo o donna o altro".


C’è qualcosa che il parlare con tante persone della loro vita intima ti ha insegnato sulla società in cui vivi? Pensi che alcune delle problematiche possano sorgere da una radice comune?

"La radice comune in Italia è la cultura, che nel nostro caso ci vuole attivi sessualmente per la procreazione e non prima del matrimonio. Ci dice qualcosa la religione e il fatto che siamo succubi della presenza dello Stato del Vaticano nel nostro territorio? Ebbene, nel 1984, l’accordo politico tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana ha stabilito che il Ministero della pubblica istruzione debba tenere in considerazione l’opinione sfavorevole della Chiesa cattolica, riducendo drasticamente la probabilità di introdurre l’educazione sessuale nei programmi scolastici. Purtroppo rispetto ad altre nazioni l’Italia è fortemente indietro e questo si vede dalla paura che le persone hanno nel chiamare anche solo le cose con il loro nome. Avrò parlato con un migliaio di persone in questi mesi, e la maggior parte sa che usare il preservativo ti protegge dalle gravidanze (perché le malattie sessualmente trasmissibili sono molto sottovalutate). Tutto il resto è letteralmente miti e leggende; le cose che possono sembrare le più ovvie e scontate, per qualcuno non lo sono assolutamente. Un esempio: noi donne fin da piccole sentiamo le nostre mamme nominare la figura del ginecologo, cosa rarissima invece per i maschietti sentir parlare di andrologo. Reputo sia una conoscenza base sapere che esista un medico che si occupa dell’apparato sessuale maschile, eppure tutt’ora quando consiglio una visita mi vien chiesto «ma perché chi è? Cosa fa?»".


Molti parlano della necessità di un’educazione sessuale nelle scuole. Sei d’accordo? Su cosa dovrebbe basarsi l’educazione sessuale nei contesti scolastici?

"Sono d’accordo nel modo più assoluto. Con le ricerche per la tesi triennale, sull’educazione sessuale a scuola, ho scoperto che nei Paesi Bassi l’educazione inizia presso la scuola dell’infanzia, per intenderci. Nel 2010, l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e il BZgA (Centro Federale per l'Educazione alla Salute, autorità federale parte del Ministero Federale della Salute tedesco, ndr) hanno pubblicato il Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa elaborato da un gruppo di esperti europei di educazione sessuale. La base di partenza è stata una concezione olistica dell’educazione sessuale che si focalizza sugli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazioni e fisici della sessualità. È consigliabile introdurre programmi di intervento di educazione sessuale fin dall’infanzia, fungendo da supporto allo

sviluppo, e gradualmente rendendo i preadolescenti, e poi gli adolescenti, più

consapevoli della propria sessualità per poterne godere responsabilmente. Si parla di approcci olistici, che non sono focalizzati esclusivamente sui comportamenti a rischio (evitare gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili), ma riconoscono che l’amore, il piacere, il desiderio, la diversità di genere, i diritti, svolgono un ruolo centrale nella preparazione dei giovani a una vita sicura e appagante. Dalle ricerche emerge anche la necessità da parte dei giovani di sapere come soddisfare il partner".


Molti adolescenti hanno difficoltà a confidarsi sulla loro sessualità in famiglia. Come dovrebbe porsi un genitore per far sì che i propri figli possano fidarsi di lui o lei anche in questo senso?

"Domanda difficile questa. La risposta è scontata in realtà ma non è banale: deve porsi in maniera aperta e non giudicante. Si ha più difficoltà a parlare con i genitori quando sono i primi a sviare l’argomento, a cambiare canale quando in tv compaiono scene di sesso, e quando percepiscono che il figlio ha delle frequentazioni dicono a malapena di usare i preservativi. Alcuni amici maschi mi hanno raccontato che i loro papà hanno acquistato i preservativi e glieli hanno fatti trovare in camera. Lo reputo già un passo avanti, almeno non

c’è indifferenza e lo vedo come un tentativo di supporto verso il figlio nella sua crescita. Mi permetto di dare qualche consiglio ai genitori e futuri genitori: sappiate che ciò che voi pensate, le vostre credenze, le vostre esperienze hanno un’influenza enorme sul vostro modo di porvi e comunicare sulla sessualità. Quindi prendete consapevolezza di come siete senza imporre il vostro modo di agire e pensare, imparando a conoscere anche prospettive diverse dalle vostre. In secondo luogo, prima o poi, e forse al giorno d’oggi direi più prima che poi, i vostri figli si porranno delle domande e inizieranno a sperimentare anche sul proprio corpo. Non abbiate paura, non fateli sentire sbagliati o precoci. Fa parte del gioco e l’auto-esplorazione è fondamentale per un normale sviluppo sessuale. Terzo, mostratevi disponibili a ricevere delle domande, seppur scomode, e quando non siete in grado di fornire delle risposte adeguate potete anche decidere di informarvi insieme. Ma non aspettate che siano loro a far domande, altrimenti potrebbe non accadere mai perché hanno altre fonti. Dare informazioni corrette, e senza fare giri di parole che potrebbero risultare fuorvianti e poco chiari, non è mai sbagliato, a qualsiasi età. Incoraggiateli eventualmente a recarsi presso un consultorio se non ve la sentite.

Infine, non fate distinzioni di genere, non date l’impressione che per un ragazzo sia lecito fare sesso, mentre per le ragazze sia necessario aspettare altrimenti… altrimenti niente, non dite per favore alle vostre figlie che le compagnette più sveglie e che hanno giù avuto rapporti sono delle poco di buono. Insegnate anche a lei a proteggersi, al farsi rispettare e al rispettare l’altro, e che non deve solo stare attenta a non rimanere incinta. Insegnate ai vostri figli la responsabilità delle loro azioni e fornite loro gli strumenti per godersi la sessualità senza terrore. Il sesso è anche gioco, e voi lo sapete".


Se potessi consigliare un libro, un film, un album etc. a chi legge quest’articolo, che opera ti verrebbe in mente?

"Senza dubbio la serie Netflix « Sex Education» e la serie «Big Mouth»per gli adolescenti, per gli adulti invece la serie «Machos Alfa».

Per iniziare a fare educazione sessuale con i più piccoli il libro illustrato «Senza tabù» di Violeta Benini e «Sto crescendo. Programma di educazione sessuale 7-10 anni» di Giommi e per gli adulti «Club Godo. Una cartografia del piacere».



Si ringrazia Pierpaolo Palmas per l'aiuto nell’intervista.




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