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  • Immagine del redattoreMatteo Scarpellini

Gianni Dessì: un’eccellenza sarda conquista la vetta del mondo(ancora una volta)


Se dovessimo cercare di capire cosa significa essere un campione del mondo non servirebbe spostarsi dalla Sardegna, visto che la nostra terra ha la fortuna di accogliere alcuni campioni mondiali e olimpici. Tra questi figura Gianni Dessì, allenatore della nazionale femminile di Tamburello Indoor, con la quale, il 5 febbraio 2023, si è confermato campione del mondo per la quarta volta nella sua carriera. [1]


Gianni è fortemente radicato nel territorio oristanese dove svolge attività legate alle sue passioni sportive: basket, palla tamburello e un campo estivo che intrattiene i ragazzi della provincia con un’esperienza immersiva h24.

La squadra nazionale alla premiazione del mondiale

Io ho avuto la fortuna di fare un’esperienza simile con lui quando ero adolescente: la voglia di coinvolgerci in attività sportive di vario genere era un suo mantra e la sua passione fu per me immediatamente percepibile. Il suo coinvolgimento si è esteso nel corso del tempo ad attività legate al mondo del C.O.N.I. fuori dai confini europei: due progetti conclusi in vari Paesi africani, a Cuba e Dubai, ed un imminente impegno in Perù, progetti in cui il confronto con diverse culture gli ha permesso di imparare e, allo stesso tempo, diffondere la sua allegria e le sue conoscenze.

Ho cercato quindi di porgli qualche domanda che permettesse anche ai profani di questo sport di comprendere meglio lui e questa disciplina, della quale è più che un esperto.


Ciao Gianni, ti piacerebbe introdurci al mondo della Palla Tamburello spiegandoci brevemente come funziona questo sport?

“La Palla Tamburello è uno sport di squadra: avendo solo 3 giocatori in campo e 5 in panchina, è fondamentale essere più una squadra che un gruppo. Si gioca in un campo di 34x15 metri, dove la metà campo è delimitata da una barra alta 5cm con una rete e per mezzo di un tamburello in materiale sintetico si colpisce la palla con l'obiettivo di mandarla da una parte all’altra del campo. Le regole sono le stesse del tennis: medesimo conteggio dei punti ma con la differenza che non c’è doppio vantaggio ma il killer point. Si gioca un solo set, che dura circa un’ora, formato da 13 giochi.”


Com’è nato il tuo amore per questo sport?

“È nato nel 1990, tramite un insegnante di educazione fisica che lavorava a Santa Giusta e cercava dei giovani che intraprendessero questa nuova carriera come allenatori. Io in quel periodo studiavo per prendere il diploma ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica, ndr), lei mi ha contattato, in quanto ero anche l’istruttore di tennis, e da quel momento mi sono appassionato subito. Ho iniziato dei corsi in Veneto e nel corso di due anni abbiamo dato vita alla Polisportiva Aeden, che oggi dopo 33 anni è ancora attiva.”


Un grande orgoglio! Adesso invece come avvicini i giovani a questo sport?

“Adesso è più facile visto che ormai siamo conosciuti nel territorio locale, in particolar modo a Santa Giusta (sede della società, ndr) dove difficilmente il tamburello non è mai entrato in una famiglia. Essendo un paese di 5000 persone è facile che chi ha avuto esperienza con questo sport porti i propri figli ai miei corsi di tamburello. Ci conosciamo direttamente, e per questo è più facile che si fidino di noi, perché sanno che ci occupiamo della formazione completa dei loro bambini. Adesso abbiamo dato vita anche ad un academy con sede a Riola, dalla quale viene proprio una delle ragazze che ho portato al mondiale.”

Gianni Dessì carica le sue ragazze

Riesci quindi ad avvicinare anche ragazzi che non sono del territorio locale?

“Sì, abbiamo ragazzi che vengono a Riola anche da più lontano e noi vorremmo lavorare in più parti della Sardegna, anche perché spesso si gioca fuori, dovuto al fatto che il campionato è nazionale. La fortuna per noi è stata la diffusione dei viaggi low cost, che ci permette di sostenere facilmente questi viaggi nazionali e anche di poterci spostare all’estero. Ad esempio, da poco siamo stati a Barcellona per un’amichevole con ragazzi di 15 anni, in maniera agevole siamo andati il giorno della gara e siamo ritornati il giorno seguente.”


Quindi ti occupi sia del campionato nazionale che della gestione della squadra nazionale?

“Con la Polisportiva Aeden partecipiamo al campionato nazionale di Serie A. Dal 2011 collaboro poi con la federazione italiana, dapprima come tecnico delle giovanili, poi come allenatore della nazionale maschile, con la quale ho vinto un Mondiale ed una Coppa Europa. Ora mi occupo della squadra femminile, in quanto la mia squadra di club è femminile, quindi mi sento più portato ad allenare loro, anche per una questione pratica: ho la possibilità di visionarle durante tutto il campionato e le coppe. Ormai conosco tutte le giocatrici da quando hanno 15 anni.”


E in che modo avvengono le convocazioni?

“Scelgo un gruppo che viene man mano ridotto attraverso anche 5 o 6 stage annuali, che mi permettono di scegliere il gruppo finale di 8 giocatrici. Anche Sacchetti, nel basket, faceva un po’ lo stesso: allenava il Brescia e allo stesso tempo la nazionale. Infatti, nel basket questo è un comportamento maggiormente accettato rispetto ad altri sport. Io ho deluso alcune mie giocatrici del club che si aspettavano una convocazione, ma in certe situazioni è giusto essere oggettivi e non scegliere per simpatia.”


Non è sicuramente facile accontentare tutti.

“È uno dei rischi del mestiere ma fa parte delle mie responsabilità. Quest’anno è andata bene, ma ci sono state alcune chiamate di protesta per le convocazioni, per fortuna poche - ride - e, sempre per fortuna, vinciamo sempre!” - ride ancora.

La concentrazione in primo piano di Gianni Dessì

Ormai dopo aver vinto 4 mondiali sarai considerato un guru. Ma qual è il segreto per eccellere?

“Non ci sono segreti a parte la passione. Ho la fortuna di avere delle atlete molto forti. Quest’anno ho preferito portare quattro delle ragazze più giovani. I giovani d’oggi mi sembrano più preparati di quanto lo fossi io alla loro età, perché hanno degli stimoli che noi non avevamo. Io sono fortunato perché ho a che fare con l’élite della nazionale. In generale mi piace aggiornarmi e “rubare” dagli altri sport.


La tua formazione “polisportiva” è quindi il tuo segreto.

“Sì, andare alla ricerca di nuove idee anche negli altri sport, ci sono sempre dei movimenti e delle dinamiche simili. Io prendo molto dal tennis, ma in generale ci sono delle piccolezze che si possono prendere anche dalle altre

discipline”


Fonti:

[1] Redazione, Tamburello Indoor, L’Italia delle donne è campione del mondo, Terzo Tempo Sport Magazine, 6 febbraio 2023,

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