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  • Immagine del redattorePiero Grimaldi

Golpe in Birmania


Tra la notte del 31 gennaio e la mattina del 1 febbraio, in Myanmar (Birmania), si è svolto un golpe guidato dai Generali dell'esercito birmano e dall’establishment militare che controlla i principali ministeri del Paese.

A seguito di questi eventi sia la televisione nazionale che le principali organizzazioni di controllo hanno riscontrato e fatto sapere di anomalie nella rete internet del Paese, con un crollo del 70%.


Le principali informazioni giunte in Occidente su quello che sta avvenendo in Birmania arrivano dai comunicati dei Generali, che affermano di aver instaurato lo stato d'emergenza nel Paese e di aver arrestato i leader politici appartenenti alla maggioranza LND (Lega Nazionale per la Democrazia), tra cui l’esponete di punta del partito, Aung San Suu Kyi, Presidente della Birmania, ma per motivi costituzionali Consigliere di Stato, e Premio Nobel per la Pace nel 1991.


Molte le analogie tra le battaglie di Nelson Mandela per un Sud Africa libero e democratico e le vicende di Aung San Suu Kyi, come l’utilizzo della non violenza per ottenere i risultati sperati e la privazione della libertà personale. Aung San Suu Kyi, spinta dal desiderio di democrazia per il Paese asiatico, ha vissuto per oltre 15 anni agli arresti domiciliari, fino al 2010, anno in cui fu liberata dagli stessi Generali con cui era contrasto.

Durante gli anni di prigionia, vari Stati e organizzazioni internazionali, ad esempio Amnesty International, hanno fornito appoggio politico e mediatico ad Aung San Suu Kyi, e alla sua lotta per la democrazia.


A partire dal 2010, Aung San Suu Kyi ha cominciato a girare il mondo, facendo così conoscere al mondo intero la sua storia e quella della Birmania, oppressa da quasi 70 anni di dittatura militare e di persecuzioni nei confronti delle minoranze etniche e religiose che vivono nel Paese.

Il 16 giugno 2012 ha ritirato il Premio Nobel per la Pace vinto nel 1991, mentre l’11 novembre del 2015 l’LND ha vinto le prime vere elezioni nella storia del Paese, non considerando come legittime quelle del 1990, vinte sempre dal LND, ma ignorate dalla giunta militare. Il 30 marzo 2016 si insedia al governo insieme ai membri del LND e dei Generali.


Oggi, 1° febbraio 2021, a seguito del colpo di Stato, Aung San Suu Kyi è stata arrestata ed è al momento detenuta in prigione; il golpe è stato promosso dalle forme armate come protesta contro le elezioni avvenute a novembre 2020, da loro considerate fraudolente e vinte dall'LND.

Attualmente l’unico comunicato ufficiale è avvenuto attraverso l'emittente britannica BBC, tramite cui la Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi ha affermato: “Esorto la popolazione a non accettare il golpe, a rispondere e a protestare con tutto il cuore contro il colpo di Stato dei militari”.


Nel mentre i principali partner commerciali del Paese, USA e Cina, si sono mobilitati. Gli Stati Uniti hanno invitato a deporre le armi e a rispettare la decisione democratica che il popolo ha espresso durante le elezioni, mentre la Cina, considerando anche gli importanti accordi economici/diplomatici col Paese per via di un'importante arteria del suo oleodotto, hanno invitato ad un’autonoma distensione delle tensioni.

Al contempo dall’Europa, su Twitter, il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, scrive: ”Siamo uniti nella nostra condanna del colpo di stato e nella nostra richiesta per un immediato rilascio di tutti i detenuti. I risultati elettorali devono essere rispettati e la democrazia restaurata[1], mentre dal profilo della Farnesina, viene rilasciato un comunicato stampa: “L’Italia condanna fermamente l'ondata di arresti in Myanmar e chiede l'immediato rilascio di tutti i leader arrestati. La volontà della popolazione è chiaramente emersa nelle ultime elezioni e va rispettata”.

Per aggiornamenti sul Golpe in Birmania, continuate a seguire Toc Toc Sardegna.


Fonti:

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