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  • Immagine del redattoreEmanuele Orrù

I sardi al Quirinale: Segni e Cossiga


Dall’inizio della Repubblica ad oggi si sono succeduti 12 Presidenti della Repubblica, dal partenopeo Enrico De Nicola all’ormai uscente democristiano Sergio Mattarella.

Due di questi sono nati in Sardegna, Segni e Cossiga.

Entrambi sassaresi, diplomati all’liceo Azuni e tesserati nella Democrazia Cristiana (D.C. o Balena Bianca). Entrambi ricoprirono cariche importante di governo, fino a salire nel colle più alto e importante di Roma: il Quirinale.


Antonio Segni


Antonio Segni, classe 1891, si laureò in giurisprudenza nel 1912 e fu nel consiglio del Partito Popolare Italiano. Dopo l’avvento del fascismo smise temporaneamente la sua attività politica per riattivarsi poi con la caduta del regime tra il 1945 il 1946, quando, dopo la fondazione della D.C., fu eletto all’interno dell’Assemblea Costituente. Il primo grande incarico fu come Ministro dell’agricoltura - in quel momento in Italia erano presenti ancora grandi latifondi in mano a pochi proprietari - e grazie ai fondi del Piano Marshall Segni varò la prima grande riforma agraria con la legge n.841 del 1950 chiamata “Legge Stralcia”. Questa legge aveva come obbiettivo quello di espropriare le grandi proprietà terriere e ridistribuirle ai braccianti, trasformandoli così di fatto in imprenditori agricoli.


Un altro grande atto della sua vita politica fu quello della firma dei Trattati di Roma con cui nel 1957, da Presidente del Consiglio dei ministri, partecipò alla creazione della Comunità Economica Europea, progenitrice di quella che oggi è l’Unione Europea.


Nel 1962 Aldo Moro è a capo della DC. Grazie ad accordi sul candidato da parte della Balena Bianca, Segni diviene il candidato unitario del partito come Presidente della Repubblica. Le posizioni del futuro presidente erano conservatrici, vedeva di buon occhio un accordo con il Partito Socialista Italiano ma tuttavia all’inizio la sua candidatura non riuscì a sfondare. Dopo bene nove chiama, il 6 maggio Segni venne eletto con 443 voti su 842, con i voti del Movimento Sociale Italiano e dei monarchici. Il 7 agosto del 1962, dopo un accesa discussione nel suo studio con il futuro Presidente Saragat (con padre originario di Sanluri) e Moro, il presidente ebbe una trombosi al cervello e fu costretto alle dimissioni da PDR.

Fu nominato Senatore a vita e morì a Roma nel 1972.




Francesco Maurizio Cossiga


Francesco Cossiga, anticomunista militante, classe 1928, si dimostrò da subito un enfant prodige, diplomandosi a 16 anni e a 19 anni e mezzo laureandosi in giurisprudenza. Tra un libro di diritto e l’altro a 17 anni si iscrisse nella D.C. e durante gli anni universitari frequentò la sezione universitaria del partito.

Fu riferimento politico di Gladio, un'organizzazione segreta di cui si venne a sapere solo nel 1990 dopo il Crollo del Muro tramite Andreotti. [1] Questa organizzazione armata aveva il compito di intervenire qualora in Italia ci fosse stato un golpe da parte del PCI. Fu Ministro per la difesa in tre differenti governi e poi Presidente del Consiglio e del Senato: un lungo periodo a cavallo tra gli anni '70 e '80 segnato dagli Anni di Piombo, dal sequestro Moro, che lo portò alle dimissioni da ministro, e dalla contrapposizione tra i due blocchi.


1985, elezione del Presidente della Repubblica. Cossiga fu eletto con un’ampia maggioranza di 751 voti su 977. Una presidenza che arrivava dopo il settennato del Presidente Pertini, non proprio un presidente facile da sostituire. Infatti, i primi cinque anni Cossiga interpretò il suo ruolo con un profilo istituzionale, facendo da arbitro alle questioni istituzionali e modificando vuoti normativi, come la questione dello scioglimento delle Camere e del “semestre bianco”.

Nel 1989 con la caduta il Muro di Berlino, il mondo cambiava, così anche il paradigma interpretativo del ruolo di presidente da parte del sassarese. Dal 1990 Cossiga indossò i panni del “picconatore”, invitò i partiti ad evolversi dopo la caduta del Muro e quindi la fine della contrapposizione tra URSS e Occidente. [2]


Gli ultimi due anni, dal 1990 al 1992, sono ricordati come gli anni in cui il Presidente cambiò radicalmente il mondo di approccio alla presidenza: non era insolito a battute satiriche, e talvolta provocava esponenti politici di rilievo del suo partito e non solo. Nel 1991 la minoranza di governo presentò la richiesta di messa in stato di accusa del Presidente con 29 capi di imputazione, tra cui anche la questione di Gladio scoperta dall’opinione pubblica italiana l’anno prima.

Nel gennaio del 1992 Cossiga uscì dalla D.C., suo storico partito, per poi dimettersi in un memorabile discorso il 25 aprile, data scelta non a caso, due mesi prima della scadenza naturale del suo mandato.

Fu nominato senatore a vita e morì nel 2010.



«C'è chi approverà il mio gesto, c'è chi questo gesto non lo approverà; spero che tutti lo consideriate un gesto onesto di servizio alla Repubblica. [...] Ai giovani io voglio dire però... di amare la Patria, di onorare la nazione, di servire la Repubblica, di credere nella libertà e di credere nel nostro Paese.»

(Francesco Cossiga, dal discorso del 25 aprile 1992)



Fonti:

[2] Da Milano, Romanzo quirinale: I Picconatori, https://open.spotify.com/



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