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  • Alessio Arriu e Lorenzo Pucci

Il DSU dimenticato


“È la situazione presente che rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie per consentire la partecipazione dei giovani alla società del futuro”. [1]

Con queste parole Mario Draghi ha delineato una strada ideale da seguire per poter garantire una ripresa che possa far bene alla nazione intera. Queste parole diventano pesanti nel momento in cui si considera l’attuale situazione, quella in cui ci si sta avviando verso un esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE.

Una situazione che invece è andata esattamente in modo inverso durante questo primo anno di pandemia, durante il quale si è vista molta disorganizzazione nella programmazione di un’attività essenziale come quella dell’istruzione.

Sebbene la situazione sia da intendere come un qualcosa di nuovo per tutti quanti, il mondo studentesco si aspettava delle risposte precise e una pianificazione che permettesse almeno di sapere quando e come si sarebbe potuto riprendere.

Se da un lato sembra che la scuola dell’obbligo sia destinata a una ripartenza graduale, non si può fare lo stesso discorso per le università, le quali sono rimaste incastrate in un circolo vizioso di disorganizzazione e mancanza di comunicazione dei vari livelli della politica. La situazione attuale non è dovuta, infatti, al solo ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, il quale negli ultimi mesi ha subito attacchi e contestazioni da tantissime associazioni studentesche. Il problema va ricercato in una mancata coordinazione tra direttivi degli atenei, Enti regionali per il diritto allo studio e governo centrale.

Come metro di paragone prendiamo la situazione dell’Università degli studi di Cagliari che in questi mesi ha vissuto un periodo di difficoltà.

Il commissariamento dell’Ersu di Cagliari e le conseguenze

L’ERSU (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario) è l’ente che appunto si occupa di garantire i servizi legati al diritto allo studio universitario. Come si può ben immaginare, il lavoro dell’ente in un periodo di crisi come questo assume un ruolo di vitale importanza quindi di fatto si può pensare che un’amministrazione regionale debba non solo garantire un corretto funzionamento dell’ente ma anche potenziarlo vista la situazione di crisi.

All’interno dell’ERSU ci sono diversi organi e tra questi spicca il Consiglio d’Amministrazione. Il Consiglio d’amministrazione dell’Ersu è un organo composto da un presidente, due membri eletti dal consiglio regionale, un membro che rappresenta l’università eletto dal corpo docenti e dai ricercatori e un membro eletto dagli studenti dell’ateneo. Questo organo ha l’importante compito di dare un indirizzo politico-amministrativo all’operato dell’ente e di valutare l’andamento dei vari provvedimenti. [2]

Come detto precedentemente, in un periodo come questo è necessario che tutti gli enti in prima linea nella tutela dei diritti siano potenziati o comunque aggiornati in modo tale da poter continuare a garantire i servizi. Questo però non è successo anzi, mesi fa l’ente è stato commissariato. Commissariare l’ente, in poche parole, vuol dire bloccare la formazione del consiglio d’amministrazione.

Ad oggi il CdA dell’Ersu non si è ancora formato e l’ente è ancora sotto il controllo del dott. Camoglio, incaricato dalla regione di gestire l’ente in qualità di commissario straordinario. Per quanto l’ente sia presidiato da un responsabile, l’assenza di un CdA penalizza l’intero ateneo in quanto le rappresentanze dei docenti e degli studenti non possono collaborare e indirizzare il lavoro dell’ente stesso.

Le proteste studentesche: la mobilitazione

Il Covid-19, come accennato prima, ha messo in difficoltà tutto il sistema del DSU (diritto allo studio universitario) e ha visto delle situazioni molto gravi come quella delle case dello studente.

La quasi totalità dei beneficiari delle case dello studente di Cagliari è stata sfrattata senza ricevere alcun indennizzo che compensasse il periodo nel quale non hanno potuto usufruire dei posti alloggio. L’impassibilità dell’ente ha spinto gli studenti ad agire e alcuni di loro si sono mobilitati spontaneamente; gli studenti delle case dello studente sono stati i primi a mobilitarsi e dalle loro prime proteste è nato un gruppo che si è mosso per ovviare ai problemi che l’ERSU non riusciva a risolvere in maniera efficace. [3]

Il gruppo ha compiuto diverse azioni di protesta nel corso del semestre e una di queste è stata l’occupazione della mensa di via Trentino, dove gli studenti insieme alle rivendicazioni iniziali protestarono per la chiusura della mensa, chiusa durante l’estate nonostante ci fossero studenti Erasmus che alloggiavano nelle varie case. [4] Il tutto si risolse con la riapertura della mensa.


Il gruppo ha messo in atto diverse proteste anche perché i problemi, settimana dopo settimana, aumentavano, come accadde con la borsa di studio disponibile per gli studenti che a causa dell’emergenza Covid non sono riusciti a raggiungere il quantitativo di crediti necessari per l’ottenimento della borsa stessa. Questi studenti sono di fatto entrati in una graduatoria nota come "Linea B" e per circa due mesi hanno rischiato di non avere la prima rata della borsa a causa di una mancanza di fondi. Un altro problema riguarda il mancato supporto ai ragazzi disabili, costretti, a causa della mancanza di un accompagnamento, a rimanere rinchiusi nelle proprie stanze della casa dello studente. [5] Infine il problema del wifi inefficiente nei posti alloggio, che ha costretto gli studenti a sostenere gli esami nei paesi d’origine, in quanto una scarsa connessione nella maggior parte dei casi comprometteva la riuscita dell’esame. [6]

Una delle azioni che ha avuto più successo e sicuramente con più partecipazione è stata quella che riguarda la mensa di via Premuda. La mensa, per decisione dell’azienda Pellegrini, è stata chiusa in quanto non era frequentata in modo tale da giustificarne l’apertura. Chiudere questa mensa però ha fatto sì che le altre due mense, quella di via Trentino e quella di Piazza Michelangelo, fossero sotto una forte pressione. Fuori da queste spesso e volentieri si creava una notevole ressa di studenti, dando vita ad assembramenti. Inoltre, la mensa di Via Premuda garantisce agli studenti della casa dello studente di via Biasi e di tutti quelli che abitano nelle vicinanze, un posto vicino dove andare a consumare un pasto.

Gli studenti della mobilitazione alla luce di questa decisione hanno deciso di occupare la mensa di via Premuda dal momento dell’orario di chiusura fissato per le 14:30 e hanno trasformato la mensa in un’aula studio aperta a tutti gli studenti. [7] Dopo diverse settimane di occupazione, l’azienda ha deciso di fare marcia indietro e ha garantito il servizio di ristoro anche nella mensa di via Premuda.

La mobilitazione in questo periodo ha ottenuto diverse vittorie ma spesso e volentieri l’ente non si è dimostrato comprensivo nei confronti degli studenti. Se a questo aggiungiamo il fatto che per poter risolvere un problema i ragazzi sono obbligati a occupare per diversi giorni una mensa, la situazione ci fa capire la poca attenzione che la politica rivolge agli studenti universitari.


Fonti:

[1] L’affondo di Mario Draghi: “Basta egoismo collettivo, la politica non privi i giovani del futuro”, Fanpage.it, 18 agosto 2020,

[3] mobilitazionestudentes_ca, Come nasce la "Mobilitazione Studentesca Cagliari", Instagram, 19 novembre 2020,

[4] mobilitazionestudentes_ca, Il servizio mensa, Instagram, 19 novembre 2020,

[5] mobilitazionestudentes_ca, La situazione degli studenti disabili dell'Università di Cagliari, Instagram, 17 dicembre 2020,

https://www.instagram.com/p/CI6OXSKKeRx/ [6] mobilitazionestudentes_ca, Borse di studio subito per gli idonei, Instagram, 24 novembre 2020, https://www.instagram.com/p/CH-41qqnRje/ [7] mobilitazionestudentes_ca, Occupazione delle mense, Instagram, 16 gennaio 2021, https://www.instagram.com/p/CKG3Wv5K8a4/


Foto in copertina: Casa dello studente di via Trentino (Fonte: Vistanet.it)

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