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  • Immagine del redattoreLorenzo Pucci

Italia e Guardia Costiera Libica: Un’occasione sprecata


Con la votazione avvenuta al Senato il 4 agosto è stato riapprovato in via definitiva il Piano di finanziamento delle missioni internazionali che include anche il finanziamento, l’assistenza e l’addestramento della Guardia Costiera libica.

Questa decisione aveva causato dello scetticismo già con la prima approvazione avvenuta a luglio e l’obiettivo di questo articolo è quello di spiegare i motivi dietro le proteste verso questa decisione.


Per comprendere meglio la situazione è necessario fare un passo indietro e rivedere la situazione libica nel periodo post-Gheddafi. I fatti in questione sono ancora oggi oggetto di studi e di importanti dibattiti, specie per quanto riguarda l’incremento del fenomeno migratorio proveniente dalle coste libiche. [1]

Storicamente, l’Italia rappresenta per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa una tappa obbligatoria, e a conferma di questo fatto ci sono i dati riguardanti gli sbarchi avvenuti a Lampedusa nel decennio 2001-2011: dei 190.425 migranti sbarcati e richiedenti asilo, circa il 60% proveniva dalle coste libiche. Queste rotte sono gestite da trafficanti di esseri umani, i quali fanno parte di vere e proprie reti criminali. Queste sono talmente estese e redditizie che al loro interno ritroviamo le stesse milizie armate implicate nella Seconda guerra civile libica. [2]


Lo scoppio della Seconda guerra civile libica è infatti il momento che segna una crescita esponenziale del fenomeno. Il fenomeno migratorio in questi anni è stato al centro non solo del dibattito pubblico nazionale, ma ha rappresentato il terreno di scontro principale della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche.

Un politico in particolare nel 2017 cercò di arginare il fenomeno migratorio e fu il Ministro dell’Interno del governo Gentiloni, Marco Minniti, autore del famoso Decreto Minniti. [3] Il Ministro quota Partito Democratico cercò di trovare una soluzione alla situazione libica attraverso il Codice di condotta delle ONG impegnate nelle operazioni di salvataggio in mare e con un accordo con il governo di Tripoli per il finanziamento della Guardia Costiera libica.

Queste misure, per quanto funzionali nella riduzione degli sbarchi sul suolo italiano, furono pesantemente criticate in seguito ai vari report pubblicati da diverse testate giornalistiche internazionali e da Amnesty International riguardo alla presenza di veri e propri lager nei quali i migranti venivano imprigionati e torturati. [4] I membri della Guardia Costiera libica fanno infatti parte delle stesse milizie armate implicate nelle estese reti criminali presenti nella nazione accusati, inoltre, di un uso poco trasparente dei fondi destinati ai salvataggi. [5]

Quindi, non solo viene finanziata una milizia armata che compie delle violazioni dei diritti umani, ma non si permette alle organizzazioni esperte di salvataggio di intervenire nelle acque territoriali libiche.

A bloccare ulteriormente l’operato delle ONG fu la politica anti-migrazioni portata avanti da Matteo Salvini alla guida del Ministero dell’Interno. Con il Decreto Salvini-bis si vietò di fatto alle navi impegnate nelle missioni di salvataggio nel Mediterraneo l’ingresso nei porti italiani, pena multe severe: da 3.500 a 5.500 euro per ogni migrante portato in un porto italiano. [6]


È in questo contesto che la Camera dei Deputati ha votato con un’ampia maggioranza: 361 voti a favore, 34 voti contrari e 22 astenuti.

Non solo non si è tenuto conto del fatto che nonostante il finanziamento la rotta libica sia, ancora oggi, la rotta più letale, con all’attivo 734 morti nei primi sei mesi del 2021, raddoppiati rispetto all’anno precedente e segno di una operatività insufficiente da parte della Guardia Costiera libica, che non fa partire un numero adeguato di missioni di ricerca [7], ma è stata anche ignorata la questione delle carceri per migranti gestite dalla Guardia Costiera libica, all’interno delle quali, secondo l’ISPI, sono ufficialmente presenti più di 6000 migranti. [8]

Va inoltre ricordato che nonostante il susseguirsi dei governi e dei Ministri dell’Interno, in questi anni nessuna forza politica è riuscita a trovare una soluzione adeguata, che almeno di base non implicasse il sostegno a violazioni dei diritti umani.


Fonti:

[1] Leonardo Palma, La caduta di Gheddafi e la frantumazione della Libia, ISPI, 28 giugno 2021, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-caduta-di-gheddafi-e-la-frantumazione-della-libia-30903 [2] S. Colombo, La Crisi libica e il Ruolo dell’Europa, in “Documenti IAI 15/16”, IAI 2015, pp. 7-8

[3] Ministero dell'Interno, È legge il decreto Minniti sul contrasto all'immigrazione illegale, aggiornato all'11 aprile 2018, https://www.interno.gov.it/it/notizie/e-legge-decreto-minniti-sul-contrasto-allimmigrazione-illegale

[4] Amnesty International, Libya's dark web of collusion: abuses against Europe-bound refugees and migrants, 11 dicembre 2017,

https://www.amnesty.org/en/documents/mde19/7561/2017/en/ [5] A. Acito, Osservazioni critiche sul Memorandum d’intesa tra Italia e Libia Realpolitik vs Diritti Umani?, in “OCSM Papers 005/2020”, Osservatorio Sulla Cooperazione e la Sicurezza del Mediterraneo, pp. 2-3 [6] A. Ziniti, Ecco il decreto sicurezza-bis: multe per ogni migrante trasportato e per chi non rispetta le norme Sar, Repubblica, 10 maggio 2017, https://www.repubblica.it/cronaca/2019/05/10/news/ecco_il_decreto_sicurezza-bis_pene_piu_pesanti_per_i_trafficanti_di_uomini_operazioni_sotto_copertura_e_invio_di_militari_-225949764/

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