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  • Immagine del redattoreFrancesco Podda

La vita dimenticata dei giovani nella Pandemia da Covid 19


Si è dibattuto spesso su quale categoria di persone stia maggiormente patendo la pandemia da Covid 19 che imperversa sulle nostre vite da più di un anno a questa parte, e probabilmente trovare una risposta sarebbe troppo difficile – se non impossibile. A modificare le vite dei singoli individui è stato un virus che non guarda a fasce d’età, anche se colpisce in maniera più grave la fascia dei soggetti più fragili – anziani e persone con patologie preesistenti.

Fin qui niente di nuovo: tante ovvietà che abbiamo sentito dire anche troppe volte in tutto questo tempo.


Sarebbe bello forse per i Freudiani (ma non solo) poter entrare all’interno della mente del cittadino medio per analizzare le conseguenze di questa strana ed inedita situazione. Sicuramente non sarebbe facile, ma altrettanto sicuramente verrebbero fuori delle conclusioni non totalmente scontate.


Una testata giornalistica non particolarmente conosciuta a livello generale ma particolarmente conosciuta dagli addetti ai lavori è ‘La Tecnica della Scuola’, giornale che da decenni si occupa di analizzare il mondo scolastico sia dal punto di vista studentesco che dal punto di vista didattico, e se vogliamo a tratti anche dal punto di vista genitoriale. In un articolo dell’8 marzo scorso (a cura di Jessica Saccone) si può leggere una frase che mette i brividi: "La salute mentale è sempre più a rischio fra i ragazzi e sta letteralmente esplodendo il fenomeno dell’autolesionismo".


Per la stragrande maggioranza degli adulti sicuramente questa frase verrà interpretata come una grossa esagerazione. D’altronde come si può chiedere di fermarsi ad analizzare un contesto simile a chi spesso è costretto a lavorare in condizioni totalmente nuove come quelle dello smart working per un numero di ore che spesso ricopre l’intero arco della giornata? Se poi ci si aggiunge che i problemi della vita adulta saranno sicuramente considerati da un adulto decisamente più importanti e degni di considerazione di quelli di un giovane, la frittata è fatta.


La differenza sostanziale a livello pratico tra le difficoltà di un adulto e di un giovane in questo periodo sta però in piccole sfumature che difficilmente si prestano alla lettura del cittadino medio.

La vita dell’adulto è riempita, spesso in maniera piuttosto importante, di nuovi piccoli o grandi problemi: il cambio della modalità o spesso la totale perdita del lavoro, la paura del contagio, la riduzione della socialità che – mi si permetta di dire – in un adulto generalmente è una capacità decisamente più sviluppata rispetto ad un giovane.

Ed è proprio qui, in questo punto, che si gioca la differenza tra un adulto ed un giovane.

Un individuo non nasce con una socialità innata: può nascere con delle capacità di socializzazione, ma la socialità la si sviluppa con la sperimentazione. Se c’è un elemento che per forza di cose è stato bloccato dalla diffusione del virus, questo elemento è – per ovvi motivi – proprio la socialità.

La socialità e la sua sperimentazione sono elementi cardine della vita di un giovane, della sua crescita e del suo sviluppo. Togliere la socialità ha significato e significa per forza di cose togliere a quell’individuo giovane la possibilità di crescere e diventare un individuo adulto. I non giovani – mi si perdoni anche qui il gioco di parole – un tempo sono stati giovani e da tali dovrebbero sapere che la giovinezza è fatta di tante piccole scoperte e di tante piccole delusioni. Se sommassimo tutte assieme le delusioni della nostra giovinezza probabilmente finiremmo per fermarci alla prima di queste e lasciare che tutto scorra senza buttarci a scoprire nuove opportunità.

Ma la vita di un giovane – perlomeno in tempi normali – è un continuo evolversi tra un vortice di nuove opportunità e di nuove scoperte: è esattamente quella la meraviglia dell’essere giovani.


In periodi normali della vita di un giovane se non ne va una giusta c'è la vita che corre e scorre con le sue mille nuove opportunità quotidiane.

In questo momento storico esatto ogni fallimento ed ogni delusione invece risuonano nelle nostre stanze in un eco continuo e infinitamente più forte rispetto al normale, e la mancanza di nuove opportunità fuori dalla porta fa risuonare quell'eco molto a lungo. Troppo a lungo.

È questo, anche e soprattutto, che non aiuta la crescita e lo sviluppo dei giovani individui. E se non esiste una soluzione a tutto ciò, fino a quando questa situazione sarà finalmente rientrata in una situazione epidemiologica perlomeno controllabile, dovremo almeno tenere in conto tutti questi aspetti per investire su di essi tutto ciò che non si è potuto investire in questo periodo storico.


Sarà forse su questo che si dovrà basare la ripartenza: una ripartenza che ci si augura possa non semplicemente essere economica, ma anche sociale e psicologicamente attenta, specialmente per chi ha visto la propria crescita ed il proprio sviluppo umani e psicologici totalmente stravolti.


Fonti:

Jessica Saccone, Covid, i disturbi dei giovani: ansia, solitudine e autolesionismo, La Tecnica della Scuola, 8 marzo 2021,


Fonte copertina: foto di Changbok Ko su Unsplash

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