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  • Immagine del redattoreAlessio Arriu

Maestro d'orchestra

La partita di ieri sera a cui ha assistito mezza Europa ha mostrato due percorsi inversi, di un ciclo che stenta a prendere il decollo come quello del Barcellona, con un Lionel Messi solo contro 21 giocatori, e di un progetto che man mano inizia a prendere forma, di cui a capo vi è un allenatore alle prime armi come Andrea Pirlo che sta dimostrando di saper impartire alla sua squadra la sua visione di gioco, ma analizziamo bene le due facce dell’incontro.


Partendo dal Barcellona, nonostante il cambio di dirigenza da Bartomeu a Tusquets, non vi è stato un cambio di passo della rosa, che dista dodici punti dall’Atletico Madrid in Liga[1], senza un’idea di gioco valida che metta in sinergia i talenti dei singoli. Messi, come sopra citato, ha giocato contro 21 giocatori, perché nonostante il Barca avesse il dominio del possesso palla nell’ultima fase di gioco, non vi è stata una fase offensiva corale, soltanto giocate singole che hanno lasciato il tempo che trovano. Mai come ieri è emersa la posizione fuori luogo del campione argentino, in una società che non lo rappresenta più, in quanto non è più quella di dieci anni fa, dei compagni come Iniesta e Xavi non vi è che una copia sbiadita.


Vi è però una parte positiva, se si guarda dal punto di vista della compagine juventina, con Andrea Pirlo che rappresenta l’inizio di un nuovo progetto che inizia a prendere piede in maniera graduale, con buona pace dei detrattori del bresciano. Con squadre come il Barcellona, che fanno dell’estro tecnico il loro punto di forza, bisogna aggredire il gioco sin dai primi minuti del match, in modo tale da uccidere la partita e amministrare con saggezza i minuti restanti, e in questo la Juventus ha operato in maniera eccellente. Si prenda come esempio l’azione del gol del giovane Mckennie, con Cristiano Ronaldo che si porta via gli inesperti Lenglet e Araujo, concedendo una voragine in area di rigore allo statunitense che segna indisturbato. Una nota di merito va inoltre riconosciuta al trentacinquenne portoghese che ha espugnato l’area di rigore avversaria, giocando di tecnica e di esperienza, con la seconda che è stata utile per procurare il rigore del primo gol. La saggezza tecnico-tattica che il maestro mostrava in campo da giocatore, man mano si sta materializzando anche nella sua prima panchina da allenatore, e nonostante sia soltanto all’inizio della stagione, fa ben sperare i tifosi bianconeri e gli azionisti della società torinese.


Sorge spontaneo chiedersi infine come mai il tecnico bresciano, con lo stesso modulo che utilizza Antonio Conte, riesca a far giocare in maniera ottimale un trequartista come Ramsey, e forse una risposta a questo quesito si può trovare nel diverso approccio che hanno i due allenatori: Pirlo applica sì un modulo nel quale vi è un bisogno di quantità, ma lascia esprimere l’estro tecnico, gestendo i talenti come Ronaldo e Ramsey; Antonio Conte invece esige il comando tecnico della rosa, gestendo i giocatori come se fossero guidati attraverso joypad, ma tutto ciò non fa altro che rendere prevedibile e lenta la manovra e l’idea di gioco della squadra. Detto ciò, ad oggi, considerando che Pirlo ha preso spunto da Conte per il modulo, l’allievo sembra che abbia superato il maestro.



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