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  • Immagine del redattoreMatteo Cardia

Maria Ressa, Dmitry Muratov e la necessità del giornalismo


“Il Norwegian Nobel Committee ha deciso di assegnare il Nobel per la Pace 2021 a Maria Ressa e Dmitry Muratov per il loro sforzo nel salvaguardare la libertà d’espressione, precondizione per la democrazia e per una pace duratura. Ressa e Muratov ricevono il Premio per la loro coraggiosa lotta a favore della libertà d’espressione nelle Filippine e in Russia. Allo stesso tempo, sono i rappresentanti di tutti i giornalisti che combattono per l’affermazione di questo ideale, in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano crescenti condizioni avverse”. [1]


Con queste parole Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato formato da esponenti del Parlamento norvegese, ha annunciato i vincitori di uno dei premi più ambiti al mondo. Le parole e la loro forza sono il motivo per cui Maria Ressa, giornalista filippina, e Dmitry Muratov, editore e cronista russo, hanno potuto sentire pronunciare il loro nome nella sala del Norwegian Nobel Institute di Oslo. Una scelta che conferma per l’ennesima volta l’essenzialità del giornalismo.


L’importanza dei fatti

Maria Ressa è una giornalista investigativa filippina di 58 anni. Per anni alla tv ABS-CBN e alla CNN, oltre che collaboratrice del Wall Street Journal, nel 2012 ha fondato il sito d’informazione Rappler. [2][3]

Nell’arcipelago del Pacifico, bagnato a nord dalle acque di un sempre più importante Mar Cinese Meridionale, internet è diventato fondamentale nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto lo è diventato Facebook. Alla piattaforma è iscritto il 97% dei filippini [4] che usano il social come principale mezzo informativo. Una trasformazione avvenuta nel tempo e che ha intaccato la politica di Manila, cambiata profondamente dall’arrivo di Rodrigo Duterte alla presidenza nel 2016. La sua “Guerra alla droga” è stata il dogma del mandato che si appresta a terminare: una scelta che ha portato alla morte per mano della polizia – dati al gennaio 2020 – di 5601 persone, un numero che sale fino a 29.000 [5] se si contano le indagini aperte su morti solo apparentemente legate alla missione portata avanti dal presidente, già protagonista di simili politiche da sindaco di Davao.


È soprattutto di questi omicidi arbitrari che Maria Ressa e la sua redazione si sono occupati negli anni, senza mai tirarsi indietro nonostante il clima d’odio creato dalla presidenza e diventato virale nei social network. Ridare valore ai fatti per ricostruire la verità: il lavoro della giornalista è innovativo e cruciale nel suo ritorno alle basi della cronaca, a partire dal porsi e dal porre domande, comprendendo e rivendicando il valore del giornalismo nella costruzione di una società ideale. Una scelta di vita che le è costata anche l’arresto per l’accusa pilotata di diffamazione nei confronti di un uomo d’affari filippino e quella di ricevere fondi dall’estero per sostenere Rappler. [6] Non è però servito a fermare la giornalista e i collaboratori del sito, che rimane un punto di riferimento per le Filippine e un esempio di coerenza e trasparenza per tutto il mondo.


Andare avanti, nonostante tutto

Novaya Gazeta è nata nel 1993 in una giovane Russia nata dalle ceneri dell’Unione Sovietica e in piena ricostruzione, sociale oltre che politica.

È in quel periodo che 50 giornalisti della Komsomolskaya Pravda (quotidiano russo a copertura nazionale, ndr) decidono di uscire dal giornale e dare vita a uno totalmente nuovo, chiamato appunto “Nuova Gazzetta”, sostenuto sin dal primo momento anche dall’ultimo segretario del PCUS e Nobel per la Pace Michail Gorbaciov. [7]

Dopo due anni di attività, come caporedattore fu scelto un ancora giovane ma già esperto cronista, Dmitry Muratov. Un ruolo rivelatosi non semplice, mantenuto per 27 anni, lasciato solo per due, nel momento in cui il peso della guida condizionava la vita di tutti i giorni, e ripreso nel 2019.


Negli anni l’obiettivo del quotidiano non è mai cambiato: fare luce dove nessuno provava o poteva farlo, senza temere le ritorsioni del potere politico o militare, mettendo davanti a tutto i fatti e la difesa dei diritti umani.

Novaya Gazeta è diventata nota soprattutto per i lavori durante e a seguito delle due guerre cecene, con il racconto che Muratov aveva deciso di affidare a una delle sue penne più brillanti, quella di Anna Politkovskaja, giornalista uccisa nel 2006 a Mosca per le sue inchieste. [8] Altri cinque giornalisti del giornale sono stati uccisi tra il 2000 e il 2021. È a tutti loro che il caporedattore ha dedicato il premio assegnatogli, arrivato il giorno dopo il quindicesimo anniversario dall’assassinio della Politkovskaja:

“Vi dirò questo: non è merito mio. È Novaya Gazeta.

Sono quelli che sono morti difendendo il diritto delle persone alla libertà di parola. Siccome loro non sono con noi, probabilmente hanno deciso che sia io a dirlo a tutti". [9]


Nonostante il dolore e le difficoltà Muratov non ha mai deciso di cambiare la linea editoriale del giornale. Una scelta di vita, di cui non si è mai pentito.

La condizione dei giornalisti nel mondo è sempre più difficile, anche nei Paesi che fanno parte del cosiddetto mondo libero. L’Italia ne è un esempio: sono 27 i giornalisti sotto scorta, innumerevoli poi le vessazioni continue via social, aumentate del 54% nel periodo della pandemia. [10] Nel 2021, secondo i numeri registrati da Reporters Sans Frontières, sono stati 24 i giornalisti uccisi, 447 quelli incarcerati. Con loro hanno perso la vita anche 4 collaboratori e ne sono stati arrestati altri 13. [11] Numeri che raccontano solo una parte delle situazioni che i cronisti di ogni genere vivono sulla propria pelle da anni.


Anche per questo, il Premio Nobel per la Pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov è un segnale importante, per chi sostiene il lavoro giornalistico e anche per chi lo contrasta: perché il mestiere giornalistico, fin quando la verità sarà un bisogno vitale dell’uomo, non potrà avere mai fine.

Fonti:

[1] The Nobel Peace Prize 2021, NobelPrize.org, Nobel Prize Outreach AB 2021, 10 ottobre 2021, https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2021/press-release/

[2] Wikipedia, Maria Ressa, ultimo aggiornamento 10 ottobre 2021, https://en.wikipedia.org/wiki/Maria_Ressa

[4] Francesca Mannocchi, Nobel per la pace alla giornalista Maria Ressa: «La mia guerra per la verità contro le menzogne su Facebook, L’Espresso, 27 dicembre 2018 – aggiornato l’8 ottobre 2021, https://espresso.repubblica.it/attualita/2018/12/27/news/maria-ressa-la-mia-guerra-per-la-verita-contro-le-menzogne-su-facebook-285326980/

[5] Situation of human rights in the Philippines, Annual report of the United Nations High Commissioner for Human Rights and reports of the Office of the High Commissioner and the Secretary-General, 29 giugno 2020, https://ohchr.org/Documents/Countries/PH/Philippines-HRC44-AEV.pdf

[6] Redazione, Maria Ressa: Philippine journalist is arrested again, BBC, 29 marzo 2019, https://www.bbc.com/news/world-asia-47742641

[7] Fabrizio Dragosei, Chi è Dmitry Muratov, il giornalista russo premio Nobel per la pace 2021, Corriere della Sera, 8 ottobre 2021, https://www.corriere.it/esteri/21_ottobre_08/dmitry-muratov-chi-giornalista-premio-nobel-pace-2021-3bfe29be-2818-11ec-8a6d-f17b9efd9487.shtml?refresh_ce

[8] Ilya Yablokov, Nobel peace prize: how Dmitry Muratov built Russia’s ‘bravest’ newspaper, Novaya Gazeta, The Conversation, 8 ottobre 2021, https://theconversation.com/nobel-peace-prize-how-dmitry-muratov-built-russias-bravest-newspaper-novaya-gazeta-169560

[9] Redazione, Muratov,'il Nobel è per Novaya Gazeta e giornalisti uccisi', ANSA, 8 ottobre 2021, https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa

[10] Redazione, Giulietti, su minacce a giornalisti clima che non mi piace, ANSA, 17 settembre 2021, https://www.ansa.it/umbria/notizie/2021/09/17/

[11] Reporters Sans Frontières, Violations of press freedom barometer, dato aggiornato al 12 ottobre 2021, https://rsf.org/en/barometer

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