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  • Immagine del redattoreVictoria Atzori

Sarah Everard: una realtà non troppo lontana dai nostri occhi


Lo scorso 3 marzo, Sarah Everard verso le 21, dopo aver trascorso la serata a casa di un amico in un quartiere al sud di Londra, ha deciso di incamminarsi verso casa.

Ha intrapreso una strada più lunga ma più illuminata, mentre stava al telefono con il fidanzato che le teneva compagnia durante il tragitto.


In realtà, Sarah a casa non ci è mai arrivata e il compagno ha deciso di denunciare la sua scomparsa. Sono state perquisite oltre 750 abitazioni, ma di Sarah nemmeno l'ombra.

Il 9 marzo è stato arrestato, in quanto sospettato, Wayne Couzens, agente di polizia del Comando di protezione parlamentare e diplomatica. Dopo giorni e giorni di ricerche, sono stati ritrovati i resti del corpo della ragazza in un bosco del Kent, non troppo lontano dalla casa del poliziotto arrestato qualche giorno prima.

Da qui, la drastica scoperta: Sarah è stata uccisa da chi, in realtà, aveva il dovere di proteggerla.


Il 13 marzo, in occasione di una veglia, a Clapham Common si sono riunite centinaia di persone e alcuni movimenti femministi. La veglia che aveva l'obiettivo di richiedere più sicurezza per le donne è, però, stata interrotta dalla polizia che ha fatto in modo di disperdere la folla, talvolta utilizzando metodi violenti.

È terminata con l'arresto di 4 donne accusate di non aver rispettato le norme anti-covid. Non pochi video diffusi sui social confermano che una veglia pacifica è stata interrotta con metodi violenti.


Parecchie persone illustri hanno mostrato il loro sgomento di fronte alla visione di queste immagini e tra queste vi è anche il sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha twittato:

"La polizia ha la responsabilità di far rispettare le norme sul Covid ma dalle immagini che ho visto è evidente che la risposta è stata a volte inopportuna e sproporzionata".


C'è anche chi l'ha definita violenza nella violenza. Insomma, si tratta di una vicenda che ha destato non poco scalpore.


L'omicidio di Sarah Everard è diventato in breve tempo un caso discusso in tutto il molto. È un episodio che ha messo in luce le paure che affliggono tantissime donne.

Provate a chiedere alle vostre conoscenti se si sentono al sicuro quando percorrono una strada da sole al buio, se si sentono al sicuro quando nel loro stesso marciapiede vi è un uomo.

Provate a chiedere alle donne se sentono di vivere in una società sicura.


La polizia stessa, dopo la scomparsa di Sarah, ha esortato le donne a non uscire da sole la sera; come se la diminuzione di abusi e molestie potesse dipendere dalla limitazione della loro libertà.

Educare le donne a evitare di frequentare determinati luoghi da sole, non potrà mai essere la soluzione al problema.

Chiediamo alle donne di "non fare", come se la responsabilità di un possibile abuso fosse la loro.


Nella società odierna, ormai, è normalizzato il fatto che una donna viva nella costante paura di camminare da sola al buio o di incontrare l'uomo "sbagliato".

Nel ventunesimo secolo le donne devono lottare per risolvere un problema che per gli uomini può apparire quasi scontato.

È stata messa in evidenza la necessità di educare tutti gli uomini, anche quelli che dicono "io non lo farei mai". Si insegna alle donne come difendersi dagli uomini, ma perché invece non si insegna agli uomini come far sentire al sicuro una donna?


La violenza sulle donne appare ancora un tema troppo lontano dalla nostra quotidianità. Eppure le statistiche confermano tutto il contrario.

Il The Guardian, quotidiano britannico, ha reso noto che il 97% delle donne anglosassoni ha subito molestie almeno una volta nella vita.

L'Italia non è messa molto meglio: nel 2020 l'incidenza delle donne nel totale degli omicidi è stata del 40,6%, la più alta di sempre; il 36% delle donne italiane non esce la sera per paura, contro l'8,5% degli uomini.

Secondo uno studio avviato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con alcuni partner delle Nazioni Unite, una donna su tre è stata aggredita sessualmente o fisicamente. Dati statistici troppo sconcertanti per poter continuare a sentire questo problema lontano da noi.


Non sono solo le strade percorse al buio i luoghi in cui le donne subiscono violenza; anzi, molto spesso, il pericolo più grande lo si vive all'interno delle mura domestiche. Ebbene sì, proprio in quel luogo in cui dovrebbero sentirsi al sicuro.

Quel luogo che al termine di una giornata lavorativa dovrebbe essere occasione di relax, diventa invece il luogo in cui le donne subiscono violenze inaudite da parte dei propri partner, conoscenti, familiari. Difficile da accettare, ma sempre più spesso le donne subiscono abusi da parte di quelle persone che amano.

Per tale motivo è stato elaborato un gesto per chiedere sostegno nel caso in cui si subisca violenza domestica: consiste nell'aprire la mano con il pollice sul palmo e chiudere più volte le dita sul pollice. L'unica cosa che viene chiesta di fare nel caso in cui si veda una donna compiere tale gesto è allertare subito le forze dell'ordine.

Spesso le donne, per chiedere aiuto, chiamano la polizia fingendo di ordinare una pizza. Si tratta di piccoli segnali che, se compresi, potrebbero salvare la vita di molte donne.


Finché queste problematiche non verranno sradicate alla base, incontreremo sempre donne che fingono di stare al telefono per paura; donne che prima di uscire di casa hanno indossato un pantalone, piuttosto che una gonna, per sentirsi al sicuro.


È vero che non tutti gli uomini sono violenti, ma sino a quando la forma mentis all'interno della nostra società non cambierà, incroceremo sempre lo sguardo impaurito delle donne.


Fonti:

[1] Giulia Siviero, Il femminicidio di Sarah Everard è diventato un caso, il Post, 19 marzo 2021, https://www.ilpost.it/2021/03/19/sarah-everard-femminicidio-londra/

[2] Alexandra Topping, Four-fifths of young women in the UK have been sexually harassed, survey finds, The Guardian, 10 marzo 2021,

[3] Il gesto per chiedere sostegno quando si subisce violenza domestica, il Post, 17 marzo 2021, https://www.ilpost.it/2021/03/17/gesto-violenza-domestica/

[4] Nel corso della sua vita, 1 donna su 5 è stata aggredita sessualmente o fisicamente dal proprio partner, The Vision, 10 marzo 2021,


Fonte copertina: Instagram Viceitaly

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