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  • Paolo Falqui

Un Fantasy game per risollevare il Festival


Una delle cose che mi colpì la prima volta in Spagna fu che non avevano la minima idea di cosa fosse il Fantacalcio, neanche persone che il calcio lo seguivano assiduamente. Se ci pensiamo, al contrario in Italia il Fantacalcio (e i suoi derivati) sono un fenomeno di massa, cosi potente da riuscire a cambiare le sorti del Festival di Sanremo.

Il Festival, che conta 73 edizioni, per tornare popolare si è appoggiato, anche intelligentemente, sul fenomeno FantaSanremo, che conta per l’edizione 2023 un milione e mezzo di iscritti. Ma come può un semplice gioco, tra l’altro sviluppato indipendentemente e senza grandi premi, contribuire alla rinascita di una vera e propria istituzione come è il Festival di Sanremo in Italia?


Per capire le ragioni e i meccanismi dietro al successo del FantaSanremo (e più in generale dei fantasy game) risulta utile tornare al capostipite, che in sé ne racchiude tutte le caratteristiche archetipiche: il Fantacalcio. Un fantasy game da 6 milioni di giocatori stimati (più persino di chi il calcio lo pratica) e parte fondamentale del sistema calcio italiano, come evidenziano le numerose interviste a calciatori che ne parlano; capostipite dei fantasy game in Italia, da cui poi hanno preso spunto fantasy game legati da altri sport (dal basket al ciclismo), a eventi (FantaSanremo ma non solo) oppure puramente goliardici (dove se non in Italia poteva nascere il Fantamorto?).


Il primo ingrediente del successo di tutti i fantasy game è proprio il funzionamento elementare e applicabile a tutti gli aspetti della vita umana: sostanzialmente si forma una squadra e secondo quello che succede vengono assegnati dei bonus o dei malus; chi ottiene più punti vince. È un meccanismo così facile e replicabile che se volessi fare un fantasy game su una notte in discoteca con un gruppo di amici potrei farlo: semplice da comprendere per chi gioca, facile da seguire e che crea “dipendenza” per il sistema di somma giorno dopo giorno.

La questione “dipendenza” è un altro punto importante del gioco: in teoria (e in alcuni casi anche nella pratica) il fantasy game si configura sostanzialmente come un gioco d’azzardo, una evoluzione della scommessa. Aldilà della presenza o meno di un premio, l’aspetto della scommessa su cosa succederà (quale giocatore segnerà? Quale cantante vincerà Sanremo?) costruisce aspettativa sull’evento e mantiene i giocatori legati ad essi, proprio come nei giochi d’azzardo classici.

Inoltre esso favorisce, trovandosi tutti a scommettere sullo stesso evento, la competizione, altro punto di forza dei fantasy game. In particolare, viene mutuato dal Fantacalcio lo stratagemma delle leghe di amici, ovvero competizioni private nelle quali gruppi di persone (spesso amici o conoscenti) competono tra di loro: questo conduce a un coinvolgimento emotivo dei partecipanti, che quindi saranno più attratti dal gioco e dalla competizione stessa.


Le leghe di amici implicano, sempre a proposito della dimensione emotiva, la condivisione dell’evento; a differenza delle interazioni sui social network, e penso in particolare a Twitter o ai meme, che rendono possibile la condivisione con l’outgroup, le leghe di un fantasy game stimolano la condivisione dell’evento all’interno del proprio ingroup, stimolando cosi tutta una serie di emozioni legate alla creazione dei ricordi condivisi, sostanzialmente quello che succede attraverso le esperienze vissute insieme dal gruppo. Questo porta a un compattamento del gruppo, ma anche alla trasformazione dell’evento protagonista (e, in questo caso, pietra angolare dell’occasione di interazione) da evento estraneo al gruppo a evento interno al gruppo, e quindi i membri da semplici spettatori e commentatori dell’evento a partecipanti e creatori di esso: il fantasy game diventa così un meta-evento, con una propria vita e narrazione, i cui protagonisti si troveranno spinti a proseguire nella fruizione dell’evento reale per continuare a scrivere la storia dell’evento particolare.


L’impatto del FantaSanremo sul Festival negli ultimi due anni è stato decisamente enorme: gli artisti si sono prestati al gioco, anche per ingraziarsi potenziali votanti, innescando una mutua influenza tra evento reale e meta-evento che ha giovato ad entrambi; le potenzialità che ha un gioco che stimola “dipendenza” e condivisione per un Festival sono immense, e hanno avvicinato la fascia giovane, più avvezza ai fantasy game, che la Rai cercava da tempo di attrarre attraverso cantanti più seguiti a livello giovanile. Il risultato è stato un successo, sia nella realtà che nella fantasia.

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