top of page
  • Davide Casula

Abbandonare la propria terra


È difficile descrivere a parole ciò che sta passando in questo momento la popolazione ucraina, solamente le persone che hanno provato la guerra sulla propria pelle possono immedesimarsi nelle condizioni in cui versano.

Una guerra lampo. È così che sicuramente si aspettava che andasse a finire il presidente russo Vladimir Putin, convinto che il Paese capitolasse in pochi giorni, sottovalutando del tutto la forza e la resistenza dell’Ucraina.

Purtroppo, come sempre accade, durante i conflitti sono i civili che pagano, a loro malgrado, il prezzo più alto; perdendo tutto ciò che hanno di più caro al mondo: la propria casa, madri, padri, figli, nonni, fratelli e sorelle.


Siamo sicuramente dinanzi all’ora più buia. Il cuore dell’Europa è stato colpito.

Una delle immagini simbolo di questa guerra è la lunghissima coda di macchine incolonnate verso l’autostrada a Kiev il primo giorno dell’attacco. Tanti cittadini in preda al panico hanno caricato tutto ciò che potevano all’interno dei propri veicoli, racchiudendo la loro vita in una semplice valigia e allontanandosi il più in fretta possibile.

Una delle conseguenze principali è stato il grande afflusso verso gli stati limitrofi (Polonia, Ungheria, Moldavia, Slovacchia e Romania) per fuggire dalle bombe russe. Numeri alla mano dall’inizio del conflitto, secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, “In soli sette giorni, un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina, sradicate da questa guerra insensata”, aggiungendo inoltre: “Ho lavorato nelle emergenze dei rifugiati per quasi 40 anni, e raramente ho visto un esodo così rapido come questo”. [1] Dunque, cifre destinate ad aumentare velocemente.


Non c’è alcun dubbio che ci troviamo davanti ad una grande crisi umanitaria che metterà a dura prova l’intera macchina dell’accoglienza europea.

Gli sfollati giungono alle frontiere stremati, i loro sguardi sono emblematici. Dopo un lunghissimo viaggio a bordo di pullman o auto, pazientando dinanzi a code chilometriche, finalmente riescono ad entrare in uno dei Paesi confinanti: esausti ma al contempo felici di avercela fatta. I bimbi con i loro pupazzi accennano un sorriso rendendo più luminosi questi giorni tristi.

I fatti brutali di questa settimana hanno evidenziato anche la solidarietà tra esseri umani. Infatti, in numerosi si sono mobilitati ai valichi di frontiera, fornendo viveri e beni di prima necessità ai rifugiati: sia a coloro entrati nel Paese che a coloro ancora in attesa di passare il varco. Sono stati allestite anche alcune tende di primo soccorso, alcune dotate del riscaldamento, per ospitare temporaneamente i civili, donando loro un piccolo riparo dopo lunghe notti al gelo.

Per lo più lasciano il paese donne e bambini perché agli uomini compresi tra i 18 ed i 60 anni non è consentito abbandonare l’Ucraina in quanto chiamati alle armi.


L’Unione Europea si trova davanti ad una delle sfide più importanti degli ultimi anni. Dal punto di vista dell’accoglienza sta ponendo in atto alcune misure importanti che possano aiutare i rifugiati e gli stessi Paesi in prima linea, quelli più prossimi all’Ucraina.

La Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha dichiarato: “L'Europa è al fianco di coloro che hanno bisogno di protezione. Tutti coloro che fuggono dalle bombe di Putin sono i benvenuti in Europa. Offriremo protezione a chi cerca riparo e aiuteremo chi cerca un modo sicuro per tornare a casa". [2]

La stessa Commissione Europea e gli Stati membri nelle ore precedenti hanno trovato un’intesa circa l’attivazione della direttiva riguardante la protezione temporanea degli sfollati, prevista dinanzi ad un imponente afflusso di civili. Ciò consentirebbe ai rifugiati di saltare le classiche procedure burocratiche, garantendo a questi ultimi l’opportunità di poter soggiornare per 1 anno, prorogabile ad un massimo di due. Così facendo durante tale periodo possono stabilizzarsi temporaneamente e reperire forme di sostentamento.


A livello nazionale, per quanto concerne i cittadini provenienti da Paesi terzi con un permesso di soggiorno di lunga durata nel Paese, spetterà ai vari stati membri decidere se applicare la protezione temporanea oppure una normativa nazionale.

In Italia il 28 febbraio il Consiglio dei Ministri, tra le varie misure per aiutare l’Ucraina, ha decretato lo stato di emergenza umanitaria fino al 31 dicembre. È stata aumentata di 10 milioni la dotazione del Fondo per le emergenze e ha dato il via libera all'incremento di 13 mila posti nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e di altri 3 mila nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). Quest’ultima prevede un'accoglienza diffusa in strutture di piccole dimensioni o presso famiglie e servizi di secondo livello per tutti i titolari di protezione internazionale, vale a dire, oltre all'assistenza sanitaria e sociale, la scuola per i più piccoli e i corsi di lingua, anche formazione professionale e corsi di orientamento al lavoro con l'obiettivo di rendere più concreta l'integrazione. [3]


Occorre sottolineare come ci sia anche una direzione opposta. Infatti, sono in tanti gli ucraini o altri cittadini europei che compiono il percorso inverso recandosi in Ucraina. Alcuni fanno ritorno per trarre in salvo alcuni parenti rimasti nel Paese; altri tornano nella propria terra per combattere e difenderla al costo di donare la propria vita; altri ancora invece hanno risposto all’appello di Zelenskyj di unirsi alle cosiddette “Brigate Internazionali” per respingere l’invasione russa e difendere la democrazia.


Purtroppo, ci sono da sottolineare alcune note dolenti. Infatti, numerose sono le testimonianze che giungono dall’Ucraina riguardo alcuni episodi di razzismo durante le fasi di abbandono del Paese. Le stesse comunità straniere presenti hanno denunciato tale situazione, affermando come per loro sia maggiormente difficile andar via. Questi sono alcuni fatti riportati:

“Siamo alla frontiera ucraino-polacca, polizia ed esercito si rifiutano di far passare gli africani. Lasciano superare il confine solo agli ucraini. Qualcuno di noi ha dormito qui anche due notti, altri sono tornati a Leopoli. Dove c'è l'università nazionale, da cui gli studenti africani erano scappati”.

“La giornalista della Bbc, Stephanie Hegarty, ha scritto ancora che un universitario nigeriano (studente di Medicina) ha dovuto aspettare sette ore alla frontiera di Medyka, confine sud della Polonia, perché la polizia "fermava le persone nere". Gli avrebbero detto: "Gli ucraini passano prima". [4]


Siamo giunti forse all’atto più folle della questione Ucraina e disgraziatamente non sappiamo ancora quanti giorni ancora durerà la guerra, augurandoci il più velocemente possibile il cessate il fuoco.

Ma ciò che sappiamo con certezza sono le storie ed i volti di coloro che sono stati costretti ad abbandonare la propria terra con la speranza un giorno di potervi far ritorno e di chi invece è rimasto là a combattere.


Fonti: [1] UNHCR, 1 milione di rifugiati sono fuggiti dall’Ucraina in una settimana, 3 marzo 2022, https://www.unhcr.org/it/notizie-storie/comunicati-stampa/ [2] Redazione, Ue chiede di attivare protezione temporanea per ucraini, Redazione ANSA, 2 marzo 2022, https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ [3] Redazione, Guerra in Ucraina, Italia dichiara lo stato di emergenza “umanitaria”: in cosa consiste, Skytg24, 1 marzo 2022, https://tg24.sky.it/ [4] S. Giuffrida e C. Zunino, Ucraina, i neri denunciano: "Discriminati in patria e alle frontiere", Repubblica, 28 febbraio 2022 https://www.repubblica.it/esteri/2022/02/28/news/guerra_in_ucraina_i_neri_denunciano_discriminati_in_patria_e_alle_frontiere-339709597/


Fonte copertina: Open

bottom of page