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  • Immagine del redattoreLorenzo Pucci

Allargamento BRICS: alleanza anti-G7?


Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica

Un gruppo di nazioni che da economie emergenti potrebbero diventare un gruppo di interesse in grado di scuotere gli equilibri internazionali

Non è semplice definire i BRICS e quello che fanno.

Non sono un’alleanza, ma dei Paesi con degli obiettivi comuni e con la necessità di ridisegnare l’intero assetto delle relazioni internazionali. E la notizia dell’allargamento delle nazioni aderenti a questa visione è in crescita.

Il summit di Johannesburg, svolto tra il 22 e il 23 agosto, rappresenta sicuramente un punto di svolta per queste nazioni e un monito per tutto l’Occidente.


Cosa sono i BRICS?

Nel 2001 l’analista della Goldman Sachs Jim O’Neill redige un report dal titolo “Building Better Global Economic BRICs". [1] Si parla delle nazioni considerate economie emergenti che nel giro di qualche decennio avranno la forza di sconvolgere i mercati globali: Brasile, Russia, India e Cina.

Per O’Neill era necessario che il G7 si riformasse per poter permettere a queste nazioni di entrare, al fine di investire in queste economie emergenti.

Uno scenario che non si realizzò.


Già nel 2002 ci fu una promozione della cooperazione tra Cina, Russia e India.

Questo triangolo asiatico si rivelò insufficiente per l’espansione di influenza del gruppo e si decise di inserire il Brasile, all’epoca quarta potenza del continente indio-latino, e il Sudafrica, su esplicita richiesta della Repubblica Popolare Cinese che in quegli anni iniziava un processo di penetrazione economico-diplomatico nel continente africano.


Ufficialmente, il gruppo si riunisce la prima volta il 20 settembre 2006, ai margini di una sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Il primo summit ufficiale però si svolge a Ekaterinburg il 16 giugno 2009, durante il quale viene redatta una dichiarazione comune dei partecipanti.

L’obiettivo di questi Paesi non è solo quello di “proteggere gli interessi comuni delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo, ma, allo stesso tempo, di costruire un mondo dove regni una pace duratura e una prosperità comune.[2]

Non è un caso se la struttura principale affiliata ai BRICS sia la New Devolepment Bank, annunciata nel 2013 con l’obiettivo di sostenere gli investimenti dei Paesi interessati e, allo stesso tempo, fare da controparte ai player internazionali del settore come la World Bank o l’International Monetary Fund. [3]


I Paesi BRICS, tuttavia, sono ancora molto lontani dall’essere definiti un’alleanza. I singoli interessi nazionali hanno sempre prevalso all’interno di questo gruppo, al punto dal rallentare le azioni congiunte. Un esempio riguarda sempre la New Development Bank, annunciata trionfalmente nel 2013 ed entrata in funzione diversi anni dopo a causa delle discussioni sulla sede e sulla nazionalità delle figure apicali. Anche sul piano politico ci sono delle problematiche che riguardano le dispute territoriali sui confini, come nel caso dell’Aksai Chin e dell’Arunachal Pradesh tra India e Repubblica Popolare Cinese. [4]


L’allargamento

Il 22 agosto è iniziato il summit annuale dei BRICS a Johannesburg in Sudafrica. Da mesi ci si aspettava un allargamento della platea di partecipanti, specie e considerata la situazione globale che si è creata in seguito allo scoppio dell’invasione russa dell’Ucraina. Una necessità spinta anche dalla volontà dei Paesi partecipanti di far accedere Paesi a loro vicini e, allo stesso tempo, di trasformare il contesto dei BRICS in qualcosa di più strutturato.


Per Steve Tsang, direttore del Soas China Institute di Londra, il Presidente Xi Jinping vuole dimostrare a tutti gli altri membri di questo blocco, vecchi e nuovi, che un nuovo ordine globale senza uno strapotere statunitense è possibile. [5] Una visione della vicenda molto verosimile se si tiene a mente uno degli obiettivi della presidenza Xi: la creazione di un 和谐世界 (Hexie Xijie), un mondo armonioso nel quale la Repubblica Popolare Cinese svolga il ruolo di timoniere. [6]

Per Jean-Pierre Cabestan, direttore dell’Asia Centre di Parigi e celebre sinologo di base a Hong Kong, l’allargamento del gruppo trasformerà i BRICS in un “talk show” per le economie emergenti che hanno difficoltà a rapportarsi con l’Occidente e, allo stesso tempo, difficilmente si riuscirà a dare la direzione sperata da Pechino all’intera struttura viste le difficoltà interne. [7]


Per quanto l’allargamento fosse voluto da tutte le nazioni del gruppo, la scelta sui nuovi membri è stata comunque difficile.

A ridosso del summit, l’ambasciatore sudafricano Anil Sookal ha detto che ci sono già 22 Paesi che hanno chiesto formalmente di entrare nei BRICS, e che altrettanti hanno avviato dei contatti informali. [8] Le questioni diplomatiche interne e la difficoltà nel trovare dei meccanismi di adesione che mettessero d’accordo tutti i Paesi BRICS hanno sicuramente rallentato l’annuncio dei nuovi ingressi.


I Paesi che entreranno a far parte del gruppo BRICS sono sei: Argentina, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Etiopia, Egitto.


L’adesione Argentina

L’Argentina, entra nei BRICS su invito esplicito del Presidente brasiliano Lula.

Il Paese, che sta vivendo una gravissima situazione politico-finanziaria, allo stesso tempo ha forti legami sia con il Brasile che con la Cina.

L’invito di partecipazione però ha creato non pochi problemi sul fronte interno.


Buenos Aires e altre città sono state prese d’assalto dai manifestanti in contestazione guidati dal principale leader dell’opposizione Javier Milei contro il Presidente Fernandèz e la sua gestione politica.

Milei, definitosi ultraliberale, fan di Trump e di Bolsonaro, ha dichiarato pubblicamente che, qualora dovesse diventare Presidente: “Romperò le relazioni con i paesi comunisti; non possiamo essere complici di Putin o di regimi come il cinese, Cuba e il Venezuela.” [9]


Cuba e Venezuela, non a caso, hanno fatto richiesta di adesione ai BRICS, rientrando nel novero delle nazioni citate dall’ambasciatore sudafricano Sookal.


Dal petrolio alla moneta unica

L’Ingresso di Iran, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita sono sicuramente quelli che hanno suscitato più clamore. Insieme rappresentano i più grandi produttori di petrolio e gas naturale al mondo.


Con l’ingresso di queste tre nazioni, infatti, il gruppo arriverà a contare al suo interno il 42% della produzione globale di petrolio, contro il 20% precedente all’allargamento [10], e questo permetterà l’incremento degli scambi commerciali in valute diverse dal dollaro perseguendo la “dedollarizzazione” del petrolio e di altre risorse come il gas naturale. Una tendenza che è cresciuta con lo scoppio dell’aggressione militare russa ai danni dell’Ucraina; lo stesso Ministro delle finanze saudita Mohammed Al-Jaadan, durante il World Economic Forum di Davos del 2021, ha dichiarato la volontà dell’Arabia Saudita di aprirsi agli scambi anche con altre valute. [11]


La presenza di queste tre nazioni, avvicinate diplomaticamente grazie al lavoro svolto dalla diplomazia cinese nel corso degli scorsi mesi, potrebbe riaprire il discorso di una valuta comune a tutti i Paesi BRICS.

Non sarà un percorso semplice; l’esperienza europea che ha portato alla creazione dell’Euro ne è la dimostrazione, specie se consideriamo l’assenza di una struttura amministrativa interna al gruppo BRICS.

Tuttavia, va tenuta in considerazione la volontà di queste nazioni: semplificare gli scambi economici anche attraverso l’uso di valute alternative al dollaro.


Egitto e Etiopia

Gli ingressi di Egitto e Etiopia possono apparire come una volontà di proseguire l’avvicinamento diplomatico dei Paesi BRICS al continente africano. I motivi dietro questi ingressi, però, sono ben più profondi.


L’Etiopia, in seguito alla firma del trattato di Pretoria che ha posto fine alla guerra tra forze governative e l’Esercito di Liberazione del Tigray, sta cercando di ritornare a una situazione di normalità dal punto di vista economico e diplomatico. Il Presidente Ali durante gli ultimi mesi ha ricevuto in visita diversi esponenti di spicco dei governi internazionali: dall’ex Ministro degli Esteri cinese, al tempo in carica, Qin Gang, a quelli di Francia, Germania, e. Turchia. Ci sono state anche le visite della Presidente del Consiglio Meloni e del Segretario di Stato statunitense Blinken.

L’Etiopia al momento è la terza economia africana, con un PIL da 111 miliardi di dollari nel 2021 e una popolazione di 115 milioni di abitanti. [12] La capitale Adis Abeba è inoltre la sede dell’Unione Africana, dimostrazione di quanto il Paese sia centrale nello scacchiere diplomatico africano.


Un discorso simile può essere fatto per l’ingresso dell’Egitto.

Il Paese sta attraversando da diversi anni una grave crisi economica esacerbata dalla pandemia e dallo scoppio delle ostilità belliche in Ucraina.

Per Charles Robertson, Global Chief Economist di Renaissance Capital, l’ingresso egiziano nei BRICS avvicinerà maggiormente il Paese agli investimenti esteri e potrebbe addirittura alleggerire il peso del debito sulle finanze dello Stato. [13]

Va anche ricordato che Il Cairo ospita la sede della Lega Araba, fatto che accomuna l’ingresso egiziano con quello etiope: i Paesi BRICS hanno la necessità di allargare ulteriormente il loro bacino di interesse, far entrare nel gruppo due nazioni importanti della Lega Araba e dell’Unione Africana consentirà facilmente ulteriori ingressi.


BRICS contro BRICS

Sulla carta l’allargamento del gruppo darà ai BRICS un nuovo peso in ambito internazionale. Tuttavia, bisogna tenere a mente una serie di fattori che potrebbero rallentare un eventuale processo di integrazione e istituzionalizzazione del gruppo.


In primo luogo non sono ancora chiari i meccanismi che consentiranno alle nazioni interessate di entrare a far parte del gruppo. Questo è dovuto anche alle rimostranze portate avanti dal Presidente Modi sull’ingresso del Pakistan. Rimostranze che mettono in luce un secondo attrito all’interno del gruppo.


In secondo luogo, i rapporti tra India e Repubblica Popolare Cinese sono caratterizzati da una rivalità che sfocia in diversi settori. Le questioni territoriali irrisolte, la competizione demografica ed economica, rendono le due nazioni competitor in Asia e allo stesso tempo vicine all’interno del gruppo.

La recente cartina pubblicata dall’istituto geografico cinese ha riaperto una questione che territoriale che difficilmente troverà una soluzione nel breve periodo. [14]


Infine, la presunta matrice ideologica che vede l’intero gruppo come una sorta di G7 anteposto all’occidente, per il momento non regge. Paesi come l’India, il Sudafrica e buona parte dei nuovi ingressi hanno grossi interessi commerciali e diplomatici con l’Occidente. È sicuramente troppo presto per poter parlare del gruppo BRICS come di un asse volto a rivaleggiare il G7 e in grado di ridisegnare l’assetto globale delle relazioni internazionali.


Gli sviluppi, tuttavia, sono da osservare attentamente, perché questi nuovi ingressi potrebbero avere degli effetti già a partire dal 2024, momento in cui diventeranno effettivi.


Fonti: [1] J. O’Malley, Building Better Global Economic BRICs, 2001 Goldman Sachs, https://www.imf.org/ [2] BRICS Information Portal, http://infobrics.org/page/history-of-brics/ [3] A. Powell, Brics Leaders Optimistic About New Development Bank, VOA News, 27 marzo 2013, https://web.archive.org/ [4] E. Borghi, M. Villa & A. Villafranca, La sfida dei BRICS al sistema di Bretton Woods, Osservatorio di Politica Internazionale, n. 114, dicembre 2015, p. 15 [5] S. Granville, Brics summit: Is a new bloc emerging to rival US leadership?, BBC, 25 agosto 2023, https://www.bbc.com/news/world-africa

[6] L. Pucci, Capire la Cina di Xi Jinping: Il Sogno Cinese, TocToc Sardegna, 4 febbraio 2021, https://www.toctocsardegna.org [7] L. Lamperti, BRICS allargarti? Ha vinto la Cina, ma non è ancora un anti G7, La Stampa, 26 agosto 2023, https://www.lastampa.it/esteri/ [8] K. Bartlett, 40 more countries wants to join BRICS, says South Africa, VOA, 21 Giugno 2023, https://www.voanews.com [9] E. Guanella, L’argentina Brucia: No ai BRICS, La Stampa, 27 agosto 2023, https://www.lastampa.it/esteri/ [10] S. Pieranni & L. Lamperti, I BRICS si allargano, ma non sono ancora un’alleanza, China Files, 25 agosto 2023, https://www.china-files.com [11] M. Roach, De-dollarisation: shifting power between the US and BRICS, The Interpreter, 3 agosto 2023, https://www.lowyinstitute.org [12] F. D’ambrosio-Lettieri & Lucia Ragazzi, Etiopia al giro di Boa, ISPI, 9 giugno 2023, https://www.ispionline.it [13] P. Werr, Egypt hopes BRICS entry will lure foreign cash, but analysts counsel patience, Reuters, 29 agosto 2023, https://www.reuters.com/world/ [14] Redazione, China tells India to 'stay calm' in border map row, BBC India, 1 settembre 2023, https://www.bbc.com/news

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