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  • Immagine del redattoreBarbara Alba

Esodo degli armeni dal Nagorno- Karabakh: crisi umanitaria e nuovi scenari geopolitici


L'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh non esiste più.

Dopo trent'anni di governo delle forze separatiste armene, il presidente Samvel Shahramanya ha annunciato la firma del decreto di scioglimento degli organi statali, che cesseranno le funzioni a partire dal gennaio 2024. Il Nagorno Karabakh torna così sotto il controllo dell'Azerbaigian.


Il 19 settembre scorso le forze azere hanno ripreso il controllo del territorio attraverso un'offensiva iniziata dal gennaio scorso, culminata in un'azione militare che ha visto nell'esplosione di un deposito di carburanti che ha provocato la morte di 170 persone come episodio più grave. Nei giorni successivi all'occupazione, dopo il cessate il fuoco mediato dall'intervento russo, più di 120.000 armeni sono fuggiti dalla regione del Nagorno-Karabakh, lasciando la capitale Stepanakert deserta. Secondo l'organizzazione delle Nazioni Unite, che ha inviato una missione sul territorio, non è possibile quantificare il numero di persone rimaste dopo l'esodo di massa, ma si stima che non siano più di 1000. [1]


Il presidente dell'Azerbaigian Ilham Aliyev durante il "National Urban Forum" ha dichiarato che si sta impegnando per garantire i diritti della popolazione armena nel Nagorno-Karabakh e che l'Azerbaigian intende procedere ad un accordo di reintegrazione degli abitanti della regione, che a suo dire non sono mai stati costretti all’esodo. Il quadro delineato da Aliyev non è condiviso dal presidente dell'Assemblea Nazionale armena Alen Simonyan che ha parlato di "pulizia etnica" e di "totale abbandono da parte dell'Europa". [2] Il 5 ottobre a Granada (Spagna), si sarebbe dovuto tenere un summit con le delegazioni armena e azera, per trovare un accordo di pace, ma l’incontro si è tenuto solo tra il primo ministro armeno Pashinyan, il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese Macron. Il presidente azero Ilham Aliyev ha fatto sapere che non si sarebbe presentato all’incontro, dal momento che Francia e Germania hanno rifiutato di accettare la Turchia, storico alleato dell’Azerbaigian, al tavolo delle trattative. Secondo l’agenzia di stampa Tass, l’Azerbaigian, dopo alcune dichiarazioni della ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, non siederà al tavolo delle trattative se sarà presente la Francia poichè l’atmosfera, secondo Aliyev, sarebbe “Anti-azera", ma si dice aperta a colloqui che includano l’Armenia e l’Unione Europea. [3]


Unione Europea che, nel frattempo, ha stanziato 5 milioni di euro per i profughi. Charles Michel, Presidente del Consiglio UE, si ripropone di fissare un nuovo incontro entro la fine di ottobre. Michel si è detto “pronto a svolgere un ruolo determinante per facilitare il processo di accordo tra le parti". [4]

La Russia, storico alleato di Erevan (capitale dell'Armenia, ndr), stavolta ha svolto un ruolo secondario di mediazione, ottenendo il cessate il fuoco, ma non ha disposto nessun dispiegamento di truppe e aiuti all'Armenia come invece accaduto al termine della Seconda guerra del Nagorno Karabakh risalente al 2020. Questo è il segnale che i rapporti sono sempre più incrinati tra le due parti. Da un lato il presidente armeno lamenta da mesi il non rispetto degli accordi di sicurezza stipulati con la Russia (l’Armenia infatti fa parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva [5]), che ha il ruolo di sorvegliante del corridoio di Lachin, unica via di collegamento tra il Nagorno-Karabakh e l'Armenia. Corridoio di Lachin che dal 12 dicembre 2022 è diventato sempre più inaccessibile per i tentativi dell'Azerbaigian di riunificare le aree riconquistate e impedire l’abbandono della regione agli armeni costringendoli per diverso tempo a rimanere senza alcun rifornimento di viveri o medicinali. [6]

D'altra parte, l’Armenia ha aderito allo Statuto di Roma [7], ratificando l'adesione lo scorso 3 ottobre. Una decisione che porta alla possibilità di far scattare il mandato di arresto per il Presidente russo Putin qualora si trovasse in territorio armeno. La reazione di Mosca non si è fatta attendere. Peskov (portavoce del presidente Putin, ndr) ha definito l'atto "estremamente ostile nei confronti della Russia", segnale che il governo di Erevan e il Cremlino non sono mai stati così lontane: l'Armenia, richiamata più volte, non ha esitato a voltare le spalle al governo di Mosca. [8]

Questo distacco dalla Russia non fa che complicare la situazione dell’Armenia, isolata nel panorama internazionale e in evidente svantaggio a livello economico e militare dell'Azerbaigian. Motivo che ha spinto l’Armenia a non tentare di aiutare i separatisti dell'Artsakh in questa occasione, con il governo di Erevan consapevole di non essere in grado di rispondere all’offensiva.


L’Azerbaigian è, così, in piena ascesa. Ha ripreso il controllo della maggior parte dei territori che aveva perso negli anni ‘90 e ha rafforzato ulteriormente i suoi rapporti diplomatici con Turchia - storico alleato - ma anche con la Russia. In particolare, l'avvicinamento degli ultimi anni con Mosca, reso più solido da un accordo firmato a febbraio 2021 in cui veniva ribadita per la prima volta l'importanza dell'integrità territoriale, [9] ha fatto sì che il governo azero non prendesse realmente posizione sul conflitto in Ucraina. Guerra che non ha fermato gli scambi commerciali di risorse fossili e di gas tra Azerbaigian e Russia, [10] ma che ha anche dato a Baku l'opportunità di far crescere le proprie esportazioni di gas verso l'Europa. Motivo per cui l’azione di quest’ultima in soccorso dell’Armenia, viste le possibili ripercussioni in caso di intervento, è stata debole. Infatti, a differenza di altri conflitti che hanno richiamato innumerevoli risorse belliche e umanitarie, nei confronti dell’Armenia a muoversi sono state solamente le diplomazie.


In questo gioco di equilibri a farne le spese sono ancora una volta gli armeni, logorati da anni di guerre incessanti che li hanno condannati a sopravvivere in un territorio ostile, privo di infrastrutture e con scarse risorse alimentari, a causa della chiusura dei confini da parte del Governo azero che impediva il passaggio delle merci. Alcune organizzazioni umanitarie hanno segnalato torture e uccisioni e la popolazione si è vista costretta ad abbandonare un territorio ormai inospitale. La delegazione delle Nazioni Unite che ha visitato il Paese nell'ambito di una missione non ha riscontrato segni di distruzione nell’area di Stepanakert, ma in aree lontane dalla capitale sono stati appiccati incendi da parte degli stessi armeni per non lasciare le case agli azeri.


Lo scarso rilievo internazionale dell’Armenia non può essere una giustificazione per far passare questa crisi umanitaria sotto silenzio. ma soprattutto, ancora una volta, la crisi energetica europea e la paura di vedere le risorse dimezzate a seguito di uno schieramento ha impedito un intervento più deciso dell’Europa.


Fonti:

[1] I dati sulle partenze sono stati rilevati da: sito delle Nazioni Unite, Missione ONU per il Karabakh: potrebbero rimanere solo 50 armeni (unric.org); Euronews, Nagorno-Karabakh, terminato l'esodo. Stepanakert città fantasma (euronews.com); Avvenire, L’esodo degli armeni dal Nagorno: sono quasi 30mila i profughi (avvenire.it); BBC News, Nagorno-Karabakh (bbc.com

[2] BBC, BBC OS Conversations: Fleeing Nagorno-Karabakh, 7 ottobre 2023, https://www.bbc.co.uk/programmes/p0gjzbzn

[3] Redazione, Azerbaijan declines to take part in meeting with Armenia, France, Germany, EU in Spain, Tass, 4 ottobre 2023, https://tass.com/world/

[4] Comunicato stampa, Remarks by President Charles Michel following the meeting with Prime Minister Pashinyan, Chancellor Scholz and President Macron, Consiglio Europeo, 5 ottobre 2023, https://www.consilium.europa.eu/

Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, odkb-csto.org

[6] Redazione, L'Azerbaigian blocca il corridoio di Lachin: migliaia di vite a rischio nel Nagorno-Karabakh, Amnesty International, 10 febbraio 2023, https://www.amnesty.it/lazerbaigian-blocca-il-corridoio-di-lachin-migliaia-di-vite-a-rischio-nel-nagorno-karabakh/

[7] Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, chiamato anche Statuto della Corte penale internazionale o Statuto di Roma, è il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale, aperto alle firme il 17 lluglio 1998 ed entrato in vigore il 1 luglio 2002. Per leggere lo Statuto: Corte-Penale-Internazionale (laleggepertutti.it)

[8] Ripreso da un podcast della BBC

[9] Heydar Isayev, Ahead of Ukraine invasion, Azerbaijan and Russia cement “alliance”, Eurasianet.org, 24 febbraio 2022, https://eurasianet.org/ahead-of-ukraine-invasion-azerbaijan-and-russia-cement-alliance

[10] David O'Byrne, Azerbaijan's Russian gas deal raises uncomfortable questions for Europe, Eurasianet.org, 22 novembre 2022, https://eurasianet.org/azerbaijans-russian-gas-deal-raises-uncomfortable-questions-for-europe


Fonte immagine di copertina: Il Corriere dello Sport

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