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  • Immagine del redattoreAlessandro Manno

Il problema del deposito Nazionale di rifiuti radioattivi in Sardegna




A partire da giovedì 14 dicembre, leggendo i vari quotidiani regionali e ascoltando le dichiarazioni di numerosi politici sardi, sembrerebbe che la Sardegna sia stata ufficialmente scelta come il luogo dove verrà realizzato il nuovo deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Cosa che ovviamente non è vera, ma soprattutto non è neppure possibile per una serie di motivi. La CNAI (Carta Nazionale delle Aree Idonee) riporta infatti l’elenco dei territori che rispondevano positivamente ai 28 criteri definiti dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) che hanno portato all’individuazione di 51 aree sul territorio nazionale. A loro volta queste 51 aree sono state divise in ulteriori 4 classi individuate considerando aspetti socio-ambientali, logistici e di classificazione sismica di natura amministrativa: classe A1, A2, B e C divise in ordine di idoneità decrescente. [1]



Tutte le 8 aree sarde individuate ricadono nella classe B, quella delle aree insulari. Nel testo della CNAPI (Carta Nazionale delle aree potenzialmente idonee) viene definito già in partenza che “… la classe A (zone continentali) è da preferire alla classe B (zone insulari)” e inoltre che la situazione di insularità abbia portato a non procedere in ulteriori analisi dei criteri di cui abbiamo parlato sopra poiché avrebbero aperto a una serie di problematiche che trovate riassunte nella foto qui sotto.






È ormai chiaro, dunque, che la Sardegna non sia neanche presa in considerazione per la realizzazione del Deposito Nazionale ma che i suoi territori sono riportati nell’elenco per il semplice fatto che questi rispondono a una serie di criteri, primo su tutti quello di trovarsi in una regione tra le più stabili a livello sismico. E allora perché tutto questo polverone politico e mediatico? La Sardegna per tanti anni è stata ed è soggetta a servitù militari che hanno danneggiato in modo importante il suo territorio e la salute degli abitanti delle zone limitrofe alle basi militari. Questo ha generato un forte malcontento verso le imposizioni dall’alto dello Stato avvenute con l’approvazione di politici locali che non si sono mai opposti a questo tipo di decisioni.





Una manifestazione contro le basi miliatari nell'Isola | Fonte foto L'Indipendente


Nel 2011 in Sardegna si è tenuto un referendum consultivo sull'eventuale costruzione di centrali nucleari o deposito di scorie nell'isola che ha portato a un risultato plebiscitario del 97.13% dei voti favorevoli al quesito che recitava: “Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”

Il panico generato da una parte della stampa e da gran parte della politica sarda in questi giorni è quindi dovuto a due fattori: il facile consenso che si ottiene esponendosi in modo netto sulla questione “rifiuti radioattivi” in Sardegna e le paure legittime dei sardi per via della storia di un’isola che ha già pagato un prezzo molto in termini di danni ambientali.



Tutto ovviamente senza spiegare ciò che ho cercato in breve di riassumervi qui brevemente ma agitando soltanto lo spettro della paura e dell’aggressione di un'Isola intera che non ci sarà. Un atteggiamento che è ovviamente del tutto irresponsabile. Inoltre, la scelta del luogo dove realizzare il Deposito passerà da altre fasi di consultazione pubblica e soprattutto, dalla fase di autocandidatura, come potete trovare spiegato nel sito del Deposito Nazionale (depositonazionale.it). Attualmente a proporre una autocandidatura è stato il comune di Trino Vercellese che già in passato aveva ospitato una centrale nucleare attualmente spenta.



In conclusione, la Sardegna è stata scelta come luogo dove verrà costruito il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi? No. In Sardegna potrebbe essere realizzato il deposito? Praticamente impossibile. Il motivo di tutto questo clamore? Con molta probabilità le imminenti elezioni regionali che si terranno in Sardegna e l’enorme semplificazione che il mondo politico sardo ha fatto di questa vicenda.


Fonti:

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