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  • Immagine del redattoreAlessandro Usai

Il problema del welfare: come si sostiene e perché influenza le politiche di uno Stato


Come viene sostenuto il welfare in Italia?

Con il termine welfare viene inteso lo "stato di benessere"; questo termine è sempre associato alle politiche omonime che garantiscono diritti come salute, assistenza, istruzione e/o simili all'interno di un Paese.


Nel Bel paese [1] tutti questi diritti sono garantiti e tutelati dalla nostra Costituzione (con, ad esempio, l'art. 32 o l'art. 38). Di conseguenza nel nostro ordinamento non è previsto che queste spese siano pagate direttamente dal consumatore, anche perché queste avrebbero un peso notevole; basti pensare al sistema americano, in cui una persona può essere curata o assistita solo in seguito all'aver firmato una determinata polizza assicurativa o successivamente all'aver pagato direttamente un'ingente somma di denaro per il trattamento (se non si ricade in una di queste due opzioni, l'utente non può vedere soddisfatti questi diritti).


La normativa definitiva che prevede il finanziamento per il Sistema sanitario nazionale (SSN) è stata emanata con il D.Lgs. 56/200. [2]

Il sistema di finanziamento del Ssn è basato sulla capacità fiscale regionale, mentre precedentemente si basava sull’ormai superato sistema della spesa storica (sistema obsoleto che con gli anni ha presentato alcuni problemi [3]).

Il SSN è finanziato prevalentemente da 4 voci:

  1. le entrate proprie degli enti del SSN (ticket e ricavi derivanti dall'attività intramoenia dei propri dipendenti);

  2. la fiscalità generale delle regioni: IRAP (nella componente di gettito destinata alla sanità) e addizionale regionale all'IRPEF. La fiscalità generale, nelle sue componenti distinte IRAP ed addizionale IRPEF transita nei conti di Tesoreria;

  3. la compartecipazione delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano;

  4. il bilancio dello Stato: finanzia il fabbisogno sanitario non coperto dalle altre fonti di finanziamento essenzialmente attraverso la compartecipazione all'imposta sul valore aggiunto – IVA. [4]

Dopo questa piccola introduzione/spiegazione passiamo al problema fondamentale.

Il tema della sostenibilità delle politiche di welfare ha avuto un’importanza sempre maggiore con gli anni, poiché, nonostante gli investimenti crescano ogni anno, i costi aumentano in maniera continua; infatti, proprio per questo è stato istituito il National Transfers Account (NTA). L’obiettivo di quest’ultimo è quello di "migliorare la comprensione di come la crescita della popolazione e il cambiamento della struttura dell'età di quest'ultima influenzano la crescita economica, l'equità di genere e generazionale, le finanze pubbliche e altre importanti caratteristiche della macroeconomia”. [5] Il punto di partenza di questo studio è il principio per il quale un qualsiasi essere umano, dalla sua nascita fino alla sua morte, produce e al tempo stesso consuma economia; questo equilibrio non è sempre uguale per tutte le fasce di età, poiché i giovani (più o meno tra i 20 e i 25) e le persone della terza e quarta età non producono, trovandosi, in questo modo, in una situazione che viene definita di “dipendenza economica” rispetto al resto della popolazione (creando, così, il lifecycle deficit). Con questo sistema, tutto il peso delle politiche di una società ricade sulle spalle delle persone che sono occupate, che creano il surplus economico per la società.


Grafico 1:

Profili pro capite di consumo (C), reddito da lavoro (YL), e lifecycle deficit (LCD) per età, Italia, 2008




Dal grafico 1 si nota che fino alla fine dell’età adolescenziale i vari livelli di spesa (C) aumentano fino a stabilizzarsi a un determinato livello e che il consumo intorno ai 20 anni diminuisce lievemente per poi rimanere costante per il resto del corso della vita.

Il reddito prodotto dall’occupazione (YL) aumenta e supera il livello di spesa intorno ai 27 anni per poi, con l’arrivo della terza età e del pensionamento, diminuire tendendo ad annullarsi a fronte di consumi costanti per via delle spese sanitarie e assistenziali.

In età lavorativa la curva LCD, che rappresenta il lifecycle deficit (ovvero la dipendenza economica), diventa negativa poiché si produce reddito; successivamente, la curva ritorna ai livelli precedenti alla fase lavorativa con l’aumentare dell’età. Possiamo quindi affermare che il lifecycle deficit e il reddito da lavoro sono inversamente proporzionali; si noti come le due aree (quelle costituite dalla curva LCD) al di sopra dell’asse x siano maggiori rispetto alla singola area al di sotto dell’ascissa; con ciò viene rappresentato, graficamente, come il surplus economico non riesca a compensare il deficit, rendendo palese il grande problema di sostenibilità del welfare. [6]


A ciò si devono sommare due enormi problemi che affliggono il nostro Paese e che, nella loro totalità, sono concause della difficoltà di sostenibilità delle politiche di Welfare, ovvero:

  1. l’occupazione giovanile che “ha il tasso più basso a livello europeo (circa il 56,3%, a fronte di una media Ue del 76% nella fascia 25-29 anni) e il più alto tasso di giovani che non studiano e non lavorano (29,7%, media Ue 16,6%), questo naturalmente” [7], problema che, tra l’altro, influenza la “fuga di cervelli” all’estero.

  2. l’indice di anzianità che al 1° gennaio 2019 ha raggiunto la quota di 173,1 anziani ogni cento giovani” (dati Istat) [8], che porta ad un aumento del numero di persone con un maggiore bisogno di assistenza e sanità (alzando, così, la curva dei costi del grafico 1).

Con questo articolo non si vuole sostenere che la sanità pubblica è un errore a cui porre rimedio; al contrario, si cerca di sensibilizzare le persone su quanto sia importante avere un sistema pubblico di erogazione dei servizi, a fronte di un modello simil americano, e di come questo vada tenuto in considerazione quando si promuovono politiche che favoriscano l’occupazione giovanile e il ritorno di coloro che sono, per le più svariate motivazioni (anche personali), scappati dall’Italia per cercare un futuro.

Fonti e note:

[1] L’Italia. [2] Decreto legislativo 18 febbraio 2000, n. 56. Reperibile sul sito: https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2000;56 [3] Negli ultimi 20 anni si è parlato spesso dei due sistemi messi a confronto (spesa storica vs fabbisogni standard) e su quale dei due fosse il più efficiente; di questo ne parleremo, eventualmente, in un altro articolo. [4] Le fonti del finanziamento del Servizio sanitario nazionale sono direttamente reperibili dal portale della Camera dei deputati: https://temi.camera.it/leg17/post/app_la_composizione_dei_finanziamenti_del_fabbisogno_sanitario_nazionale [5] Testo tradotto dall'autore direttamente dal portale del NTA: https://ntaccounts.org/web/nta/show [6] Zannella Marina, Caselli Graziella, “Economic Life Cycle Deficit and Intergenerational Transfers in Italy: An Analysis Using National Transfer Accounts Methodology”, Roma, Dipartimento di Scienze Statistiche, La Sapienza, 2012. Reperibile sul sito: https://epc2012.princeton.edu/papers/120758 [7] Articolo di Polchi V., “Disoccupati e neet: l’italia non è un paese per giovani”, del 30/04/2020. Disponibile su: https://www.repubblica.it/economia/2020/04/30/news/disoccupati_e_neet_l_italia_non_e_un_paese_per_giovani-255260682/#:~:text=L%27Italia%20inoltre%20ha%20il,media%20Ue%2016%2C6%25 [8] Dati reperibili sul portale Popolazione e Società dell’Istat: http://noi-italia.istat.it/pagina.php?id=3&categoria=3&action=show&L=0


Grafico: Zannella M. e Caselli G. elaborazioni su “Household expenditure survey” (Fonte: ISTAT, 2008)

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