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  • Immagine del redattoreMatteo Monaci

Il tempo del coraggio: ottant’anni dall’armistizio di Cassibile


«E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull'erba dura di ghiaccio, al lamento d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento»


Salvatore Quasimodo


L’8 settembre 1943 il capo del governo italiano, il generale Pietro Badoglio, annunciava via radio l’entrata in vigore dell’armistizio stipulato cinque giorni prima presso la località segreta di Cassibile, in Sicilia, con il quale l’Italia si arrendeva agli Alleati abbandonando la guerra cominciata tre anni prima al fianco della Germania nazista. Fu il giorno che cambiò per sempre la storia d’Italia. Ma come si giunse a quel giorno?


Nell’estate del '43 il Paese era profondamente segnato dai tre anni di guerra appena trascorsi, stremato dai continui bombardamenti e prostrato dalla penuria di cibo. Il malcontento verso il regime fascista era ormai regnante da tempo. Malcontento che si concretizzò il 25 luglio nell’ordine del giorno a firma di Dino Grandi presso il Gran Consiglio del fascismo, che fu approvato dalla maggioranza dei gerarchi fascisti e con il quale si chiedeva al re Vittorio Emanuele III di intervenire, destituendo Mussolini dall’incarico di presidente del consiglio. Alla destituzione ne seguì l’arresto e la sostituzione nell’incarico da parte del generale Badoglio. Quest’ultimo, pur dichiarando che l’Italia avrebbe proseguito la guerra al fianco della Germania, iniziò a prendere contatto con gli Alleati, grazie anche all’intermediazione di Maria Josè di Savoia, moglie del principe Umberto, che già nei mesi precedenti aveva iniziato a tessere rapporti con le forze alleate.


La delegazione italiana, guidata dal generale Castellano, si incontrò per la prima volta con quella alleata a Lisbona, dove fu concordato un successivo incontro in Sicilia, ormai sotto occupazione americana. Qui avvenne infine il 3 settembre l’incontro decisivo nel quale Castellano, a nome di Badoglio, e Walter Smith, a nome del generale in capo delle forze alleate Eisenhower, firmarono l’armistizio. L’Italia non pose condizioni, ma gli Alleati si impegnarono a intervenire nell’immediato, programmando uno sbarco in Calabria e a Salerno. Intanto Hitler iniziava già a nutrire sospetti per via di alcuni messaggi decriptati e aveva mosso all’Italia un ultimatum in cui si chiedeva il permesso per le truppe tedesche di circolare liberamente sul territorio nazionale. Badoglio, temendo un’invasione tedesca, era riuscito a ottenere dagli Alleati anche l’impegno a inviare delle unità di paracadutisti che affiancassero l’esercito italiano nella difesa di Roma. Quando tuttavia apprese che l’esercito non era in grado da solo di garantire la difesa della capitale tentò in tutti i modi di convincere Eisenhower a rinviare l’annuncio dell’armistizio, ma era ormai troppo tardi e fu così reso pubblico nella sera dell’8 settembre.


In un attimo si scatenò il caos. Hitler diede il via all’operazione Achse: le truppe tedesche si riversarono sul Paese sbaragliando i soldati italiani, colti totalmente di sorpresa, e giunsero fino a Napoli venendo invece ricacciati da Puglia, Sardegna e Corsica (allora sotto occupazione italiana) dal generale Bellomo, grazie al supporto alleato. Il re e Badoglio, nel loro ennesimo atto di viltà, si diedero alla fuga, riparando a Brindisi assieme a parte del governo e degli alti gradi dell’esercito. Qui trovarono sede temporanea le istituzioni del Regno d’Italia. A Roma rimasero invece i Granatieri di Sardegna, che, affiancati dai carabinieri e da parte della popolazione, tentarono invano un’ultima eroica difesa della capitale nella battaglia di Porta San Paolo, venendo travolti dalle truppe tedesche. Intanto Mussolini veniva liberato dai nazisti dalla prigione dove era rinchiuso sul Gran Sasso e venne messo da Hitler a capo di uno stato-fantoccio a Salò: la Repubblica Sociale Italiana.

La maggioranza dei soldati catturati dalle truppe tedesche, tuttavia, rifiuterà coraggiosamente di giurarvi fedeltà, venendo deportata nei campi di concentramento. A Cefalonia, Rodi e Celo le truppe di stanza italiane ingaggiarono uno scontro a fuoco coi nazisti, venendo infine trucidati o deportati. Aveva inizio la guerra di liberazione nazionale.


Già il 9 settembre a Roma prese vita il Comitato di Liberazione Nazionale, al quale aderirono le principali formazioni politiche antifasciste: Partito Comunista, Partito Socialista, Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Democrazia del Lavoro e Partito Liberale. Migliaia di cittadini e cittadine italiani scelsero eroicamente di imbracciare le armi per liberare la nazione dagli occupanti nazisti e dai traditori della Repubblica di Salò. Le prime formazioni partigiane sorsero spesso attorno a ex ufficiali dell’esercito datisi alla macchia, tra cui molti alpini, ma presto assunsero forte connotazione politica. Tra i gruppi più importanti si ricordano le Brigate Garibaldi, affiliate al Partito Comunista, le Brigate Giustizia e Libertà, facenti riferimento al Partito d’Azione, le Brigate Matteotti, socialiste, e le Fiamme Verdi, cattoliche.

I partigiani antifascisti ingaggiarono una lotta armata contro gli occupanti portando avanti azioni di guerriglia nelle montagne. Nelle città i Gruppi di Azione Patriottica compivano attentati contro le forze di occupazione, mentre le Squadre di Azione Patriottica organizzavano operazioni di sabotaggio nelle fabbriche.


Nel sud, a Napoli e Matera, la popolazione civile insorse contro gli occupanti, così da consentire una più rapida avanzata degli Alleati e, nonostante le feroci rappresaglie naziste, mise in fuga le truppe di occupazione. Nel nord, presso le fabbriche, gli operai proclamarono scioperi generali a sostegno del movimento di liberazione nazionale, indebolendo in questo modo la Repubblica di Salò. Si apriva così una delle pagine più importanti per la storia del nostro Paese: quella della Resistenza antifascista, su cui verrà a fondarsi la nostra Repubblica. Migliaia di uomini e donne cadranno eroicamente per la libertà della patria. Il loro coraggio non sarà mai dimenticato.


“Se sopravvivrete a quest’epoca non dimenticate. Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno fatto la Storia. Vorrei che voi sappiate che non esistono eroi anonimi, erano uomini e donne con un nome, un volto, desideri e speranze. Portateli sempre dentro di voi”

Julius Fucik

partigiano cecoslovacco

giustiziato l’8 settembre 1943


Fonti:

[1] Armistizio di Cassibile, Wikipedia, https://it.wikipedia.org/

[2] Resistenza italiana, Wikipedia, https://it.wikipedia.org/

[3] Enciclopedia di Repubblica, 2004


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