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  • Davide Casula

La lunga strada verso la verità


Il 6 aprile 2022 il tribunale militare ha condannato all’ergastolo l’ex presidente del Burkina Faso Blaise Compaorè e i suoi complici nell’omicidio di Thomas Sankara. A distanza di quasi 35 anni dall’uccisione, giustizia è stata fatta per una delle più importanti figure del panorama africano.


Leader assoluto, Sankara entrò a far parte dell’esercito all’età di 17 anni; capace di scalare posizioni rapidamente, nel 1974 incontrò Compaorè in occasione della guerra contro il Mali. I due diventarono stretti collaboratori tanto che Sankara lo nominò, nel 1979, suo vicecomandante nella base militare di Po. Entrambi diedero vita al Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti (ROC), corpo che svolse un ruolo cruciale nella salita al potere di Sankara il 4 agosto 1983.

In breve tempo l'ex comandante riuscì a dare la propria impronta al Paese attuando misure tali da perseguire uno sviluppo economico e sociale; inoltre si batté fortemente per il miglioramento delle condizioni delle donne. Cambiò il nome dello Stato sostituendo Alto Volta con Burkina Faso (“la terra degli uomini integri” in lingua more e bambara).


All’estero le idee di Sankara non erano viste di buon occhio dalle grandi potenze come Francia e USA e specialmente con la prima i rapporti non erano idilliaci. Celebri furono i discorsi tenuti rispettivamente all’Assemblea Generale dell’ONU il 4 ottobre 1984 e all’Organizzazione dell’Unione Africana il 27 luglio 1987. Il secondo è ricordato per la denuncia contro il debito che i Paesi africani avrebbero dovuto pagare all'Occidente, ritenuto da Sankara uno strumento di riconquista organizzata delle vecchie colonie.

Tale contesto, con l’aggiunta di alcuni screzi interni e il rifiuto alla richiesta di Charles Taylor, ex ministro e signore della guerra liberiano, di utilizzare il Burkina Faso come base operativa per poter addestrare le sue truppe, portarono all’uccisione di Thomas Sankara il 15 ottobre 1987 all’età di 37 anni.


Le prime battaglie

La sua morte sconvolse l’intera popolazione, lasciando quest’ultima orfana di una figura di riferimento apprezzata non solo per le sue idee, ma anche per le sue qualità che lo rendevano agli occhi dei burkinabé uno di loro e non il Presidente.

I sospetti ricaddero immediatamente su Compaoré considerato l’artefice del suo assassinio. Nonostante le negazioni, il neopresidente attuò una politica di censura riguardo la questione, chiudendo a qualsiasi possibilità di indagine.


Il mito di Sankara era tuttavia più vivo che mai, come testimonia la nascita di alcuni partiti filo-sankaristi.

Aziz Salmone Fall, fondatore nel 1984 del gruppo Grila (Gruppo di ricerca e iniziativa dell’Africa), ha svolto negli anni un ruolo chiave, rendendosi protagonista di varie campagne di sensibilizzazione. Infatti, nel 1997, venne istituita una nuova associazione denominata “International Justice Research for Sankara” (CIJS), nata dall’avvicinamento di alcuni avvocati del Burkina Faso e la moglie di Sankara, con l’intento di aumentare la pressione verso le istituzioni affinché aprissero all'opportunità di investigare.

Nel medesimo anno, Dieudonné Nkounkou, un professore di criminalità congolese, e Bénéwendé Sankara, un avvocato burkinabé, presentarono una denuncia, ma ancora una volta la risposta fu negativa. [1]


Il 15 ottobre 2002 il caso venne portato dinanzi alla Commissione per i diritti umani dell’ONU, con lo scopo di mobilitare anche la comunità internazionale. Quattro anni dopo, il Burkina Faso, a seguito dell’esposto, fu invitato a far luce sull’affaire Sankara, ma il governo non fece nulla a riguardo e nel 2008 la Commissione archiviò il caso.

Il caso ebbe un grande riscontro al di fuori del Paese, tanto che nel 2009 venne lanciato il gruppo “International Justice Network for Sankara”, creato dal francese Bruno Jaffrè autore di alcuni libri sulla storia di Thomas Sankara, cui aderirono un gran numero di persone impegnate poi in varie iniziative.

Negli anni seguenti il team di avvocati chiese l’esumazione del corpo di Sankara e dei suoi 12 collaboratori con lui assassinati, con tanto di test del DNA, ma nell’aprile del 2014 arrivò un secco no da parte della corte di Ouagadougou la quale si dichiarò del tutto incapace di ordinare tale perizia.


La svolta

Il 2014 si può considerare a tutti gli effetti un anno cruciale. La volontà di Compaoré di modificare la Costituzione fece scoppiare il malumore tra le opposizioni e la popolazione. La situazione divenne talmente insostenibile che il 31 ottobre 2014 il presidente lasciò il Paese per rifugiarsi in Costa d’Avorio, con tanto di aiuto dell’esercito francese. Michel Kafando divenne Presidente, mentre la carica di Primo Ministro fu ricoperta da Yacouba Isaac Zida.

Nel marzo dell’anno seguente le autorità annunciarono l’avvio delle indagini; del caso si occupò il giudice François Yaméogo, che in poco tempo ordinò l’esumazione delle salme delle vittime e l’analisi del DNA. A dicembre la corte emise un mandato di cattura internazionale per Compaoré, annullato poi nell’aprile del 2016 a causa di alcuni vizi di forma.


Attraverso numerose testimonianze il giudice è stato in grado di ricostruire le dinamiche che hanno portato all’omicidio. Tra tutte spicca la responsabilità di Gilbert Dienderè, ex generale dell’esercito, già in carcere a causa di una pena di 20 anni dovuta alla partecipazione ad un tentativo di colpo di stato nel 2015. Altra figura di rilevo è quella del latitante Hyacinthe Kafando, ex capo della sicurezza della Presidenza Compaorè e guida del commando che uccise Thomas Sankara.

Agli occhi dei più era evidente la compartecipazione della Francia nella pianificazione del delitto. In tal senso, Emmanuel Marcon, dopo una visita in Burkina Faso nel 2017, promise di desecretare tutti i documenti relativi all'omicidio. Gli avvocati della famiglia Sankara affermarono che da Parigi però giunsero solo file secondari, nessuno dagli uffici di Mitterand o Chirac, rispettivamente il Presidente e il Primo ministro francesi all'epoca dei fatti. [2]


Raccolte le prove necessarie venne disposto l’inizio del processo per la fine di ottobre 2021. Oltre a Compaorè, Kafando e Dienderè, furono chiamate in causa altre 11 persone coinvolte nell’omicidio. La notizia è stata accolta con grande gioia dalla vedova di Sankara e dalla stessa popolazione.

A dimostrazione della barbarità con cui è stato ucciso, l’accusa ha affermato che Sankara è stato attirato verso la morte in una riunione del Consiglio Rivoluzionario Nazionale (CNR) e secondo gli esperti di balistica gli sono stati sparati almeno sette proiettili al petto. [3]


Le udienze hanno subito alcuni rallentamenti dovuti all’instabilità interna del Paese, si pensi al 24 gennaio 2022 data in cui il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba ha rovesciato il presidente Roch Marc Christian Kaboré. [4]

Nonostante ciò, il 6 aprile 2022 la corte militare di Ouagadougou ha pronunciato la propria sentenza condannando all’ergastolo Compaoré, Dienderè e Kafando, mentre ad otto imputati è stata riservata una pena detentiva dai 3 ai 20 anni di carcere, i restanti 3 citati sono stati assolti.


Il verdetto è stato accolto da un lunghissimo applauso ed è arrivato al culmine di una battaglia iniziata a partire dalla fine degli anni Ottanta dove le numerose insidie presentatesi non hanno minimamente intaccato la volontà di ottenere giustizia da parte di Mariam Sankara e delle associazioni a lei vicine. E proprio quando pareva impossibile raggiungere tale traguardo la speranza si è trasformata in realtà rendendo così giustizia all’uomo simbolo del Burkina Faso.

Fonti: [1] R. Carayol, Procès Sankara. Le long combat des justiciers de l’ombre, Afriquexxi, 3 gennaio 2021, https://afriquexxi.info/article4903.html [2] R.Scuderi, Burkina Faso, dopo 34 anni al via il processo per l'assassinio di Sankara, il "Che Guevara" africano, la Repubblica, 11 ottobre 2021, https://www.repubblica.it/esteri/2021/10/11/news/b [3] Redazione, Thomas Sankara murder: Ex-Burkina Faso President Blaise Compaoré found guilty, BBC, 6 aprile 2022, https://www.bbc.com/news/world-africa-61008332 [4] Redazione, Burkina Faso: processo Sankara, ergastolo per Compaoré e Dienderé, Africarivista, 6 aprile 2022, https://www.africarivista.it/burkina-faso-processo-sankara-ergastolo-per-compaore-e-diendere/199893/


Foto copertina: Thomas Sankara (fonte BBC)

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