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  • Immagine del redattoreVictoria Atzori

La realtà dei CPR in Italia


Pochi giorni fa, sul canale televisivo La7 è stata mandata in onda un’inchiesta di Piazza Pulita girata all’interno di un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR). [1]

Ma cosa sono i CPR?

Si tratta di centri “chiusi” in cui i migranti privi di permesso di soggiorno o destinatari di un provvedimento di espulsione vengono trattenuti.

Sono stati istituiti nel 1998, con la legge “Turco-Napolitano” e, dalle origini sino ad oggi, hanno assunto nomi diversi: nel 1998 sono stati definiti “Centri di permanenza temporanea ed assistenza” (Cpta); con il decreto-legge n.92 del 23 maggio 2008 hanno assunto il nome di “Centri di identificazione ed espulsione” (CIE) e, con il decreto-legge n.13 del 17 febbraio 2017, hanno assunto l’attuale denominazione di “Centri di permanenza per il rimpatrio” (CPR).


Per fronteggiare l’immigrazione di massa, in diversi ordinamenti, sono stati creati degli istituti che rientrano nell’ambito del diritto amministrativo, ma che di fatto presentano le caratteristiche proprie del diritto e della procedura penale, dando luogo ad un sistema ibrido. [2] Risulta necessario sottolineare che lo scopo di questo tipo di detenzione amministrativa è procedere all’espulsione dei soggetti trattenuti in tali Centri; tuttavia, ogni anno, viene espulsa meno della metà delle persone trattenute. Si pensi che, nel 2020, su un totale di 4387 persone trattenute, solo 2232 sono state rimpatriate in seguito al trattenimento. Meno della metà. [3]


CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili), nel primo rapporto “Buchi neri”, ha sottolineato come, nonostante i CPR, siano nati con il preciso scopo di superare gli ostacoli al rimpatrio, con il tempo hanno acquisito una «funzione sanzionatoria e simbolica» finendo per «punire con la privazione della libertà personale degli individui che non hanno commesso un reato, ma che sono “colpevoli” di essere irregolari» [4]

A ciò si aggiunge anche quanto riportato dal Garante Nazione nel rapporto del 2019-2020 sulle visite effettuate nei CPR. È stato, infatti, messo in evidenza che «la detenzione amministrativa assume nella prassi prevalente i tratti di un meccanismo di marginalità sociale, confino e sottrazione temporanea allo sguardo delle persone che le Autorità non intendono includere, ma che al tempo stesso non riescono nemmeno ad allontanare» [5]


Nel rapporto viene messo in evidenza che i problemi riscontrati in tali istituti sono di varia natura e riguardano principalmente: vuoti ordinamentali, carenze di regolazione, problemi strutturali, inadeguatezze gestionali.

In particolare, si denuncia la presenza di strutture dall’architettura rudimentale in cui viene prestata poca attenzione agli ambienti di socialità, agli spazi adibiti a luoghi di culto, all’attività fisica e ai locali per iniziative formative e culturali. Nella gran parte degli istituti si denuncia, persino, l’assenza delle porte dei bagni. Inoltre, la configurazione strutturale dei Centri di permanenza per i rimpatri risulta molto simile a quella delle carceri. In particolare, in alcuni di essi, sono presenti sbarre o alte cancellate metalliche di suddivisione tra settori abitativi, reti di copertura delle aree esterne o porte blindate. [6]


L’inchiesta mandata in onda su La7 è stata girata nel CPR di Gradisca d’Isonzo (provincia di Gorizia), uno dei nove centri attualmente attivi in Italia.

È uno dei pochi in cui alle persone è consentito l’utilizzo del cellulare e, per tale motivo, i giornalisti sono riusciti a mettersi in contatto con una delle persone trattenute che ha inviato loro video e immagini che cercano di riassumere l’inferno che queste persone vivono all’interno di tali centri. Dai filmati, infatti, si evince chiaramente che i residenti sono costretti a vivere in condizioni igieniche precarie.


Ogni giorno, vengono loro somministrati dei farmaci, dei quali non conoscono né il nome né la funzione. A chiarire cosa siano queste pastiglie è stata un’infermiera che ha lavorato all’interno di tali Centri che ha deciso di rilasciare dichiarazioni in forma anonima. È venuto in rilievo che si tratta di psicofarmaci che vengono somministrati in forma smisurata a circa il 95 % dei ragazzi trattenuti.

Grazie all’inchiesta “Rinchiusi e sedati” portata avanti da Lorenzo Figoni e Luca Arondi, è stato possibile quantificare l’uso degli psicofarmaci all’interno dei CPR. I giornalisti hanno confrontato la spesa normale di una ASL in psicofarmaci a quella che viene sostenuta nei cpr. In particolare, è stato rilevato che nel CPR di Milano, in via Corelli, si spende 160 volte in più rispetto all’esterno in psicofarmaci; a Roma 127,5, a Torino 44.


Nel CPR di palazzo San Gervasio la struttura è molto simile a quella carceraria: ci sono sbarre alle finestre e alte grate di ferro che circondano l’edificio. Di fatto ciò che il legislatore ha definito “trattenimento”, nella realità risulta molto più simile al concetto di “detenzione”.


Ci si trova, dunque, di fronte ad una vera e propria privazione della libertà personale, senza che tali persone abbiano commesso alcun reato. Una situazione che approfondiremo in un prossimo articolo.


Fonti: [1] Chiara Proietti D’Ambra, L’inferno dei CPR tra violenze e psicofarmaci, 25 maggio 2023, https://www.la7.it/piazzapulita/ [2] Gatta Gian Luigi, La pena nell’era della “crimmigration”: tra Europa e Stati Uniti, Rivista Italiana di Diritto e Procedura Penale, fasc.2, 1 giugno 2018, p.675 [3] Esposito Francesca, Caja Emilio, Mattiello Giacomo, Corpi reclusi in attesa di espulsione. La detenzione amministrativa in Europa al tempo della sindemia, Edizioni Seb27, 2022, p.57 [4] Borlizzi Federica, Santoro Gennaro, BUCHI NERI. La detenzione senza reato nei Centri di Permanenza per i rimpatri (CPR). Primo rapporto/Gennaio 2020-luglio 2021, p.40, www.cild.it [5] Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Rapporto sulle visite effettuate nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) (2019-2020), p.3

[6] Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Rapporto sulle visite effettuate nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) (2019-2020), p.26


Fonte immagine di copertina: The Black Coffee

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