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  • Immagine del redattoreSilvia D'Andrea

Nature Restoration Law: la nuova frontiera del Green Deal europeo





A poco più di un anno dalla fine del mandato della sua Commissione, Ursula Von der Leyen porta avanti il Green Deal europeo, presentato nel dicembre del 2019. Il pacchetto di iniziative intersettoriali mira ad implementare un processo di transizione verde volto a far raggiungere ai paesi dell’UE la neutralità climatica entro il 2050. [1] Nel tempo, il piano è stato corredato da ulteriori documenti e iniziative, inoltre, gli obiettivi della neutralità climatica entro il 2050 e quello del taglio del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 sono diventati vincolanti dopo che il Parlamento europeo ha approvato la legge europea sul clima il 30 giugno 2021. [2] Successivamente, la presentazione del pacchetto Fit for 55% da parte della Commissione il 14 luglio 2021 ha aperto la strada per l’implementazione di riforme e regolamenti economici e sociali volti a contrastare il cambiamento climatico. [3]


I numerosi strumenti adottati dall’UE fino ad ora prevedono misure che coprono una pluralità di ambiti di applicazione: industria e trasporti, promozione dell’economia circolare, sostegno alle famiglie (tramite il Fondo sociale per il clima), tutela della biodiversità, un sistema alimentare sostenibile e naturalmente azioni per finanziare la transizione verde. Per citare solo alcune delle più note misure intraprese, si può pensare al Carbon Leakage Instrument o al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM). [4] E ancora, la riforma dell’Emission Trading System (ETS), [5] pilastro della politica climatica ed energetica dell’UE che punta – tra le altre cose – alla riduzione delle quote di emissione annuali disponibili, con ciò sollevando le ambizioni dell’UE nella strada per la neutralità climatica (target riduzione emissioni CO2 via ETS entro il 2030 incrementato dal 43% al 62%).


Ultimamente, le istituzioni europee stanno discutendo sulla scia dell’accordo provvisorio raggiunto a fine marzo 2023 dal Consiglio e dal Parlamento Europeo sulla riforma della direttiva europea sulle energie rinnovabili. [6] Tramite questa, l’UE mira ad avere una quota del consumo energetico complessivo interno da fonti rinnovabili che ammonti al 42,5% entro il 2030 (con ciò aumentando il target di 10 punti percentuali rispetto all’obiettivo fissato nel 2018). Questa manovra mostra con chiarezza l’importanza della transizione all’energia verde per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, un obiettivo cui concorrono, in maniera assolutamente compenetrata, la politica climatica e quella energetica dell’Unione.


Questa lunga premessa, oltre a offrire un brevissimo riepilogo dei passi principali su queste tematiche fatti dalla Commissione 2019-2024, serve a far comprendere che gli ambiti delle politiche climatiche e di quelle energetiche influenzano direttamente anche la qualità e lo stato dell’ambiente e dunque l’approccio comunitario ai problemi ambientali. Ora, sebbene le policies delle istituzioni comunitarie abbiano seguito – almeno a partire dagli anni Novanta – un approccio ai problemi ambientali secondo lo schema evolutivo “riparazione-correzione-prevenzione-precauzione”, oggi la proposta di legge sul ripristino della natura propone quest’ulteriore stadio dell’intervento comunitario, il ripristino appunto. La novità consiste nel fatto che questa legge sarebbe la prima del suo genere nel sistema comunitario, e da mesi – ma in particolare negli ultimi giorni - si trova al centro di un dibattito decisionale all’interno delle istituzioni europee. [7]


La proposta di regolamento è stata presentata il 22 giugno 2022, e si inserisce nella strategia dell’UE per la tutela della biodiversità per il 2030, [8] presentata nel maggio 2020. L’obiettivo di quest’ultima è di affrontare le principali cause della biodiversità e stabilire degli obiettivi giuridicamente vincolanti. Nel giugno del 2021, il Parlamento Europeo ha assunto la propria posizione sulla strategia, accogliendola con favore e auspicando un’attuazione della stessa in maniera coerente con le altre strategie del Green Deal Europeo. [9] Al suo interno, il ripristino della natura era già contemplato attraverso un obiettivo di recupero minimo del 30% per la superficie terrestre e marina dell'Unione.

In seguito a questo iniziale obiettivo, la proposta di regolamento del 22 giugno 2022 punta ad istituire «un quadro nel cui ambito gli Stati membri attuano senza indugio misure di ripristino efficaci basate sulla superficie che insieme coprono, entro il 2030, almeno il 20 % delle zone terrestri e marine dell'Unione e, entro il 2050, tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino». [10] A tal fine, la proposta richiede che i singoli stati mettano in atto le misure necessarie a tale ripristino, che deve avvenire in maniera scaglionata per le varie zone di intervento distinte in sette campi d’azione in base ai tipi di habitat (terrestre, marino, urbano, etc.): generalmente le percentuali si attestano intorno al 30% entro il 2030, al 60% entro il 2040, e almeno al 90% entro il 2050. In questo modo, il ripristino degli habitat e degli ecosistemi europei diventerebbe un obbligo di legge per tutti gli stati.


Il regolamento ha ricevuto un’ulteriore spinta propulsiva alla fine del 2022, [11] quando è stato concluso l’accordo di Kunming-Montreal [12] al termine della quindicesima Conferenza delle parti alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (eredità del Summit della Terra del 1992). Questo accordo include obiettivi chiari e misurabili per la tutela della biodiversità e lo stimolo agli investimenti per un’economia green. Fra i vari obiettivi, compare quello del ripristino degli ecosistemi degradati per il 30% entro il 2030. Ciò rende il regolamento europeo – altro pilastro della politica climatica della Commissione – perfettamente in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite.


Nonostante ciò, negli ultimi mesi la proposta per la legge sul ripristino della natura è divenuta l’ennesima area di scontro nello scacchiere europeo, che spesso ha visto contrapporsi sostenitori di ambiziose politiche climatiche e ambientali e paesi meno ambiziosi. Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Romania hanno più volte fatto sentire le proprie voci discordanti sul Green Deal europeo. Una contrarietà che si deve in buona parte al fatto che si tratta di Paesi che dipendono fortemente da fonti fossili.





Da mesi il Partito Popolare Europeo (PPE) rappresentato da Manfred Weber, che conta 177 seggi ed è lo stesso gruppo che ha espresso Von der Leyen, si oppone alla normativa e ne chiede il ritiro poiché ritiene che questa potrebbe minacciare la produzione agricola e dunque la sicurezza alimentare. [13] Un rischio da scongiurare vista la guerra in corso e sul quale, a detta di una frangia del Ppe, l’impact assessment non offre chiarimenti. È così che è emersa nuovamente la divisione fra il PPE e l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), mentre i liberali di Renew Europe si sono posti in una posizione mediana. All’interno della società civile si può vedere che la legge è invece ampiamente sostenuta dagli ambientalisti, contrario invece il Copa-Cogeca, il sindacato degli agricoltori, il quale le ricadute della legge sull’attività agricola; [14] proprio per questo si dice anche che la posizione del PPE sia strumentale rispetto alle elezioni europee del 2024.


A metà giugno, è cominciata la sessione di voto del Parlamento Europeo in un clima però pesante visto che, per quanto gli eurodeputati della commissione Ambiente (Envi) del Parlamento avessero bocciato la mozione di rigetto del provvedimento sostenuta dal PPE e da altri gruppi di destra (ECR e ID) [15] - permettendo all’iter legislativo di proseguire – nello stesso mese la commissione Envi non era comunque riuscita a trovare una maggioranza a sostegno della proposta di regolamento basata sul testo di compromesso raggiunto dai progressisti. Dopo un travagliato iter di valutazione di numerosi emendamenti, e anche un rinvio, il 27 giugno la votazione si è conclusa 44-44 con 0 astenuti (la parità equivale a bocciatura). Tra gli oppositori, anche Italia, Finlandia, Polonia, Paesi Bassi e Svezia.


Il passaggio successivo si è pertanto svolto fra il 10 e il 13 luglio, durante la plenaria del Parlamento Europeo di Strasburgo, quando, chiamato a prendere una posizione in merito alla proposta di regolamento, il Parlamento ha infine respinto la mozione di rigetto con 324 contrari, 312 favorevoli e 12 astenuti. [16] La proposta di regolamento sul ripristino della natura, Nature Restoration Law, ha ottenuto così il via libera con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. [17] Si apre ora una nuova fase della procedura, nella quale Parlamento e Consiglio decideranno il testo definitivo della legge, che finora è stato sottoposto a circa 140 emendamenti.


È significativo che fra i favorevoli vi siano anche 21 membri del PPE, soprattutto perché il voto su questa legge è decisivo, simbolicamente, anche per l’endorsement all’intero Green Deal e alla politica ambientale e climatica della Commissione. Di qui in poi si può sperare nell’avverarsi delle parole di Frans Timmermans, commissario europeo per il Clima e il Green Deal europeo, il quale ha ribadito, già il 22 maggio, la complementarità del Green Deal e della Nature Restoration Law. "È necessario - ha dichiarato Timmermans - cooperare all’interno del Parlamento Europeo fra anime politiche diverse per giungere a una visione comune e condivisa per affrontare la crisi climatica e la crisi ambientale e porvi rimedio". [18]



Fonti:

[4] Redazione, Carbon Border Adjustment Mechanism, European Commission, https://taxation-customs.ec.europa.eu/carbon-border-adjustment-mechanism_en

[5] Redazione, Il sistema di scambio delle quote di emissione e la sua riforma in breve, Parlamento Europeo, 5 febbraio 2018 - aggiornato il 18 aprile 2023, https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20170213STO62208/il-sistema-di-scambio-delle-quote-di-emissione-e-la-sua-riforma-in-breve

[6] Comunicato Stampa, 'Fit for 55': Council and Parliament reach provisional deal on EU emissions trading system and the Social Climate Fund, European Council, 18 dicembre 2022, https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/12/18/fit-for-55-council-and-parliament-reach-provisional-deal-on-eu-emissions-trading-system-and-the-social-climate-fund/

[7] Redazione, Nature Restoration Law, European Commission, https://environment.ec.europa.eu/topics/nature-and-biodiversity/nature-restoration-law_en

[12] Redazione, COP15, accordo storico per la salvaguardia della natura e delle persone, Infobuildenergia, 20 dicembre 2022, https://www.infobuildenergia.it/cop15-conferenza-nazioni-unite-biodiversita/#:~:text=L%27accordo%20prevede%20diversi%20obiettivi,di%20quelle%20marine%20sono%20protette

[13] Fabiana Luca, La prima legge europea sul ripristino della natura appesa a un filo, eunews, 27 giugno 2023, https://www.eunews.it/2023/06/27/ripristino-natura-parlamento-europeo/

[14] Redazione, Nature Restoration Law, cos'è e cosa prevede la legge europea sul ripristino della natura, Sky Tg24, 12 luglio 2023, https://tg24.sky.it/ambiente/2023/07/11/legge-ripristino-natura-ue#03

[15] Redazione, Legge ripristino natura, via libera del Parlamento europeo: cos'è e cosa prevede, Adnkronos, 12 luglio 2023, https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/legge-ripristino-natura-via-libera-del-parlamento-europeo-cose-e-cosa-prevede_7gByA78z6Fmkb9okdDiDT?refresh_ce

[16] Comunicato Stampa, Legge sul ripristino della natura: il Parlamento adotta la sua posizione, Europarlamento, 12 luglio 2023, https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20230707IPR02433/legge-sul-ripristino-della-natura-il-parlamento-adotta-la-sua-posizione



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