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Politica | Dai comuni alla Regione, cos'ha detto il voto in Sardegna




Il tempo che comincia a scorrere, le amministrative nei comuni più grandi a mandare ulteriori segnali delle forze in campo e di quelle che sono le carte che potrebbero essere poste sul tavolo. La politica isolana si muove già da mesi, perché i giorni passano e le nuove elezioni regionali si avvicinano. Poche le parole in Consiglio, tante invece quelle tra gli androni dei palazzi di Via Roma e fuori dal Palazzo.


Fuoco amico


Le urne di Assemini e di Iglesias hanno dato segnali diametralmente opposti, ma ugualmente importanti, sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Nel centro dell’hinterland cagliaritano la nuova vittoria di Mario Puddu, al di là del risultato personale dell’ex Cinque Stelle, è il successo di una fetta considerata minore nel centrodestra del governo regionale attuale ma che in realtà, il prossimo anno, potrebbe rappresentare ancora una volta l’ago della bilancia. Perché dietro Puddu, forza trainante con la sua lista civica, non ci sono stati solo partiti di lungo corso come Riformatori e Unione di Centro, che nonostante la scomparsa di Oppi continua a recitare un ruolo di primo piano nello scacchiere sardo, ma anche il nuovo progetto centrista guidato da Stefano Tunis e Antonello Peru Sardegna al Centro 2020, presentatosi alle urne con la lista Sardegna 20Venti. Un movimento che lo scorso aprile è stato presentato a Sassari di fronte a più di 1300 persone e che gode della larghezza del bacino elettorale di due nomi forti della politica isolana tra Cagliari e Sassari. Malgrado sia sospeso dal Consiglio regionale per via di una condanna di 5 anni e 6 mesi per concussione dal Tribunale di Sassari e rinviato a giudizio invece dal Tribunale di Oristano per un altro filone d'inchiesta, Peru resta l’uomo più votato delle ultime elezioni e le sue parole su Assemini come “banco di prova e laboratorio di idee” lasciano più di spiraglio aperto a nuovi tentativi di far pesare la propria forza. Un quadro in cui ha provato a inserirsi anche il Psd’Az il giorno prima del ballottaggio dello scorso 11 giugno, con il partito del presidente Solinas che si è visto però sbattere la porta in faccia da Puddu. L’ultimo segno delle difficoltà di un partito in confusione, indebolito dalla distanza che intercorre tra il proprio gruppo dirigente e consiliare dalla Giunta. Con il governo regionale che negli ultimi mesi si è dovuto difendere più dagli attacchi interni che da quelli dell’opposizione. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno aperto un confronto a più tratti aspro con la presidenza. Il partito di Giorgia Meloni e guidato in Sardegna da Antonella Zedda sembra il più insofferente, con il tema dello stadio di Cagliari che è l’esempio cardine delle difficoltà di intesa tra le parti, visti i continui richiami del sindaco cagliaritano Truzzu sul tema. Difficoltà politiche che annebbiano quanto accade sullo sfondo, con una realtà che continua a scorrere caratterizzata dal caos sugli ospedali, tra i piani del Pnrr a rilento e le problematiche croniche della sanità territoriale sarda, denunciate dalla manifestazione dei sindacati dello scorso 15 giugno.


Opposizioni


Solinas appare così attaccato da più fronti. Le poche apparizioni in pubblico, le parole piccate contro la ricerca effettuata dal Crenos sullo stato della sanità sarda, ma anche alcuni tratti dell’intervista rilasciata a L’Unione Sarda lo scorso 15 giugno, gli ultimi indizi di un presidente regionale che nonostante l’annunciata ricandidatura appare sempre più solo. Con il previsto incontro con i segretari dei partiti di maggioranza che potrebbe essere rivelatore di altre tensioni. Anche sull’altro lato della barricata, tuttavia, i problemi non mancano. Partito democratico, Progressisti e Movimento Cinque Stelle lavorano già dalla primavera del 2022 alla possibilità di presentarsi uniti alle urne nel 2024. Sembra ancora lontana però la proposta di un’idea unitaria e di un conseguente nome. Il Movimento Cinque Stelle nelle elezioni nazionali di settembre si è attestato come secondo partito nell’Isola. E a inizio giugno, a Tramatza, l’M5S ha dato vita a un manifesto di dieci punti che dovrebbe essere la base del proprio programma elettorale. Se i Progressisti, nonostante l’uscita dal gruppo consiliare della sindaca di Elmas Maria Laura Orrù, appaiono come il gruppo al momento meno esposto alle intemperie, il Partito Democratico invece vive ancora una fase di trasformazione. Piero Comandini ha ottenuto sì la carica di segretario a febbraio, ma l’ha fatto senza l’appoggio dell’ala popolare di Paolo Fadda, tenutasi fuori dai discorsi di potere interni al partito dopo non aver trovato l’accordo con l’altro uomo forte del Pd, Antonello Cabras. La vittoria schiacciante a Iglesias del sindaco uscente Mauro Usai, profilo giovane e di successo appartenente all’area Fadda, potrebbe essere il primo segnale per una resa dei conti futura in cui l’ex Margherita faccia pesare la sua forza.


Fonte foto: Regione Sardegna / regione.sardegna.it


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