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  • Immagine del redattoreAlessandro Manno

POV: sei una matricola dell'Università di Cagliari


Sei un ragazzo o una ragazza pieno/a di speranze. Ti sei appena diplomato/a oppure dopo tanto tempo vuoi riprendere a studiare e decidi quindi di intraprendere un percorso di studi all’interno dell’Università degli Studi di Cagliari. È luglio: il caldo torrido dell’estate sarda spingerebbe chiunque a stare al mare, a godersi il sole e i meritati giorni di riposo. Ma a te non importa.


Sei davanti al tuo computer perché ti hanno detto che all’Università c’è la possibilità di prendere una borsa di studio che ti consentirebbe di affrontare con più serenità il tuo percorso accademico. Recuperi il tuo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) all’INPS e tutti i documenti necessari per compilare la domanda. Invii la domanda online aspettando con ansia il 14 settembre, quando è prevista l’uscita delle graduatorie provvisorie per la borsa di studio.


Il giorno fatidico arriva: sei idoneo/a! Aspetti il 29 ottobre perché vuoi la matematica certezza di ottenere la borsa. Il giorno arriva e la borsa viene confermata. L’Università inizia: ci sono i corsi da seguire e gli esami da dare, ma soprattutto ci sono i libri da comprare e l’abbonamento dell’autobus da pagare. Non sei una matricola qualunque però: sei una matricola fuori-sede. Quindi hai i pasti giornalieri in mensa da pagare, alcune spese personali a cui fare fronte, ogni tanto hai necessità di tornare a casa dalla tua famiglia. Non sei risultata beneficiaria della casa dello studente quindi hai anche da pagare l’affitto della tua camera nel quartiere di Is Mirrionis a pochi passi dalla mensa universitaria di Via Trentino a Cagliari.


Arriva però il periodo natalizio e tu aspetti la tua metà di borsa di studio che ti dovrebbe arrivare prima delle festività. Un giorno però la scoperta: nel tuo conto corrente non arriva il 50% dell’importo della borsa di studio come per gli studenti già immatricolati da più di un anno ma solo il 35%. Hai pochi soldi e non sai come affrontare le spese dei mesi che verranno.


Fine del breve racconto della nostra matricola dell’Università degli Studi di Cagliari. Una storia che ha riguardato e riguarderà nei prossimi mesi numerose matricole che hanno visto l’importo della loro borsa drasticamente diminuito. Ma perché gli è stato accreditato soltanto il 35% della borsa? E perché questo non va bene? Capiamolo insieme.


Pochi soldi, molte spese

Il 20 dicembre l’ERSU attraverso il suo sito ufficiale ha comunicato che sarebbero stati emessi i pagamenti di vari benefici erogati dall’Ente relativi all’anno accademico 2021/22 che vedeva alla voce “Prima rata della borsa di studio” la specifica che qui riportiamo testualmente dal comunicato [1]:

“Agli studenti beneficiari iscritti ad un primo anno di corso, viene erogato un importo pari al 35% del valore in denaro della borsa di studio assegnata”.

Mentre:

“Agli studenti beneficiari iscritti ad anni successivi di corso, viene erogato un importo pari al 50% del valore in denaro della borsa di studio assegnata”.

Quanto esplicitato nel comunicato apparso sul sito dell’ERSU era già stato esposto nel bando di concorso (che potete trovare interamente qui) per questo anno accademico al paragrafo 16.5 (pag.26).


Tuttavia, la disparità di trattamento tra le matricole e gli studenti degli anni successivi risulta notevole con un importo della borsa drasticamente diminuito. Le matricole fuori sede senza diritto all’alloggio nella casa dello studente e che hanno diritto al massimo importo della borsa di studio, hanno ricevuto non 2324,24 € come i colleghi del secondo anno, ad esempio, ma solo 1626,97 € che, con un costo medio di una camera a Cagliari che si attesta sui 250 €, risulta del tutto insufficiente a far fronte alle spese di uno studente fuori sede. Questo tenendo conto ovviamente dell’importo massimo disponibile e non valutando i vari importi disponibili per le altre fasce di reddito.


Una scelta inusuale

La scelta dell’ERSU di diminuire l’importo della borsa al primo anno è stata dettata dalla volontà di uniformarsi agli altri enti nazionali che si occupano di diritto allo studio, come ci è stato confermato dal Rappresentante degli studenti Francesco Stochino, eletto lo scorso anno nella lista Reset Unica e non ancora insediato nel Consiglio di amministrazione dell’ERSU per via del commissariamento dell’ente da più di un anno: “La risposta che ci è stata data dall’ERSU è stata quella di volersi uniformare agli altri enti perché capita spesso che gli studenti al primo anno che prendono metà dell’importo della borsa o non raggiungono il numero di CFU (Crediti Formativi Universitari) richiesti per riscattarla o non continuino la carriera accademica, lasciando l’Università e aumentando la difficoltà da parte dell’Ente di recuperare i soldi dati”.


Continua Stochino: “Nel momento in cui abbiamo fatto presente all’ERSU dell’assurdità della scelta abbiamo ottenuto la promessa di ottenere lo stanziamento dei soldi restanti per il mese di febbraio; anche perché, come ci è stato assicurato dagli uffici, i soldi ci sono già e devono essere soltanto girati agli studenti beneficiari”.

La situazione dovrebbe quindi sbloccarsi a breve, salvo intoppi di natura burocratica, ma ha gà creato numerosi disagi alla popolazione universitaria. “Viene da domandarsi - conclude il rappresentante - se l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio sia una banca che concede prestiti agli studenti o uno strumento fondamentale per offrire a tutti gli studenti sardi la possibilità di intraprendere in serenità un percorso all’interno della nostra università. La prima rata della borsa di studio per le matricole deve essere a fondo perduto e basarsi soltanto sull’indicatore ISEE dello studente”.


La necessità d'investimenti

Questa vicenda deve portarci a riflettere su due punti: la necessità di rivedere l’impostazione delle regole in base ai luoghi in cui si opera e quella della scarsa lungimiranza della politica.


Il primo punto è presto detto: in un contesto in grave difficoltà economica come quello sardo c’è la necessità da parte di enti come l’ERSU di mettere in campo quante più risorse possibili per consentire anche a studenti non abbienti un percorso di studi universitario che porti ad un miglioramento delle proprie condizioni di partenza e, di conseguenza, a un progresso della società nella quale lo studente si troverà ad operare. Dare il 35% della borsa a una matricola con difficoltà economiche significa invece obbligarlo a dover rinunciare al suo percorso di studi o a metterlo in forte discussione. Inoltre, la scelta di diminuire l’importo dato l’alto tasso di studenti che non riescono a raggiungere i parametri richiesti è una pregiudiziale importante nei confronti degli studenti che sono in grado di rispettare i parametri richiesti e che vedono così il loro diritto allo studio diminuito.


Il secondo punto fa riferimento a tutta una serie di scelte discutibili da parte dell’Ente per il diritto allo studio e della Regione Sardegna che lo controlla. Procediamo in serie: lo stato di abbandono nel quale versano le case dello studente e le mense dove vivono e mangiano gli studenti dell’Università di Cagliari, con numerosi crolli e disservizi che si sono susseguiti nel corso dei mesi; la costruzione di un nuovo campus universitario in una zona della città difficilmente raggiungibile (Viale La Playa) dagli studenti e non collegata coi mezzi pubblici, lontana da tutti i poli universitari e che è stata lodata come un fiore all’occhiello ma che risulta scarsamente funzionale alle esigenze degli studenti; il perdurare dello stato di commissariamento dell’Ente da parte della Regione Sardegna che impedisce a docenti e studenti dell’Università di Cagliari di confrontarsi con i dirigenti dell’Ente stesso, facendo venir meno il diritto di rappresentanza del mondo dell’Università all’interno dell’ERSU, creato appositamente per occuparsi di diritto allo studio universitario.


Se non è un paradosso questo.


Fonti:

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