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  • Immagine del redattoreGiulio Ardenghi

Ron DeSantis: chi è il Governatore della Florida?


Negli Stati Uniti lo sapevano già tutti, ma ora è ufficiale: il Governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis si candiderà alla Presidenza. Sarà un percorso lungo e tortuoso. Per quanto piaccia già molto all’elettorato conservatore americano, anche all’interno del GOP (Grand Old Party, cioè il Partito Repubblicano) DeSantis dovrà innanzitutto fare i conti con un avversario ben più celebre ed esperto: l’ex Presidente Donald J. Trump.

Se il Governatore della Florida è conosciuto da tutti nel suo Paese, lo stesso non si può dire per l’Italia. Vale dunque la pena approfondire un po’ e cercare di capire di chi si tratta e quali sono i punti fondamentali della sua linea politica.


Ronald Dion DeSantis nasce a Jacksonville, Florida, il 14 settembre 1978. Veterano di guerra in Iraq e laureato in legge ad Harvard, una volta tolta la casacca militare intraprende la carriera politica.

Prima di candidarsi come Governatore della Florida, DeSantis rappresenta il suo Stato alla House of Representatives, un organismo simile alla Camera dei Deputati italiana. Già in quest’occasione, il futuro Governatore si fa notare per la sua opposizione alle misure economiche per contrastare il cambiamento climatico e al controllo sulle armi da fuoco.


Nel 2019 DeSantis conquista il primo mandato al governo della Florida, e mantiene la sua linea politica conservatrice. Il suo nome acquista grande notorietà soprattutto per le sue battaglie sull’istruzione e sulla scuola. In particolar modo, DeSantis oppone l’insegnamento della cosiddetta critical race theory [1] e l’introduzione di temi LGBTQ+ nella scuola pubblica.

Da questo scaturisce anche un contenzioso con la Disney, che proprio a Orlando ha il suo parco a tema più famoso, e in questi ultimi anni è molto attiva nella battaglia per la rappresentazione delle minoranze etniche e sessuali nei mass media.

Alla decisione della compagnia di intrattenimento di sospendere le donazioni ai politici della Florida, DeSantis risponde con l’abrogazione dello status fiscale speciale di Disney World, cosa che a sua volta porta a una battaglia legale tra lo Stato in questione e gli inventori di Topolino.


DeSantis è fautore di una linea piuttosto dura verso l’immigrazione, ed è uno dei Governatori che decidono, nel settembre 2022, di mandare i migranti sbarcati sul loro territorio verso l’isola di Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, una meta turistica famosa per essere frequentata da famose personalità legate al Partito Democratico.


Da quanto sopra, si evince che Ron DeSantis ha più di qualche punto in comune con il suo immediato rivale Donald Trump. Ci sono, tuttavia, anche delle notevoli differenze. Innanzitutto, DeSantis incarna l’ideale americano del self-made man molto più di quanto faccia The Donald, poiché viene dalla classe media e svolge diversi lavori per mantenersi durante gli studi.

Oltre a ciò, DeSantis ha sempre cercato di mantenere un’immagine da uomo moralmente integerrimo, più contenuto di Trump nei comportamenti.


Il governatore della Florida non è un WASP (White Anglo-Saxon Protestant, Bianco anglosassone protestante, ndr) come Trump, ma è italiano e cattolico. Questo è un aspetto significativo. Gli americani non hanno ancora deciso se gli italiani siano bianchi o no (è a loro che spetta deciderlo, giusto?) ma, d’altra parte, questo dimostra la volontà dei Repubblicani di includere anche persone di discendenza non anglosassone nei loro ranghi.

Anche il discorso sulla religione è interessante. Per la gran parte della loro storia, le comunità protestanti americane sono state marcate da un fortissimo anti-cattolicesimo. I cattolici adorano i santi e le immagini, e sono fedeli al papa di Roma prima che alla nazione americana, si diceva. Questi discorsi vengono certamente fatti ancora, ma sono per lo più ristretti alle comunità evangeliche e fondamentaliste e non riguardano più la stragrande maggioranza dei protestanti conservatori. Nel 2017, il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro e il pastore presbiteriano argentino Marcelo Figueroa lamentarono che cattolici e protestanti, una volta acerrimi nemici, avevano deciso di mettere da parte le ostilità per giungere a un “ecumenismo dell’odio” [2] e far fronte comune contro il multiculturalismo, le minoranze sessuali, l’aborto etc.

Lasciando da parte la sprezzante retorica dell’articolo, è innegabile che la popolarità del cattolico italiano DeSantis tra i protestanti conservatori sia un chiaro sintomo della nuova alleanza di cui i due religiosi parlano.


Da parte sua, Trump affibbia al suo rivale nomignoli come “DeSaster” e “DeSanctimonious”, giochi di parole con il suo cognome e i termini inglesi disaster (disastro) e sanctimonious (ipocrita), e lo attacca per gli evidenti problemi tecnici del suo video-messaggio di candidatura. Inoltre, Trump non ha buoni rapporti con Elon Musk, mentre il Governatore della Florida lo vede come un alleato, e condivide molte delle idee libertarie del miliardario sudafricano.


In conclusione, si può dire che Ron DeSantis sia un politico ancora giovane la cui carriera fino ad ora è fatta di grandi successi. Non è di sicuro uno che ha paura di mettersi in posizioni controverse o di affrontare avversari difficili. Il tempo dirà se sarà in grado di stabilirsi come una sorta di Trump purificato da tutti gli eccessi e più fedele all’archetipo dell’uomo conservatore tradizionale. Sarà abbastanza per battere Trump? Se sì, sarà poi abbastanza per diventare il Presidente degli Stati Uniti? Aspettiamo e vedremo.

Fonti:

[1] Con questo nome s’intende una teoria sociologica che propone di analizzare i fenomeni storici e sociopolitici dal punto di vista delle disuguaglianze razziali. Si tratta di un tema che riveste un ruolo predominante nelle “guerre culturali” del mondo anglosassone. [2] A. Spadaro e M. Figueroa, Evangelical fundamentalism and Catholic integralism: a surprising ecumenism, La Civiltà Cattolica, 13 luglio 2017, consultato il 28 maggio 2023, https://www.laciviltacattolica.it/articolo


Fonte immagine copertina: Politico.com

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