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  • Immagine del redattoreMatteo Monaci

Salvador Allende: il domani apparterrà al popolo


“É possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore”

Salvador Allende


Cinquant’anni fa in Cile il generale Augusto Pinochet rovesciava il governo democraticamente eletto di Salvador Allende, instaurando una feroce dittatura militare che insanguinerà il Paese per più di un decennio. Ma chi era davvero Salvador Allende, l’uomo che si battè fino alla fine per la libertà del popolo cileno?


Nato il 26 giugno 1908 a Santiago da una famiglia benestante e da sempre attiva politicamente, Allende si laureò in medicina e negli dell’università si avvicinò al Partito Socialista, ripudiando tuttavia il modello leninista fondato sul primato del partito unico. Nel 1937 inviò un telegramma alla Germania nazista prendendo posizione contro le leggi razziali di Norimberga, emanate due anni prima. In quello stesso anno fu eletto parlamentare al Congresso e l’anno successivo divenne Ministro della Salute, ruolo che lo vide impegnato nell’estensione del sistema sanitario nazionale, così da consentire l’accesso alle cure anche ai cittadini meno abbienti. Da parlamentare lottò anche per la rafforzare le tutele previdenziali dei lavoratori, in particolare per le lavoratrici in maternità e per un’istruzione pubblica che fosse estesa a tutti, indipendentemente dal censo. Fu in seguito Presidente del Senato, adoperandosi durante l’incarico per il recupero dei diari di Ernesto Che Guevara, fucilato l’anno precedente in Bolivia.


Fu candidato alla presidenza del Paese per ben quattro volte, venendo sconfitto le prime tre volte e uscendo infine vincitore l’ultima, nel 1970. Egli vinse grazie all’appoggio della classe operaia e dei contadini, ma anche di molti esponenti della borghesia e intellettuali, tra i quali il poeta Pablo Neruda e gli Inti Illimani, noto complesso musicale cileno che scriverà l’inno della sua campagna elettorale: Venceremos. Ma fin da subito Allende attirò a sé l’avversione degli USA, allora sotto la presidenza di Nixon, che temevano l’ascesa di un socialista alla guida del Paese e tentarono invano di impedirne la salita al potere, finanziando i partiti politici di destra e cercando inutilmente di persuadere il presidente uscente Eduard Frei a far sì che il Congresso non ratificasse la sua elezione. Il governo di Allende era sostenuto da una coalizione denominata Unidad Popular, che comprendeva socialisti, comunisti, cattolici e radicali.

Da presidente Allende migliorò le condizioni di vita della popolazione nazionalizzando miniere, energia, trasporti, telecomunicazioni, banche e assicurazioni, andando in questo modo a ledere gli interessi di grosse compagnie statunitensi. S’impegnò inoltre nella redistribuzione delle terre ai contadini più poveri, contrastando i grandi latifondisti. Durante la sua presidenza fu varato un piano che prevedeva l’invio di migliaia di volontari nelle aree più remote del Paese, al fine di garantire ai più poveri istruzione e cure mediche, in una lotta serrata contro analfabetismo e denutrizione. Furono realizzate nuove scuole e ospedali in tutto il territorio nazionale. Fu fissato un salario minimo garantito per tutti i lavoratori, vennero coinvolti i lavoratori stessi nella partecipazione ai consigli di amministrazione delle società e furono istituiti centri per l’impiego volti al contrasto della disoccupazione attraverso il coordinamento tra domanda e offerta. Il Cile sembrava finalmente essere tornato a rifiorire. Ma un’ombra nera si preparava a incombere sulla nazione.


Il 29 giugno 1973 vi fu un primo tentativo di golpe portato avanti dal colonnello Soeper, che fu tuttavia sventato grazie alla pronta reazione del generale Prats, fedele alla Repubblica. Ma pochi giorni dopo un insolito avvenimento costrinse Prats alle dimissioni: mentre si trovava in strada fu volontariamente provocato e canzonato da un’autovettura e in preda all’ira estrasse la pistola per poi scoprire che il guidatore era una donna che egli aveva accidentalmente scambiato per un uomo. Il fatto destò indignazione tra l’opinione pubblica, che non gli lasciò scelta. Alcuni ritengono che l’evento fosse in realtà stato orchestrato dai nemici di Allende così che si trovasse obbligato a sostituire il generale che ancora gli era vicino. E fu allora che il presidente commise lo sbaglio più grosso, sostituendo Prats con Pinochet, che egli erroneamente reputava fedele alle istituzioni.

Intanto dagli ambienti di destra iniziarono a girare false voci, messe in circolazione dai nemici di Allende, secondo le quali il Presidente si preparava a instaurare una dittatura. In realtà Allende rifiuterà fino all’ultimo di ricorrere alla legge marziale, quando l’11 settembre 1973 il generale Pinochet assaltò con l’esercito il palazzo presidenziale, facendolo bombardare e assumendo infine la guida del Paese. Allende, che aveva l’occasione di fuggire, scelse eroicamente di rimanere a combattere al fianco del popolo e asserragliato nel palazzo presidenziale imbracciò il fucile contro i golpisti, ma, capendo infine che non vi era più speranza di salvezza, si tolse la vita per non cadere in mano agli assalitori. Sua moglie e le sue figlie saranno costrette all’esilio. Per il Cile fu l’inizio di un incubo.


La nuova giunta militare prese il controllo del Paese, sciogliendo il Parlamento. Ebbe così inizio la caccia agli oppositori politici, arrestati in maniera arbitraria, condotti presso lo stadio nazionale, divenuto intanto luogo di orrori e nefandezze, torturati, seviziati e infine sedati e uccisi gettandone i corpi sul fondo dell’oceano. Decine di migliaia di uomini e donne morirono per mano del regime. I loro bambini, strappati alle famiglie, vennero dati in adozione a esponenti dell’esercito. Pinochet, fervente antisemita e ammiratore di Hitler, si accanì in particolare contro gli ebrei, perseguitandoli e trattandoli indiscriminatamente alla stregua di oppositori. Le riforme sociali di Allende furono cancellate, lo stato sociale abbattuto, i grossi latifondi ripristinati e le grandi imprese privatizzate e svendute a compagnie straniere. Il processo di emancipazione femminile venne arrestato e le donne ridotte al ruolo di angelo del focolare. La nuova giunta ottenne l’appoggio del Presidente statunitense Nixon, mentre non fu riconosciuta dall’Italia che sotto il governo di Aldo Moro darà asilo a molti oppositori del regime. La dittatura durerà quasi vent’anni.


Allende era solito dire che l’immortalità dell’uomo risiede nella memoria dei posteri e che anche da morti saremo ancora in grado di vivere in quella parte di noi che abbiamo donato agli altri. Così egli per certi versi vive ancora e così vive ancora il suo sogno di un mondo di pace, democrazia, libertà e uguaglianza. Nel suo ultimo discorso radiofonico si rivolgeva così alla nazione mentre i golpisti si apprestavano a irrompere nel palazzo presidenziale:


“Lavoratori, ho fiducia nel destino della patria. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore”



Fonti:

[1] Salvador Allende; Wikipedia, https://it.wikipedia.org/

[2] Enciclopedia di Repubblica, 2004


Immagine di copertina: Salvadro Allende (fonte: WIkipedia)

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