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  • Francesco Serra

Una città nuragica sommersa?


Insediamento nuragico presunto a Conca Illonis


Di recente sono stati pubblicati su Restauro Archeologico, una rivista dell’Università di Firenze, i risultati, per lo più preliminari, di un interessante studio portato avanti dall’architetto Giuseppe Sanna in merito alla funzione dei nuraghi sulla base del loro dislocamento territoriale, in particolare nella zona del Sinis, vicino Cabras. [1] Addizionando alla ricerca sul campo sia sistemi informativi geografici (GIS) sia l’ortofotografia (entrambi strumenti ormai ben amalgamati nella metodologia della ricerca archeologica), lo studio contribuisce ad avvalorare l’ipotesi comunemente diffusa tra gli studiosi secondo cui fra i principali scopi dei nuraghi vi fossero la demarcazione territoriale e l’esercizio del controllo socioeconomico su una determinata area. [2] Registrando pure una certa regolarità nelle distanze che intercorrono fra un nuraghe e l’altro, queste antiche costruzioni sarebbero state così edificate nel Sinis verosimilmente per connettere facilmente, sul piano fisico e visivo, i vari siti dell’area. [3] Tuttavia, a detta di Sanna, il controllo territoriale e la connessione facilitata fra più punti di interesse non basterebbero a giustificare la fitta rete di nuraghi concentrata nel territorio del Sinis. Dunque si è provato ad incrementare l’ausilio dell’ortofotografia per tutta l’area di interesse, ottenendo delle immagini che, rielaborate in post-produzione per mettere in risalto alcuni dettagli, presenterebbero delle consistenti tracce sommerse a pochi metri di profondità nello stagno di Cabras, sul versante della località Conca Illonis. Precisamente si tratterebbe di un ampio agglomerato di elementi a pianta circolare che, visti dall’alto, per forma e dimensioni ricorderebbero le tipiche capanne di epoca nuragica, per di più ricoprenti un’area talmente vasta che lo stesso autore di questa ricerca ha definito come vera e propria “città nuragica”. Pertanto, si deduce che l’alta densità di nuraghi nel Sinis sarebbe la principale conseguenza di questo centro, un insediamento “florido” e di “grande longevità”, attorno al quale sviluppare una fitta rete di nuraghi.



Post-produzione in scala di grigi delle foto aeree di Conca Illonis, con inquadramento in dettaglio di possibili evidenze archeologiche (da G. Sanna 2023).

Ponendola in questi termini, una ricerca del genere condurrebbe verso un enorme e determinante apporto scientifico in merito alle conoscenze sull’antica “civiltà sarda”, oltre sicuramente a generare una notevole risonanza mediatica, poiché l’oggetto della scoperta consisterebbe nell’insediamento di epoca nuragica più esteso in assoluto, misurante 19 ettari, stando a stime preliminari, perciò ben più grande di qualsiasi altro sito abitativo nuragico finora noto, che in nessun caso supera i 3 ettari. [4]






Per fare un paragone che piace tanto al giornalismo attuale quando occorre rendere più chiare delle stime dimensionali, significa che l’ipotetico insediamento di Conca Illonis misurerebbe quasi 27 campi da calcio.


Quindi possiamo effettivamente parlare di una città nuragica?


A dire il vero, prima di farci prendere dall’entusiasmo è bene fare delle precisazioni.

A primo impatto sarebbe naturale pensare che i Nuragici avessero posto intorno a un grande insediamento un alto numero di edifici turriti, a scopo di demarcazione territoriale o di difesa. Tuttavia, va tenuto conto del fatto che la fitta mole di evidenze archeologiche in una determinata area, tanto nel Sinis quanto nel resto della Sardegna, non è necessariamente il frutto di un’azione unitaria e puntuale, bensì, più probabilmente, di un articolato processo edificativo durato un’intera epoca, che nel caso della civiltà nuragica copre complessivamente un millennio pieno, nell’arco del quale si sono succeduti innumerevoli eventi e fattori tali da indurre gli individui a cambiare e riadattare di continuo le loro esigenze costruttive. In altre parole, ciò significa che, mentre venivano edificati alcuni nuraghi, altri potevano risultare già dismessi o addirittura diroccati nella medesima area. Questo discorso vale anche per l’evoluzione interna a un singolo insediamento, quindi non solo su scala paesaggistica. Supponendo pure che le evidenze archeologiche sommerse a Conca Illonis si estendano effettivamente per molti ettari, non vuol dire necessariamente che siano da riferire ad una sola fase costruttiva, per quanto dall’alto possano apparire come un’unica entità a causa di un possibile “appiattimento” della successione stratigrafica, dato da continui fenomeni di seppellimento e inabissamento. Significativo è l’esempio del sito di Su Nuraxi di Barumini, che così a vedersi sembrerebbe un grande complesso unitario, ma in realtà è il prodotto di numerose addizioni e riadattamenti che vanno dall’Età del Bronzo fino all’Età Romana. [5]

Infatti, prendendo in considerazione le foto aeree sopra Conca Illonis, precisamente nella parte in alto e al centro del riquadro n. 2 della precedente immagine, possiamo effettivamente notare una possibile struttura che presenta delle analogie con un pozzo sacro nuragico, un tipo edilizio che, tuttavia, non si attesterebbe prima dell’Età del Bronzo Finale (XII-IX secolo a.C.), epoca in cui risulta che i nuraghi non venissero più costruiti e in molti casi fossero addirittura dismessi. [6] Pertanto, ciò implicherebbe che la fitta rete di nuraghi non sia stata realizzata in funzione del possibile insediamento di Conca Illonis, almeno per quanto concerne la fase cronologica ascrivibile al pozzo sacro, essendo quest’ultimo posteriore agli edifici turriti.



Villaggio di Su Nuraxi di Barumini visto dall’alto (Sardegna Virtual Archaeology)


Sarebbe poi opportuno fare un’altra precisazione, legata all’impiego del termine “città” per questo contesto. Per quanto nel linguaggio comune siamo soliti indicare come città generalmente grandi agglomerati di abitazioni contenenti un numero relativamente alto di persone, adottando un’ottica più archeologica e antropologica è più corretto associare questa parola a degli insediamenti umani. che, a prescindere dalla loro dimensione, mostrino tutta una serie di elementi tipici di un’entità statale, fra cui un’evidente e articolata stratificazione sociale, presenza di un apparato burocratico, chiara differenziazione degli spazi governativi da quelli produttivi e abitativi, impiego della scrittura, e altri fattori che ad oggi non sono emersi nell’ambito della cultura nuragica, la quale semmai poteva raggiungere uno stadio “protourbano". [7] A primo impatto questa precisazione potrebbe apparire puntigliosa e a tratti un po’ astrusa, tuttavia, considerando la portata scientifica e la delicatezza dell’argomento in questione, è importante che il lavoro di ricerca adotti un approccio multidisciplinare e allo stesso tempo metta sul piatto tutti i fattori analizzabili, soprattutto nell’ottica della divulgazione di un’epoca storica così complessa come quella nuragica, della quale in realtà conosciamo meno di quanto spesso si voglia far credere.


Ad ogni modo, lo studio compiuto a Conca Illonis funge da stimolo per nuove e doverose indagini archeologiche. La Fondazione Mont’e Prama già negli scorsi mesi ha stanziato dei fondi per compiere, entro l’anno corrente, delle ricognizioni nello stagno e nell’area circostante, coinvolgendo inoltre le Università di Sassari e del Salento, al fine di poter anche verificare le effettive tracce di un insediamento nuragico sommerso. [8] Solo allora potremo cominciare a definire con precisione la natura di queste eventuali testimonianze.


Fonti:

[1] G. Sanna, Dalle connessioni visive dei nuraghi del Sinis alla città nuragica sommersa di Conca Illonis nello stagno di Cabras, in Restauro Archeologico, 2, Firenze University Press, 2023, pp. 32-61. https://oaj.fupress.net/index.php/ra/article/view/14491.

[2] R. Cicilloni, F. Porcedda, L. Spanedda, J.A. Cámara Serrano, M. Cabras, Analisi territoriali in un’area della Sardegna centromeridionale: modelli ubicativi durante l’età del bronzo, in Archeologia e Calcolatori, 30, 2019, pp. 329-346.

[3] G. Sanna, pp. 34-48

[4] A. Usai, Gli insediamenti, in T. Cossu, M. Perra, A. Usai (eds.), Il tempo dei nuraghi: la Sardegna dal XVIII all’VIII secolo a.C., Ilisso, Nuoro, 2018, p. 104

[5] R. Cicilloni, Il complesso nuragico di Su Nuraxi di Barumini, in T. Cossu, M. Perra, A. Usai (eds.), Il tempo dei nuraghi: la Sardegna dal XVIII all’VIII secolo a.C., Ilisso, Nuoro, 2018, pp. 78-84.

[6] A. Depalmas, Il Bronzo finale della Sardegna, in Atti della XLIV Riunione Scientifica - La preistoria e la protostoria della Sardegna (Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009), vol. I, Firenze 2009, pp. 141-160.

[7] M. Perra, Politica, economia, società nel mondo dei nuraghi, in A. Moravetti, E. Alba, L. Foddai (eds.), La Sardegna nuragica- Storia e materiali = Corpora delle antichità della Sardegna, Carlo Delfino Editore, 2014, pp. 137-150



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