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  • Immagine del redattoreAlessandro Manno

Alfabeto Quirinale - Le parole che non conoscete sull'elezione del Presidente della Repubblica


7 anni. È la durata del mandato del Presidente della Repubblica, la carica più alta tra quelle previste nel nostro Stato. Un periodo lungo che attraversa nella migliore delle ipotesi due legislature (ossia il periodo del mandato del Parlamento) e che ha il privilegio di osservare gli stravolgimenti della politica italiana che in 7 anni fa in tempo a cambiare volto più e più volte, inserendo nel copione nuovi interpreti inaspettati.


Sembra ieri che è iniziato il mandato del Presidente Sergio Mattarella: era in carica il Governo Renzi, Donald Trump non era ancora Presidente degli Stati Uniti, la Juventus dominava il campionato italiano, non avevamo ancora vinto l’Europeo e l’Eurovision e soprattutto non avremmo mai pensato di non andare al Mondiale di calcio di Russia 2018, ma eravamo già usciti ai gironi in Brasile per la seconda volta consecutiva. Ragazzi, parliamo di un’era geologica fa. TocToc Sardegna addirittura non era neanche nei sogni (o incubi, a vostra discrezione) di nessuno di coloro che in questo momento sta leggendo.

Se ci avessero detto al momento dell’elezione di Mattarella che il suo mandato sarebbe terminato nel corso di una pandemia globale, probabilmente avremo riso o detto “Sì, vabbè ti pago una cena piuttosto”. Per poi non poter offrire nessuna cena visto il coprifuoco e il lockdown che ci hanno accompagnato. Sai com’è, i casi della vita.


Questo excursus storico non serve a farvi riflettere su quanto siate vecchi, o almeno non solo, ma vi invita a meditare su quanto tempo duri in concreto il mandato del Presidente della Repubblica e quanto può accedere nell’arco di un solo mandato.


La sua elezione è quindi molto importante per il funzionamento della macchina istituzionale nel nostro Paese ed è anche per questo che moltissimi giornali nazionali e non danno sempre molto risalto a questo conto alla rovescia verso il giorno di apertura delle votazioni in Parlamento. Con il passare degli anni il mondo dell’informazione ha fatto suoi numerosi termini riguardanti la votazione e l’elezione del Presidente della Repubblica che normalmente sono propri del gergo politico, e di cui spesso il grande pubblico ignora il significato.

Abbiamo pensato di andare a cercare i termini più usati che ruotano intorno alla elezione della carica più alta del nostro Stato per conoscerne insieme il significato in modo che lunedì, quando inizieranno le votazioni, si potrà fare bella figura tra amici, colleghi e parenti spiegando a tutti il significato di alcune parole che altrimenti sarebbe difficile conoscere. Iniziamo.


Catafalco

Se aprite un vocabolario...vabbè ma chi li legge più i vocabolari; scusate ricomincio da capo. Se cercate su Internet il termine “catafalco” vi viene descritta una costruzione in legno chiusa da dei teli di stoffa dove normalmente si colloca o una bara o un simulacro durante una cerimonia religiosa. Bene. Cosa diavolo c’entra con l’elezione del Presidente della Repubblica?

Innanzitutto è bene ricordare che sono degli strumenti che sino al 1992 non erano mai stati utilizzati durante le votazioni, ma che divennero parte della scenografia del voto su decisione dell’allora Presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro (per intenderci è una delle maschere usate da Aldo, Giovanni e Giacomo in “Tre uomini e una gamba”) con l’obiettivo di dare la certezza della segretezza del voto in un clima politico stravolto da numerosi scandali e inchieste come quella di Mani Pulite (qui vi lascio il link per saperne di più). [1]


Come funziona un catafalco durante il voto: è una struttura in legno con due teli all’entrata e all’uscita, in modo che il parlamentare vi entri, scriva il nome di chi intende votare nella più assoluta tranquillità e poi esca, mettendo la sua scheda dentro una insalatiera (vedi voce giù) senza che nessuno possa vedere nulla. Questo perché il voto per il Presidente della Repubblica è segreto, cosicché i Parlamentari votino senza pressioni da parte dei propri partiti di appartenenza.

Oggi si parla tanto dei catafalchi perché in questa elezione pare non ci saranno essendo difficilmente igenizzabili e quindi poco funzionali al contenimento del contagio.


Insalatiera

Ecco una di quelle parole che potevano essere più semplici e che tolte dal contesto dell’elezione del Presidente della Repubblica, hanno tutto un’altro significato. Cos’è l’insalatiera? Semplicemente un cestino di vimini nel quale vengono infilati i voti dei grandi elettori una volta espresso il voto. Quelle che si usano per l’elezione del Presidente della Repubblica sono in vimini con decori dorati e un rivestiti in stoffa verde. Interessante? Bo, probabilmente no. Però se andate a lavorare a Montecitorio e vi chiedono “Passami l’insalatiera!”, almeno sapete che non dovete portare una ciotola.


Franchi Tiratori

Il franco tiratore è l’incubo di ogni segretario di partito nel corso di una elezione o semplicemente di una votazione a scrutinio segreto, come di fatto è l’elezione del Presidente della Repubblica. Dicesi “franco tiratore” quel parlamentare che invece di rispettare la linea del partito (ad esempio “Votiamo tutti quanti per X”) vota, forte del voto segreto, un’altra cosa o, nel nostro caso, un altro candidato.

Il temine propriamente viene dal gergo militare e indica un soldato o più soldati divisi in piccoli gruppi che sparano al nemico nei luoghi di guerriglia o di recente occupazione durante una guerra. Più i gruppi parlamentari sono frammentati e divisi, più c’è difficoltà da parte del segretario ad avere un peso e un controllo sulla votazione. In questa elezione è il caso del Movimento 5 Stelle, che sta affrontando una serie di lotte interne che lo rendono una polveriera. Riuscirà Giuseppe Conte a tenere uniti i grillini e condurli sani e salvi sino all’elezione del Presidente? E io che ne so! Seguite la maratona Quirinale di TocToc Sardegna per saperne di più. Presto aggiornamenti.


Chiama

Si poteva chiamare semplicemente “appello”, come a scuola. Ma siccome ci piace incasinare la vita alla gente, hanno deciso di usare il termine chiama. Cosa è? Semplicemente è la lettura da parte del Presidente della Camera dei nomi dei grandi elettori (vedi voce sotto, so che non sei più nella pelle) che sono chiamati a votare in ordine alfabetico entrando nei catafalchi e mettendo la loro scheda nell’insalatiera. Dopo questa fase avviene il conteggio dei voti e la verifica dei voti raggiunti da ogni nome sulle schede. Sì, lo so, speravate in qualcosa di particolare ma in effetti c’è ben poco da dire.


Grandi elettori

L’elezione del Presidente della Repubblica è un'elezione a suffragio indiretto, vale a dire che i votanti non sono direttamente i cittadini ma i cosiddetti “grandi elettori”, che hanno il compito di rappresentare questi ultimi durante il voto. Questi sono costituiti dai deputati (630), dai senatori (315), dai senatori a vita (6) e dai rappresentanti delle Regioni (58) che sono tre per Regione scelti tra i Consiglieri regionali, tranne la Valle d’Aosta che esprime un solo rappresentante. La scelta dei rappresentanti delle Regioni avviene tramite votazione all’interno dei Consigli Regionali e, per prassi, questi posti sono assegnati al Presidente di Regione, al Presidente del Consiglio Regionale e a un membro della minoranza in Consiglio Regionale.


Tutti i grandi elettori, per un totale di 1009, saranno convocati il 24 gennaio (domani) al Palazzo di Montecitorio per il primo scrutinio. Se vi state chiedendo se c’è mai stato un Presidente della Repubblica eletto dal popolo, la risposta è no, perché semplicemente non può esserci. Se volete eleggere un Presidente della Repubblica avete quindi quattro strade: essere eletti in Parlamento, essere eletti in Consiglio Regionale e farvi scegliere per rappresentare la Regione, fare qualcosa di apprezzabile nella vostra vita e avere più di 50 anni per essere nominati senatori a vita, oppure salire su un treno o un aereo, andare in Francia, prendere la cittadinanza francese e così potrete votare un Presidente della Repubblica. Ognuno ha i propri sogni…


Quorum

È il tetto di voti che bisogna raggiungere per poter eleggere il presidente della Repubblica. Sino al terzo scrutinio (che è il controllo dei voti effettuati dall’Assemblea) c’è bisogno del raggiungimento di un numero di voti pari ai due terzi dell’Assemblea, ossia 673 voti. Dal quarto scrutinio in poi viene richiesta invece la maggioranza assoluta, ossia 505 voti. Se anche dopo il quarto scrutinio non si riesce ad eleggere un Presidente, si procede ad oltranza. Il Presidente che è stato eletto con la maggioranza più alta è stato Sandro Pertini, socialista, nel 1978 con l’83,60% dei voti; quello invece con la maggioranza più bassa è stato Giovanni Leone, democristiano, nel 1971 con il 52% dei voti. Due sono invece i Presidenti che sono stati eletti al primo scrutinio: Francesco Cossiga (qui trovate un articolo che lo riguarda scritto da Emanuele Orrù), democristiano, che è stato anche il presidente più giovane mai eletto nel 1985, e Carlo Azeglio Ciampi, indipendente, eletto nel 1999. Se vi interessano un po’ di numeri e di storie sui presidenti della Repubblica, qui trovate i dati di Openpolis [2] e qui il link per il podcast di Spotify di Marco Damilano sui Presidenti della Repubblica. [3]


Kingmaker

Viene detto “kingmaker” colui o colei che ha un peso determinante nell’elezione del Presidente della Repubblica e che quindi riesce a trovare i voti necessari per portare avanti il nome di un/a candidato/a e creare le condizioni per convincere altre parti politiche a seguire la sua linea.

Il nome deriva da Richard Neville, lord inglese, che durante la Guerra delle Due Rose nella seconda metà del ‘400 risultò decisivo per l’assegnazione della Corona di re d’Inghilterra.


Qualche nome di kingmaker a questo giro di votazioni? Probabilmente nessuno; perché nessuna delle forze politiche è attualmente in grado da sola di eleggere il Presidente e al momento nessuno è sembrato in grado di orientare le decisioni dell’aula. L’ago della bilancia, o un possibile kingmaker, nell’umile parere di chi scrive, potrebbe essere nuovamente Matteo Renzi, che con i suoi 15 senatori e 29 deputati di Italia Viva risulterebbe decisivo dal quarto scrutinio in poi per far andare la storia in un senso o nell’altro.

Renzi è stato il kingmaker dell’elezione di Sergio Mattarella nel 2015, nel 2005 lo fu Piero Fassino per Giorgio Napolitano, nel 1999 lo fu Walter Veltroni per Carlo Azeglio Ciampi, soltanto per restare nell’ultimo ventennio. Grandi kingmaker del passato furono Aldo Moro, Giulio Andreotti e Amintore Fanfani, esponenti della Democrazia Cristiana, e Bettino Craxi, segretario del Partito Socialista, tanto per citarne alcuni.


Questi sono alcuni dei termini che più abbiamo sentito ripetere negli ultimi giorni e che sentiremo ripetere sempre di più in quelli che verranno.


Se vi vengono in mente altri termini, scriveteci pure e vedremo di aggiornare questa nostra piccola guida all’Elezione del Presidente della Repubblica. Speriamo di esservi stati utili e di aver reso questo momento di grande importanza per la vita del nostro Paese un pochino meno fumoso. Per il resto sedetevi comodi e da lunedì occhi puntati su Montecitorio.


Fonti: [1] Mani Pulite, https://it.wikipedia.org/wiki/Mani_pulite [2] Openpolis, Come si elegge il presidente della repubblica, 21 gennaio 2022, https://www.openpolis.it/parole/come-si-elegge-il-presidente-della-repubblica/ [3] Marco Damilano, Romanzo Quirinale, Chora Media, Stotify, https://open.spotify.com/show/4A84uyOAuPiJO9pmOApzX2

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