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  • Immagine del redattoreBarbara Alba

Io, una giudice popolare al Maxi-Processo: una storia di coraggio


Nella sera del 3 Dicembre 2020 è andata in onda la docu-fiction Rai dal titolo “ Io, una giudice popolare al Maxiprocesso”, che attraverso l’esperienza di Teresa Cerniglia, Maddalena Cucchiara e Francesca Vitale ripercorre l’esperienza di coloro che furono sorteggiati come giudici popolari nel primo grande processo contro la Mafia. Ci furono grandi difficoltà a formare la giuria popolare, poiché molti rifiutarono il compito. Le protagoniste dimostrarono un grande coraggio e un senso del dovere che le contraddistinse per tutta la durata del processo, in cui mostrarono una ammirabile dedizione e contribuirono a scrivere una delle pagine di storia più importanti del nostro paese. Il 10 Febbraio 1986 si diede inizio al Maxiprocesso, così chiamato non solo per le dimensioni eccezionali in termini di numeri, con 476 imputati, 514 giorni d’udienza, 35 giorni di camera di consiglio, ma costituì un evento eccezionale che portò alla luce gli orrori commessi dai Boss durante quegli anni. Francesca Vitale dirà: “L’impatto con quel mondo, con la scorta, con gli imputati nelle gabbie, fu una cosa che ci sconvolse, che non avremo mai dimenticato”. Il punto di svolta del Maxiprocesso arrivò con la testimonianza resa dal collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta che con le 400 pagine di interrogatorio ha inferto un colpo gravissimo a Cosa Nostra e davanti al giudice istruttore Giovanni Falcone ha raccontato storie e segreti della Mafia. Buscetta racconta di un’organizzazione in famiglie che prendono i nomi dai rioni o dai paesi di appartenenza e al cui vertice si trova una commissione detta “commissione capi mandamento”. Buscetta mise la verità nelle mani dei giudici e al mondo fu subito chiaro che quello che era venuto fuori dai racconti e dalle testimonianze aveva una portata eccezionale. L’Italia è stato l’unico paese al mondo a mettere in piedi un processo contro la criminalità organizzata secondo principi democratici e di legalità, per cui il Maxiprocesso rimane ancora oggi un evento eccezionale. La sentenza arrivò dopo un anno lunghissimo di udienze incessanti e con le sue 53 pagine, 19 ergastoli e 2.665 anni di carcere, letta dal Presidente della Corte d’Assise Alfonso Giordano, aveva posto fine a quell’evento irripetibile che aveva dato un segnale chiaro e incontrovertibile che quel novembre 1987 lo Stato aveva vinto. Il processo fu in grado di lenire le ferite di una città, Palermo, che visse durante i primi anni ‘80 momenti di vera e propria guerra con più di 1000 morti in un solo anno e contribuì a dare speranza e giustizia a tutti coloro che per mano della Mafia hanno perso la vita o i propri cari. Se oggi sono qui a scrivere questo articolo senza rischiare la vita e se lo Stato è riuscito a dimostrare che è forte e che può contrastare la criminalità organizzata lo dobbiamo a personaggi come Piersanti Mattarella, il Generale Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tanti altri, troppi per ricordarli tutti, che meritano la nostra gratitudine e il nostro rispetto per aver creduto nella giustizia.

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