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  • Paolo Falqui

Mentre l’Italia ha paura del salario minimo, la Spagna approva il quarto aumento in cinque anni

I dati smentiscono miti e paure risalenti a teorie economiche superate


Fonte: Il nordest quotidiano

In questi giorni il Governo Sánchez ha trovato un accordo coi sindacati e i rappresentanti dell’imprenditoria spagnola per un nuovo aumento del salario minimo, che per il 2024 sarà fissato a 15.876€ lordi annuali, 1.134€ per 14 mensilità. Si tratta di un aumento del 5% rispetto al 2023, e ben il 54% in più di quanto previsto nel 2018, primo anno di presidenza Sánchez, a conferma della grande importanza che i progressisti iberici danno a una misura che invece in Italia non ha mai trovato grande apprezzamento se non negli ultimi anni, e che vede il nostro Paese tra i pochi Stati europei che non lo prevedono assieme alle socialdemocrazie nordiche e l’Austria.


Pro e contro del salario minimo nella teoria economica

La diffidenza rispetto al salario minimo deriva da una visione neoclassica dell’economia, che ne sottolinea più gli effetti negativi sul mercato che le esternalità positive: partendo dalla legge della domanda e dell’offerta e la “mano invisibile” di Smith che guiderebbe il prezzo al suo punto ottimale, un innalzamento artificiale del prezzo del lavoro porterebbe ad escludere tutti gli incroci economicamente ottimali tra domanda e offerta di lavoro, aumentando così la disoccupazione. Da questo postulato, che si fonda sulle basi del capitalismo, nasce l’avversione verso questa misura che in realtà si è rivelata ottenere effetti molto diversi.

Bisogna considerare, infatti, che sul mercato del lavoro agiscono influenze esterne diverse da quelle puramente economiche, come elementi sociali e culturali che non possono essere ignorati, oltre al fatto che il mondo capitalista ideale della libera concorrenza è svanito da tempo. Lo stesso Adam Smith non applicava le stesse leggi al mercato del lavoro, in quanto secondo la teoria classica salario e occupazione non sono collegati, quindi non escludendo la bontà di una misura simile mentre per Keynes addirittura l’impatto dell’aumento sui consumi porterebbe solo conseguenze positive. [1]

 

Nella stessa direzione vanno gli studi empirici più recenti. Negli anni Novanta David Card e Alan Krueger dimostrarono la mancanza di ripercussioni sull’occupazione con uno studio comparativo tra il New Jersey, dove era stato approvato un aumentos sostanziale del salario minimo, e la vicina Pennsylvania dove non vi era stato nessun aumento; tra i due Stati non si osservarono differenze statisticamente rilevanti rispetto all’andamento dell’occupazione e questo studio è valso a Card il Nobel per l’economia del 2021. Allo stesso modo, unendo gli studi sul salario minimo delle ultime decadi si trova che nella maggior parte dei casi l’incidenza sul livello occupazionale è minimo, mentre l’incremento dei salari si concentra soprattutto nelle fasce più a rischio e sottopagate. [2]

 

Il contesto spagnolo e quello italiano a confronto

I dati dell’Instituto Nacional de Estadística spagnolo sul mercato del lavoro confermano gli effetti positivi del salario minimo: la retribuzione media è cresciuta più o meno nella misura in cui è cresciuta la minima, sui 300€ in più dal 2017 coinvolgendo sostanzialmente tutte le fasce, e si osserva quanto sia importante soprattutto per i giovani (il cui salario medio è poco sopra il minimo) e per le categorie più a rischio, come persone senza titoli di studio o impiegate in settori come la ristorazione, l'agricoltura, le arti. [3]

In generale, il Governo ha dichiarato che l’aumento approvato riguarderà ben 2,5 milioni di lavoratori dipendenti spagnoli, il 13,7% del totale, con punte tra le donne (18% delle lavoratrici contro il 10% dei lavoratori) e tra i giovani (il 34% dei minori di 24 anni e quasi il 20% tra i 25 e i 34 è contrattato con il salario minimo). [4]


Se guardiamo l’Italia, non vediamo grandi differenze rispetto a chi verrebbe beneficiato dall’istituzione di un minimo retributivo: il 67% dei lavoratori dipendenti rimane sotto la media e osserviamo la stessa distribuzione per fasce d’età, istruzione e settori occupazionali. D’altra parte è pur vero che le medie sono ben superiori a ciò che abbiamo visto nel caso spagnolo, ma considerando il costo della vita superiore si può immaginare come un salario minimo in linea con quelli di Francia e Germania riguarderebbe ampie fasce della popolazione, in particolare al Sud. [5]



Sarebbe utile il salario minimo?

Confrontare contesti economici diversi, seppur simili, è sempre un’operazione delicata e ciò che ha funzionato altrove non è necessariamente una soluzione affidabile. Tuttavia sul salario minimo, sfatato il mito delle sue conseguenze negative sull’occupazione, vi sono forti garanzie provate dai fatti.

Non si può certo considerare la panacea di tutti i mali, visto che diversi indicatori dell’economia spagnola presa in esame si comportano già in maniera simile a quelli italiani (per esempio l’indice di Gini della distribuzione del reddito). In un Paese alla spasmodica ricerca di misure di sostegno all’economia, alla situazione nel Mezzogiorno e alla povertà, una misura del genere può avere un impatto considerevole.


Abbiamo visto negli anni politiche decisamente creative rivolte tanto ai lavoratori dipendenti in generale (gli 80€ di Renzi per esempio), quanto a fasce sociali a rischio (il “bonus cultura” ai giovani, il reddito di cittadinanza, politiche sparse per il Sud) che però peccavano di strutturalità che ne ha limitato l’efficacia a lungo raggio. Il salario minimo si caratterizza invece per un approccio sistematico a diversi problemi, tra l’altro senza l’immissione diretta di soldi pubblici nel tessuto economico, scuotendo il mercato del lavoro italiano e innalzando il potere d’acquisto delle classi sociali più esposte al rischio di povertà, dando una spinta ai consumi e dunque all’economia in generale. Sicuramente non è libero da complicazioni e adattamenti in corsa, ma provare a generare un circolo virtuoso che riscatti l’economia italiana dalle sabbie mobili nelle quali è intrappolata da troppo tempo probabilmente vale la pena, e non è possibile ottenerlo senza un intervento di ampio respiro.


Fonti: 

[1] Alessandro Guerriero, Il salario minimo, dalla teoria alla pratica, Kritica economica, 24 ottobre 2021, https://kriticaeconomica.com

[2] Carlo Canepa, Il salario minimo danneggia il mercato del lavoro?, Pagella Politica, 10 giugno 2022, https://pagellapolitica.it

[3] Comunicato stampa, Decil de salarios del empleo principal. Encuesta de Población Activa (EPA) Año 2022, Insituto Nacionale de Estadística, 24 novembre 2023, https://www.ine.es/prensa/epa_2022_d.pdf

[4] Redazione, Cuántos trabajadores cobran el salario mínimo en España, Onda Cero, 19 gennaio 2023, https://www.ondacero.es/noticias/economia

[5] Redazione, Salari e disuguaglianze in Italia, Italia in dati,

 

 

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