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  • Immagine del redattoreGiulio Ardenghi

The Good Guys with Guns: il dibattito sulle armi è davvero così semplice?


Una delle divergenze che saltano subito agli occhi quando si paragona la cultura italiana ed europea con quella degli Stati Uniti riguarda le armi da fuoco. I civili, le persone normali, dovrebbero avere libero accesso a pistole e fucili?


L’europeo medio risponderebbe a questa domanda con un deciso no: ci sono già le forze dell’ordine che proteggono i cittadini, e mettere delle armi da fuoco in mano a dei pazzi o a dei criminali porta spesso e volentieri a inutili e orrende carneficine. Aggiungiamo a questo anche il fatto che la maggior parte delle persone non è affatto capace di usare una pistola bene come pensa. Inoltre, c’è una bella differenza psicologica tra lo sparare contro un bersaglio in un poligono di tiro e il far fuoco contro una persona intenzionata a farti del male, magari anch’essa con una pistola in mano.


Questa serie di convinzioni porta gli europei a guardare in modo molto critico gli americani e la loro rampante passione per le armi. A onor del vero, bisogna anche dire che, negli stessi Stati Uniti, il discorso pubblico non è affatto unanime in questo, molto meno di quanto non lo sia in Europa. I sostenitori della libertà nel porto d’armi chiamano i loro avversari gun grabber (letteralmente “afferratori di pistole”) e li accusano di voler limitare la libertà delle persone, che si esprime anche nella loro autosufficienza nel proteggersi. I cittadini armati, secondo la logica dei sostenitori dei diritti sulle armi, sono molto più difficili da sottomettere da parte del governo, poiché sono davvero in grado di difendersi fisicamente da eventuali soprusi. Se anche gli Stati Uniti venissero invasi da una potenza straniera, i civili armati non sarebbero inermi e inoffensivi, ma pronti a difendere la loro patria e a vendere cara la pelle.


Ma le prese di posizione ideologiche rimangono solo discorsi astratti se non si analizzano i dati oggettivi. Un articolo di Sky News sulla sparatoria di Lewiston, Maine, dello scorso 25 ottobre comincia dicendo: “In media, gli Stati Uniti hanno visto più di 39.000 morti all’anno a causa delle armi da fuoco dal 2014.”[1]

Si tratta di cifre spaventose, anche se commisurate al fatto che la popolazione degli Stati Uniti supera i 330 milioni di abitanti. È vero che le leggi sulle armi non sono omogenee in tutto il Paese, e che i repubblicani sono in genere molto più permissivi dei democratici su questo punto. E in effetti non si può negare che le zone in cui la cultura delle armi è più presente sono anche quelle in cui la violenza legata alle stesse è più reale. Come il professore e giornalista Colin Woodard dimostra, i politici repubblicani che si scagliano contro la presunta violenza dilagante delle città e degli Stati caratterizzati da controlli severi sulle armi sono in errore dal punto di vista statistico. [2]

Woodard si propone di analizzare la violenza legata alle armi da fuoco dividendo gli Stati Uniti in macroregioni e mettendo in luce le caratteristiche culturali di ciascuna. È chiaro che la sua analisi soffre di una lettura pregiudizievole verso quello che è il Profondo Sud del Paese, trattato come culturalmente arretrato e paragonato impietosamente alla macroregione più virtuosa, i Nuovi Paesi Bassi, che comprendono la città di New York.


In questi termini, sembra evidente che molta della retorica contraria alle armi proveniente dagli Stati del Nord liberale sia molto simile a quella che gli europei utilizzano verso gli Stati Uniti in generale. In entrambi i casi, il suprematismo culturale fa da padrone: se gli altri vogliono migliorare ed evitare carneficine inutili, devono per forza diventare come noi.

Ma è una soluzione accettabile? Non lo è, perché gli Stati Uniti hanno un panorama culturale e ideologico che non si può sovrapporre a quello di Belgio, Svezia o Italia, e nemmeno si può supporre che ciò che “funziona” nel New Hampshire lo farebbe anche in Texas.


Innanzitutto, è necessario mettere in chiaro che gun control non significa necessariamente portar via le pistole alle persone. Piuttosto, dovrebbe significare stabilire parametri meno arbitrari sulle caratteristiche che permettono a una persona di poter comprare un’arma. Neanche il più forte sostenitore della mentalità Don’t tread on me (letteralmente Non calpestatemi, ndr) si sognerebbe di consegnare una pistola in mano di un pazzo furioso. Sarebbe quindi il caso di stabilire dei limiti oggettivi di età, equilibrio psicofisico e fedina penale. In questo modo, la maggior parte delle persone potrebbe ancora essere in grado di portare un’arma, e si eviterebbe che proprio le persone che non dovrebbero avere pistole se le possano procurare facilmente.


Chi giudica gli americani per la loro mania delle armi da fuoco dimentica che le città americane sono molto più pericolose di quelle europee. Lo sono, come abbiamo visto, anche per colpa delle leggi troppo permissive su questo punto di vista, ma non solo. Le enormi disuguaglianze sociali, la competizione esasperata e la mancanza di welfare adeguato porterebbero comunque alla povertà, che spesso si traduce in criminalità. Questo succederebbe anche se le pistole non esistessero proprio.

Se non è possibile risolvere questi problemi, e difficilmente lo sarà in tempi brevi, è ingiusto negare ai cittadini onesti la possibilità di difendersi. Le sparatorie e gli omicidi di massa fanno scalpore, non così le occasioni in cui persone eroiche sono in grado di prevenirle usando proprio le loro armi da fuoco.


Siamo tutti indignati di fronte alla violenza e alle carneficine, ma è necessario discutere se le armi da fuoco siano davvero il problema principale e non la punta dell’iceberg.


Quanto espresso in questo articolo è basato sulle opinioni dell'articolista che non necessariamente riflettono la linea editoriale di TocToc Sardegna


Fonti: [1] Megan Baynes, America’s most deadly mass shootings of 2023, Sky News, 26 ottobre 2023, https://news.sky.com/story, consultato il 31 ottobre 2023 [2] Colin Woodard, The surprising geography of gun violence, Politico, 24 marzo 2023, https://www.politico.com/news, consultato il 01 novembre 2023


Fonte immagine di copertina: MarketWatch


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