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  • Immagine del redattoreMatteo Monaci

Jules Verne, un'avventura meravigliosa




Maestro, quanti sogni avventurosi sognammo sulle trame dei tuoi libri! La Terra il Mare il Cielo l'Universo per te, con te, poeta dei prodigi, varcammo in sogno oltre la Scienza.
Guido Gozzano

Centocinquant’anni fa veniva dato alle stampe per la prima volta “Il giro del mondo in ottanta giorni”, nato dalla penna di Jules Verne e destinato a essere ricordato come uno dei più avvincenti romanzi d’avventura mai scritti. L’opera non era che un tassello di un filone più grande: quello dei Viaggi straordinari, a cui Verne dedicò la sua intera vita con un solo scopo, far sognare i lettori di tutto il mondo.


Librarsi nello spazio oltre le frontiere del cielo, esplorare i fondali oceanici, addentrarsi nelle profondità della terra, fino a varcare i confini del mondo e a volare tra le stelle: tutto ciò diveniva finalmente possibile attraverso i suoi libri. È inimmaginabile concepire cosa dovevano provare i lettori della seconda metà dell’ottocento nel tuffarsi tra quelle pagine che parevano scorrere all’infinito. D’un tratto anche i sogni più remoti e reconditi che l’umanità aveva coltivato sembravano diventare finalmente possibili, grazie alla fede nella scienza e nel progresso, che nell’epoca del positivismo promettevano al mondo di spianare la strada verso un futuro radioso. È difficile trattenere l’emozione nello sfogliare queste pagine e nel rendersi conto di quanto il genio visionario di Jules Verne sia stato in grado di prevedere eventi che soltanto a distanza di decenni si sarebbero presentati all’umanità nel corso della Storia: l’esaurimento delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, l’esigenza di di sopperirvi ricorrendo a forme di energia alternativa e rinnovabile, il rischio derivante da armi sempre più potenti, in grado addirittura di distruggere la Terra e tanto altro ancora. “Cinque giornate in pallone”, “Viaggio al centro della Terra”, “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa” sono solo alcuni dei suoi romanzi più famosi. Ma quello che forse più rimarrà impresso nei cuori delle persone che leggeranno le sue opere negli anni successivi alla sua morte è “Dalla Terra alla Luna”, dal quale successivamente trarrà ispirazione il grande regista francese George Melies per realizzare, nel 1902, uno dei primi film della storia: il suo capolavoro intitolato “Viaggio sulla Luna”. Quel sogno, che aveva animato gli uomini fin dall’antichità, evocato nei racconti fantastici che Luciano di Samosata aveva reso una storia vera, nell’opera indimenticabile dell’Orlando furioso di Ariosto e dal visionario Giordano Bruno messo a tacere col fuoco dalla Santa Inquisizione, a cento anni dall’uscita del capolavoro di Verne diverrà finalmente realtà: il 21 luglio 1969 l’uomo metteva infatti per la prima volta piede sulla luna.


In pochi ricordano tuttavia che Verne non fu solo un precursore del genere fantascientifico, ma anche, nello specifico, uno dei primi autori di distopie. In uno dei suoi primi romanzi, “Parigi nel XX secolo”, Verne non immaginava uno spaventoso regime totalitario, ma una società non tanto lontana da quella odierna, con tecnologie all’avanguardia (si prevede l’invenzione della televisione, del fax e dell’aria condizionata), ma nella quale si è persa ogni capacità di sognare, di provare emozioni o meraviglia per la vita. Scherzo del destino volle tuttavia che il romanzo, scritto nel lontano 1863 ma rifiutato dagli editori in quanto infarcito di pessimismo in un’epoca dominata dal positivismo, messo da parte in un cassetto, venisse rinvenuto dal pronipote di Verne e fatto pubblicare soltanto negli anni Novanta del Novecento. Ma nelle opere di Verne non è presente soltanto il fascino dell’avventura e della scoperta. Nei suoi scritti emergono anche importanti tematiche sociali della sua epoca, alle quali l’autore era profondamente affezionato. Fra di esse spicca una convinta opposizione a ogni forma di colonialismo e di imperialismo, incarnata più di tutti dal personaggio del capitano Nemo, che ritroviamo in due delle sue opere, “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa”. Nemo si contraddistingue infatti per il suo disprezzo nei confronti degli uomini che sottomettono e opprimono altri individui. Un sentimento che lo spinge a costruire il suo sottomarino, in cui rifugiarsi nel profondo dell’oceano, lontano dal resto dell’umanità. Curioso è il fatto che inizialmente Nemo dovesse essere un aristocratico polacco la cui famiglia era stata trucidata per ordine dello zar di Russia nel corso dell’insurrezione del 1863. Su pressione degli editori, Verne fu costretto a tramutarlo in un principe indiano in lotta contro il dominio coloniale britannico, onde arginare la censura russa ed evitare di ledere le relazioni tra Francia e Russia che al tempo si erano recentemente riavvicinate. Tracce degli ideali repubblicani e democratici dell’autore emergono inoltre in “Ventimila leghe sotto i mari” dai quadri che Nemo tiene nel proprio sottomarino e che raffigurano eroici patrioti di tutti il mondo in lotta contro regimi oppressivi quali Tadeusz Kosciuszko, Daniele Manin, John Brown, Victor Hugo, Daniel O’Connell e Markos Botsaris. Scelte non casuali visto che fu la stessa vita di Verne a essere influenzata dai valori di libertà, uguaglianza e fratellanza da cui era scaturita la rivoluzione francese.


Non rimane dunque che da chiedersi onde un tale visionario abbia tratto l’ispirazione per le sue opere immortali, dove quel ragazzo che da giovanissimo tentò di imbarcarsi per le Indie per donare alla ragazza di cui si era innamorato una collana di perle, che gettò all’aria anni di studi di diritto e rinunciò alla carriera di avvocato per dedicarsi alla scrittura e inseguire i propri sogni, scoprì davvero l’amore per l’avventura. Si potrebbe rispondere molto semplicemente che Jules Verne era figlio della sua epoca, un periodo segnato da grandi speranze e straordinarie scoperte. Chi scrive pensa, tuttavia, che quel fervore in realtà uomini e donne di ogni epoca lo abbiano sempre nutrito fin dai tempi più lontani. Del resto, non era forse la stessa curiosità che animava gli eroi dei poemi antichi come Gilgamesh, Odisseo e Beowulf, spingendoli a varcare i confini del mondo allora conosciuto, a prendere quel folle volo, oltre le colonne d’Eracle? I secoli passano, ma l’eredità di Verne è intramontabile. E forse, in fondo, sembra insegnarci che la vita stessa non è che un’avventura meravigliosa.


Senza Verne molto probabilmente non avremmo mai concepito l’idea di andare sulla Luna.
Ray Bradbury

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