top of page
  • Immagine del redattoreLorenzo Pucci

L'arte del romanzo: Milan Kundera




Raccontare la normalità non è una cosa semplice, specie se il contesto in cui vivi ti opprime e non permette la libera espressione del tuo pensiero. Specie se poi, la tua normalità, è la Praga del dopoguerra.


Le storie raccontate da Milan Kundera, uno degli scrittori più importanti del Novecento scomparso lo scorso 11 luglio, sono quelle di una società che cerca di ricostruirsi dalle macerie create dall’occupazione nazista. Storie normali, viste e interpretate con gli occhi di un giovane militante del Partito Comunista di Cecoslovacchia e allo stesso tempo sostenitore della Primavera di Praga di Alexander Dubček.


Kundera partecipò infatti al IV Congresso degli scrittori Cecoslovacchi, momento spartiacque per il panorama culturale del paese. Ma anche per lui stesso. Perché il conseguente sostegno alla Primavera di Praga rappresentò un punto di non ritorno che gli valse l’espulsione definitiva dal partito. Dopo il fallimento delle proteste arrivarono la censura dei suoi scritti nel Paese e il licenziamento dall’università di Praga.


Ma mentre la sua immagine pubblica in patria veniva distrutta, all’estero iniziava la sua ascesa. Il suo primo romanzo, “Lo Scherzo”, venne tradotto in francese nel 1968. Il primo passo verso il trasferimento a Parigi, insieme alla moglie, nel 1975. In Francia Kundera Inizierà una nuova vita, insegnando all’università di Rennes e pubblicando i suoi testi in lingua francese.


"L'invasione russa del 1968 ha spazzato via la generazione degli anni sessanta, e con essa tutta la cultura moderna che l'ha preceduta. I nostri libri sono chiusi negli stessi sotterranei insieme a quelli di Kafka e dei surrealisti cechi. I vivi trasformati in morti stanno a fianco dei morti fatti morire due volte. Si cerchi di capirlo, una buona volta: non sono soltanto i diritti dell'uomo, la democrazia, la giustizia, ecc., che non esistono più a Praga. È un'intera grande cultura che a Praga oggi si trova come un foglio di carta in fiamme dove scompare la poesia" [1]

Lo scrittore rilasciò questa dichiarazione nel 1981, anni dopo il suo trasferimento in Francia. Parole che lasciano emergere un'amarezza profonda verso quanto accadeva nel suo paese natale. Durante la sua nuova vita francese, lo scrittore non perse occasione per denunciare, attraverso la scrittura, quanto stesse accadendo in Cecoslovacchia.


Nel 1979 venne pubblicato “Il libro del riso e dell’oblio”, opera che costò a Kundera la cittadinanza cecoslovacca. Un libro profondo, che mette a nudo le criticità, attraverso una serie di racconti, dei sistemi socialdemocratici dell’est Europa di quel periodo e della questione del potere.


"La lotta dell’uomo contro il Potere è lotta della memoria contro l’oblio. Gli individui si agitano nella propria vita quotidiana: alcuni lottano proprio per uscire da quella cappa di anonimato che costituisce uno degli elementi fondamentali del mantenimento, da parte del Potere, di un consenso passivo della popolazione" [2]

Il governo Mitterand decise nel 1981 di concedere allo scrittore ceco la cittadinanza francese, fatto che dallo stesso Kundera fu commentato in questo modo:


“La Francia è diventata la patria dei miei libri, e io ho seguito il cammino dei miei libri". [3]

Libri che però, nel 2019, portarono Kundera a riottenere la cittadinanza ceca, dopo aver passato tutta la vita a raccontare della sua Boemia.


Leggere Kundera nel nostro tempo ci permette di vivere con gli occhi dello scrittore la storia di una parte d'Europa che fatica, ancora oggi, a fare i conti con il proprio passato. Allo stesso tempo si legge il dramma di un uomo che voleva soltanto rendere la cultura del suo paese libera da condizionamenti politici. Raccontando il caos della vita e il suo scorrere inesorabile.


Vite normali, sentimenti che tutte le persone provano e, sullo sfondo, un regime che non lascia spazio a tutte una serie di libertà che, al giorno d'oggi, vengono date per scontate.


Perché d’altronde, come lo scrittore disse in un’ intervista con Philip Roth:


"Il romanzo è descrivere il mondo come se fosse una domanda[4]

Fonti

[1] G. Cengiarotti, Autunnale barocco"/"Springtime Prague 1968. La parola sottratta, Engramma, dicembre 2008, https://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=6

[2] F. Cataluccio, Per Milan Kundera, Micromega, 14 luglio 2023, https://www.micromega.net/per-milan-kundera/

[3] Redazione, È morto Milan Kundera, Il Post 12 luglio 2023, https://www.ilpost.it/2023/07/12/morto-milan-kundera/

[4] dall'intervista di Philip Roth, The Most Original Book of the Season, New York Times, 30 novembre 1980; ora in Philip Roth, Chiacchiere da bottega, traduzione di N. Gobetti, Einaudi, 2004





bottom of page