top of page
  • Paolo Falqui

Le polemiche sui TheBorderline raccontano l’incomunicabilità tra generazioni



Partiamo dai fatti: il 14 giugno scorso, Matteo Di Pietro, youtuber membro del gruppo Theborderline, si scontra, mentre guidava un SUV Lamborghini, contro una Smart, causando la morte di un bambino di 5 anni e gravi lesioni alla madre e alla sorella. Fin dal primo momento si ipotizza in maniera poco chiara che gli youtubers stessero filmando una challenge al volante, e che ciò avesse influito sull’incidente. Per il guidatore vengono disposti gli arresti domiciliari, con accuse di omicidio stradale e lesioni stradali, in attesa di ulteriori chiarimenti sulla dinamica dell’incidente e sulla possibilità che avesse assunto sostanze stupefacenti. Se ancora non è esattamente chiaro se gli youtuber stessero filmando una challenge al volante della macchina o prima o in nessun momento, ciò che è chiaro è la quantità di polemiche che, in modo abbastanza prevedibile, si sono scatenate sull’incidente. In fondo la notizia presenta diverse caratteristiche quasi fatte apposta per generare indignazione: la morte di un bambino (chiamato sapientemente con diminutivi dai giornali) e il fatto che ad aver causato l’incidente fossero degli youtubers, per di più giovani e ricchi. Se da un lato l’avvenimento in sé, personalmente, non dice molto di più di quello che è successo (scopriamo oggi che l’imprudenza causa incidenti stradali? Non sappiamo che sulle strade italiane muoiono più di mille persone all’anno? [1]) dall’altro le polemiche hanno evidenziato una volta ancora la distanza incolmabile tra generazioni che, fondamentalmente, non si parlano né si capiscono.


Dopo l’incidente, infatti, c’è stata una grande risposta mediatica che però non si è focalizzata sull’incidente in sé ma sul lavoro di chi l’aveva provocato: il più rappresentativo del sentimento popolare è stato il tweet di Alessandro Gassman, che si è poi scusato qualche giorno dopo, in cui l'attore chiedeva: «Una legge che vieti di guadagnare da YouTube, costringa chi posta a mettere sempre faccia e indirizzo email, e che sequestri gli introiti in caso di danni procurati. Se youtuber sotto i 22 anni, punibili anche i genitori. La situazione è fuori controllo e va regolata». Un cinguettio che ha raccolto reazioni contrastanti, da chi segnalava che un genitore non può essere punito per un delitto di un maggiorenne a chi invece ha condiviso l’idea, abbastanza semplicistica se non populista, di proibire gli introiti da YouTube come per esempio Carlo Calenda e il Governo attualmente in carica.


L’impressione è che il problema in realtà non abbia niente a che vedere con il tragico incidente e che esso sia solo stato una scusa per liberare un sentimento abbastanza diffuso di insofferenza verso i creator digitali e il fatto che guadagnino e anche bene. Non a caso cercando “TheBorderline” su Google sono presenti quasi solo articoli sul fatto che YouTube abbia bloccato gli annunci sul loro canale. Nulla di sorprendente forse, considerando che siamo il Paese dove Chiara Ferragni, a capo di due imprese con un giro d’affari complessivo sulla strada dei 100 milioni [2], viene accusata di non lavorare, mentre negli Stati Uniti viene chiamata a dare lezioni a Harvard. Lo stesso fastidio si è poi riconfermato negli stessi giorni con le polemiche sulla decisione della nota diciottenne Maria Sofia Federico, con un passato nella trasmissione Rai “Il Collegio”, di entrare nella Accademy di Rocco Siffredi dopo aver lanciato il suo OnlyFans. Nel suo caso ci vorrebbe un articolo intero, e forse non basterebbe, per analizzare il difficile rapporto tra opinione pubblica e intrattenimento per adulti, per questo ci concentreremo sul caso TheBorderline e cosa ci dice sull’incomunicabilità evidente tra la GenZ e le generazioni precedenti.


Secondo l’enciclopedia Treccani, l’incomunicabilità è “l’incapacità di comunicare con gli altri”, e in senso sociologico si utilizza proprio per indicare la distanza di linguaggio, di idee e di valori tra due gruppi sociali. In questo caso è lampante come le varie reazioni da parte di persone appartenenti a generazioni come i Babyboomers o i GenX siano viziate da una incomprensione di fondo, se non da un totale rifiuto, dell’economia dell’intrattenimento digitale; parlano un linguaggio differente, all’interno di cornici cognitive molto distanti. Lo stesso proporre la proibizione dei ricavi da YouTube denota l’ignoranza del funzionamento di YouTube stessa, che si autoregola in una forma anche in certi casi molto severa demonetizzando o bloccando totalmente contenuti che non ritiene adatti alla piattaforma, perché pericolosi o legati ad argomenti quali armi, violenza o similari. È una questione ben conosciuta e che ha causato non pochi problemi ai creators in passato (ogni cambio restrittivo di policy in tal senso è conosciuto con variazioni della parola apocalypse vista l’incidenza che ha su una miriade di canali) che indica come YouTube sia in realtà molto attenta a quello che viene condiviso, soprattutto per non perdere appetibilità nei confronti dei suoi sponsor.


Le reazioni della politica, data anche l’età media dei politici, sono andate in questa direzione interventista, con il governo che ha già annunciato una legge ad hoc. Viene quindi da chiedersi se la politica oggi riesca a parlare con i giovani oppure se la frattura intergenerazionale sottostante faccia sì che alla fine, anche per questioni demografiche, a prevalere sia sempre la visione delle generazioni più anziane. In questo senso una prima analisi può essere condotta sui flussi elettorali delle elezioni di settembre 2022, analizzati in modo statistico per fasce d’età. Le differenze sono riscontrate in forma differente a seconda del metodo, ma ci sono delle tendenze generali: oltre a una collocazione decisamente più progressista (tipico delle giovani generazioni), soprattutto nella fascia 18-24 (che risulta molto differente dalla fascia 25-34, alla quale spesso è unita) troviamo indicazioni di una differenza sostanziale nei flussi elettorali rispetto al resto della popolazione. Nello specifico, la fascia 18-24 rilevata dall’istituto Ixè aveva mostrato come a fare la voce grossa fossero stati partiti che avevano avuto un consenso generalmente basso: dal 17,6% per Azione/IV al 12,5% di +Europa, fino al 10,5% dell’Alleanza SI e Verdi. Anche la rilevazione di Quorum/Youtrend per Sky, che si focalizzava sul medesimo range d’età, aveva evidenziato grandi risultati Azione/IV e SI+Verdi, pur con numeri ridotti. Le stesse differenze sono risultate molto inferiori quando invece la statistica è stata concentrata sulla fascia 18-34, evidenziando come la GenZ risulti quasi aliena persino ai Millennials. [3] [4] [5]

La politica è solo un’espressione della forte carica distintiva che contraddistingue i nativi digitali, che sembrano vivere quasi in una cultura differente, e con riferimenti valoriali e ideologici totalmente nuovi e imperscrutabili per le generazioni che li hanno preceduti. I vari studi sulla GenZ ci restituiscono infatti l’immagine di una generazione con priorità e valori unici, oltre a una immedesimazione nel mondo digitale che non viene compresa e spesso attaccata. Non a caso i rapporti Ipsos mettono in risalto il loro essere “globali, aperti, appassionati e inclusivi” e come pongano come priorità l’ambiente, la redistribuzione della ricchezza, la cooperazione economica e la rivalutazione del lavoro, non più visto come parte preponderante dell’esperienza vitale e men che meno “legittimato” solo se frutto di sforzo non grato. [6]


A volte ciò che si dice su un avvenimento racconta molto di più dell’avvenimento stesso. In questo caso si ripete il solito schema in cui gli adulti sparano a zero sui giovani: un giorno è “stanno attaccati al cellulare, dovrebbero uscire di più”, il giorno dopo sono “bamboccioni” e via dicendo. È una guerra che nasce dalla incapacità di comunicare e di capirsi da entrambe le parti, fisiologica visti i cambiamenti rapidissimi del nuovo millennio, e che a livello politico non fa altro che confermare il fatto che l’Italia sia un Paese per vecchi.


Quanto espresso in questo articolo è basato sulle opinioni dell'articolista che non necessariamente riflettono la linea editoriale di TocToc Sardegna


Fonte Foto: Repubblica Roma


Fonti


[2] F. Canino, Chiara Ferragni e il suo impero milionario: utili raddoppiati nel 2022 e giro d’affari di 61 milioni. Ecco i numeri delle sue società, Il Fatto Quotidiano, 3 giugno 2023, https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/03/chiara-ferragni-e-il-suo-impero-milionario-utili-raddoppiati-nel-2022-e-giro-daffari-di-61-milioni-ecco-i-numeri-delle-sue-societa/7182159/#:~:text=Fenice%20srl%2C%20la%20societ%C3%A0%20alla,di%2061%20milioni%2C%20in%20crescita%2C

[3] Redazione, Come hanno votato i giovani alle elezioni, Pagella Politica, 28 settembre 2022, https://pagellapolitica.it/articoli/voto-giovani-elezioni-2022

[4] Redazione, Dopo il voto: i risultati tra i giovani, anziani, laureati e lavoratori, Sky Tg24, 28 settembre 2022, https://tg24.sky.it/politica/2022/09/28/numeri-la-sfida-del-voto-risultati-eta-istruzione

[5] Redazione, Elezioni politiche 25 settembre 2022: il confronto tra Generazione Z e Millennials, Ipsos, 19 ottobre 2022, https://www.ipsos.com/it-it/millenials-generazione-z-rapporto-giovani-politica-italia

[6] Redazione, Generazione Z, chi sono i giovani di oggi? Sostenibilità, inclusione e parità di genere tra le loro principali priorità, Ipsos, 15 giugno 2022, https://www.ipsos.com/it-it/generazione-z-giovani-oggi-sostenibilita-inclusione-parita-genere-principali-priorita


bottom of page