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  • Francesco Serra

Selinunte, la perla greca dell’ovest siciliano


Spessissimo, forse anche troppo, i nostri media rivolgono i riflettori sui soliti siti arcinoti, quali Pompei o Roma, ogni volta che si vuole parlare di una scoperta archeologica, magari senza nemmeno che lo sia davvero, contando sul fatto di attrarre l’attenzione del grande pubblico con facilità grazie giusto alla nomea dei luoghi. Fortunatamente però, ogni tanto ci si ricorda che il Bel Paese possiede un’altissima densità di luoghi d’interesse storico e culturale e pertanto viene dato spazio anche a siti che, nonostante siano di fatto considerati “minori” dai più, non hanno nulla da invidiare a quelli maggiormente noti, avendo da offrire un potenziale immenso.


È il caso del Parco Archeologico di Selinunte in provincia di Trapani, protagonista delle notizie nelle ultime settimane per la scoperta di un’imponente agorà misurante ben 33 mila mq. [1] Ciò è avvenuto durante l’ultima campagna di scavi, guidata dall’archeologo Clemente Marconi, che ha visto il lavoro combinato dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, e dell’Institute of Fine Arts della New York University. Gli interventi di scavo e di diserbo, entrambi importanti allo stesso modo, hanno messo in luce i confini di quella che, ad oggi, risulta essere la piazza di matrice greca più grande per estensione di tutto il mondo antico. È bene precisare che, per quanto le conoscenze in nostro possesso ci portino a indicare l’agorà di Selinunte come la più grande in assoluto, non sappiamo se effettivamente lo fosse, poiché tanto si è perso nel corso dei secoli e tanto vi è ancora da scoprire, perciò non è escluso che ricerche archeologiche future nel bacino del Mediterraneo possano ribaltare i dati. Tuttavia, non ci deve affatto stupire che un’agorà di queste dimensioni (circa due volte Piazza del Popolo a Roma [2]) sia stata rinvenuta non in una delle più blasonate poleis quali Atene, Corinto o Alessandria d’Egitto bensì in una colonia greca in Sicilia, tra l’altro la più ad ovest dell’isola.

Area dell’agorà di Selinunte (Fonte: Skytg24.it)


Selinus, nome assegnato dai greci alla città in questione, fu fondata nella seconda metà del VII secolo a.C. dai coloni di Mégara Hyblea, sempre in Sicilia, a sua volta una città fondata circa un secolo prima da coloni greci della madrepatria, pertanto si potrebbe considerare Selinunte addirittura come una subcolonia. La fondazione di questa città fu strategica e dal potenziale enorme, in quanto, oltre a poter occupare e mettere a coltura vaste aree fertili nella zona, la sua posizione in una località così ad ovest della Sicilia garantiva stretti rapporti socioculturali con gli elimi (popolazione autoctona della Sicilia Occidentale) e con i punici, che avevano il controllo sui territori fra le attuali Palermo e Marsala. [3] Ciò permise alla polis di raggiungere in tempi rapidissimi una crescita e una ricchezza tali da essere testimoniate dai numerosi e massicci resti templari che ancora oggi si impongono sull’acropoli di Selinunte. Purtroppo però, l’influente posizione che occupava Selinunte in termini geografici, politici e culturali determinò a lungo andare anche malcontento e insofferenza da parte delle popolazioni puniche, i cui rapporti con i greci di Sicilia in verità furono sempre fragili, tanto che nel 409 a.C., nel pieno delle guerre greco-puniche, una spedizione guidata dal condottiero cartaginese Annibale Magone rase al suolo la Selinus greca [4], rioccupando la città come nuovo centro punico, ma senza mai più raggiungere minimamente lo splendore che ebbe fino a quel momento.

Vista del tempio C sull’acropoli (Fonte: Magazine.leviedeitesori.com)


Nonostante la distruzione adoperata dai punici, Selinunte è finora riuscita a conservare buona parte degli elementi tangibili ascrivibili al suo periodo di massimo splendore, e la sua agorà lo dimostra ampiamente. Al centro della piazza sembrerebbero esserci, stando alle ultime ricerche, le tracce della tomba o del cenotafio dell’ecista Pàmmilo, ossia il fondatore della città di Selinunte [5], secondo una pianificazione urbanistica che era comune a molte colonie greche di fondazione.


Ma le scoperte non sono circoscritte solamente all’area dell’agorà. Infatti, stando sempre alle ultime ricerche, nel cosiddetto tempio R situato sull’acropoli e risalente al VI secolo a.C. è stato rinvenuto un importante reperto, oltre a un preesistente recinto rituale associabile a una fase di poco successiva all’atto di fondazione cittadina. Questo consiste in metà porzione di una matrice in pietra, utilizzata per fondere un oggetto in bronzo, presumibilmente uno scettro dai caratteri votivi o rituali, la cui altra metà venne rinvenuta dieci anni prima in un punto a poca distanza dal tempio R, forse, secondo l’interpretazione degli archeologi, separata appositamente per evitare che l’oggetto metallico venisse nuovamente riprodotto. [6]

Pur essendo di dimensioni sensibilmente ridotte rispetto ad altri edifici cultuali sull’acropoli, il tempio R doveva comunque avere la sua importanza, poiché sempre in questo edificio furono ritrovati, durante precedenti campagne di scavo, anche un pendente in avorio a forma di sirena greca (riemerso in frammenti nel 2017 e poi ricostruito) e un amuleto in pasta vitrea ritraente il dio egizio Horus nelle sembianze di falcone, databile al VII-VI secolo a.C. [7], testimoniante i rapporti socioeconomici che i greci di Sicilia dovevano intrattenere, almeno in maniera indiretta, con l’Egitto e comprovante la ricercatezza degli oggetti offerti alle divinità.

Da sinistra: Matrice in pietra per scettro in bronzo (Fonte: Open.online). Pendente in avorio di sirena (Fonte: Ansa.it)


La ricerca archeologica ha mostrato come una città quale Selinunte, nonostante il suo corso di vita relativamente breve, sia riuscita a raggiungere uno sviluppo straordinario e a ricoprire una posizione di rilievo, nel bene e nel male, nel contesto del Mediterraneo antico. Senza dubbio tanti enigmi vanno ancora sciolti e tanti elementi meritano di essere ancora portati alla luce, pertanto si auspica che le ricerche e gli studi continuino in questo sito, e in tanti altri ugualmente importanti.


Fonti: [1] S. Lambertucci, Scoperta a Selinunte, nuova luce sull'antica città. Dagli scavi una sirena in avorio e il calco di un misterioso scettro, ANSA.it Cultura, 24 luglio 2022, https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura [2] Redazione Skytg24, Scoperta a Selinunte l'agorà più grande del mondo antico, Skytg24 Palermo, 23 luglio 2022, https://tg24.sky.it/palermo [3] E. Greco, M. Torelli, Storia dell’urbanistica. Il mondo greco, Editori Laterza, Bari, 1983, p. 186 [4] H. Bengtson, L’antica Grecia, Il Mulino, 1989, p. 293 [5] E. Spaccini, Sicilia, le nuove scoperte nell’antica Selinunte: un’agorà da 33 mila metri quadrati e la matrice di uno scettro, Open, 23 luglio 2022, https://www.open.online/ [6] G. Giaume, A Selinunte ritorna alla luce l’agorà: è la più grande del mondo, Artribune, 23 luglio 2022, https://www.artribune.com/arti-visive/archeologia-arte-antica/ [7] E. Spaccini, Sicilia, le nuove scoperte nell’antica Selinunte: un’agorà da 33 mila metri quadrati e la matrice di uno scettro, Open, 23 luglio 2022, https://www.open.online/2022/07/23/sicilia-selinunte-nuove-scoperte-foto/

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